Ortona

Vandali contro l’auto di Silvana, la sorella di Lorena Paolini: «Un’intimidazione, ma io non ho paura»

6 Novembre 2025

Danneggiata la vettura della donna parcheggiata in via Monte Maiella: «So di dare fastidio a qualcuno e qualcosa me l’aspettavo. Tra le tante in sosta, colpita proprio la mia...»

ORTONA. Brutta sorpresa ieri mattina per Silvana Paolini, sorella di Lorena, la donna trovata senza vita il 18 agosto 2024 nella sua abitazione di contrada Casone. Silvana ha ritrovato la propria auto danneggiata, con il finestrino lato passeggero sfondato e i detriti del vetro sparsi ovunque sul sedile della Fiat Punto parcheggiata nei pressi della rotonda di via Monte Maiella, a poca distanza da casa. «Me l’aspettavo», commenta con amarezza.

La donna ha sporto denuncia contro ignoti ai carabinieri, che indagano sull’accaduto. Un gesto che Silvana non riesce a considerare casuale. «È una macchina vecchia, senza valore. Dentro non c’era nulla, anzi, dentro avevo lasciato persino carta e plastica da buttare. Tra tutte le auto parcheggiate lì intorno perché colpire proprio la mia? È stata l’unica a essere danneggiata». Il suo forte sospetto è che si possa trattare di un atto intimidatorio.

«So di dare fastidio a qualcuno e qualcosa me l’aspettavo. Presto cambierò anche la serratura di casa. Mi sa di intimidazione, o di un dispetto. Ma non ho paura, di niente e nessuno». Silvana non esclude che l’episodio possa essere collegato alla sua battaglia per fare luce sulla morte della sorella. «Qualcuno può avere astio verso di me perché ho fatto un po’ di rumore mediatico, anche se potevo fare molto di più, perché ho sempre rispettato la procura. È normale che io nutra dubbi su questi danni». Il giallo di Lorena resta uno dei dossier più delicati aperti dalla procura di Chieti.

Il marito Andrea Cieri è ancora l’unico indagato con l’accusa di omicidio volontario, mentre si attendono le determinazioni del pm Giuseppe Falasca. Il caso sembra avviarsi verso l'archiviazione a seguito della consulenza del medico legale Cristian D’Ovidio, che ha concluso propendendo per la natura suicidaria della morte, citando tra gli elementi l’assenza di segni di difesa sul corpo e il solco ritenuto compatibile con un gesto autolesivo. Ma i familiari di Lorena, a partire da Silvana, non hanno mai creduto all’ipotesi del suicidio.

A rafforzare i loro dubbi c’è anche la relazione del Ris di Roma, che dopo la simulazione con un manichino fatta nello sgabuzzino della casa dei Cieri ha definito l’esame «inconclusivo», non in grado cioè di confermare che Lorena si sarebbe tolta la vita secondo la versione dell’indagato, del fratello e della figlia minorenne.

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