Elvira Di Cristoforo, centenaria di Brecciarola

Chieti

Vino e preghiere l’elisir di lunga vita di nonna Elvira

L’intervista nel giorno del centesimo compleanno da parte della nipote scrittrice Catia: «Dammi un abbraccio che la vita è tutta qui»

Nonna Elvira Di Cristofaro compie oggi 100 anni. La nipote, Catia Napoleone, scrittrice, l’ha intervistata.
Ciao nonna, come stai?
«E come dovrei stare? Ho qualche dolore qua e là. Guardo la televisione ma poco poco. La spengo subito che non ci sta più niente da guardare».
Nonna ma lo sai che oggi è il tuo compleanno?
«L’avevo dimenticato. Sì, oggi è 2 giugno. E Giovanni dov’è?»
Il nonno non c’è più.
«E’ vero. L’avevo dimenticato. Sai che combinava quel matto di Giovanni quando c’erano i tedeschi? Io andavo alla fonte degli augelli, qui a Brecciarola, e lui, per paura che i soldati mi venissero appresso, si metteva a spiare fino a quando non sparivo in strada».
Ma di oggi, che mi dici di oggi?
«Che io non ricordo nulla. Mi sono persa un pezzo di memoria per strada. A volte dico grazie a Dio, a lui che ancora mi fa mangiare, mi fa bere e mi fa stare con i figli dei figli dei figli. A volte non vi riconosco. Io ho due figlie Ilde e Lidia. Quelle le ho volute davvero. So che tutti voi siete nipoti e va bene ma un attimo dopo non so chi siete».
Nonna ma sei felice di essere arrivata a cento anni?
«Sì anche se mi piacerebbe tornare indietro ma con la testa di oggi».
E che faresti?
«Boh, forse tutto quello che ho fatto. Io la vita me la sono goduta come ho potuto. Mi sono goduta le figlie e mio marito anche se per poco».
Ti manca nonno Giovanni?
«E chi è?»
Tuo marito?
«Sì, Certo, lui se l’è squagliata e io sono rimasta vedova che ero molto giovane. Avevo 56 anni».
E perché non ti sei risposata?
«Ai tempi miei funzionava così ma, ad ogni buon conto, di marito me n’è bastato uno. Anzi mi è pure avanzato. Ma tu chi sei?»
Come chi sono? Sono tua nipote. Oggi sono qui per festeggiare i tuoi cento anni. Ci stanno pure tutti gli altri.
«Sul serio? Ma non li avevo fatti a gennaio?»
No, nonna. Tu sei nata a giugno. Il 2 giugno. Ma l’anno almeno te lo ricordi?
«Io sono nata nel 1917! Ma tu chi cavolo sei?»
Sono tua nipote, Katy.
«Ah, l’avevo dimenticato. Ma sei cresciuta un poco… »
Sì ma che mi racconti oggi?
«Che ti voglio raccontare figlia mia? Ti dico che la vita è breve e che bisogna godersela finché il fiato non ci abbandona».
Ma allora sei felice assai?
«Certo che sì. Provaci tu ad arrivare agli anni miei!»
E che segreto hai?
«Mah. I dolori veri come la fame, la guerra, i lutti e certi dispiaceri bisogna farseli scivolare sulla pelle».
E come si fa?
«Si fa che se non capisci come si fa sono cavoli amari e a cento anni non ci arrivi».
Sì, ho capito ma come si fa?
«Si fa che quando capita una disgrazia torni a casa e ti siedi a tavola, a mezzogiorno in punto e ti fai prima il segno della croce e dici un Padre Nostro e poi ti fai un bel bicchiere di vino. Io ho sempre bevuto ai matrimoni, ai battesimi ma pure ai funerali. Prima mi sono fatta un bicchiere e poi ho pianto».
Auguri nonna.
«Ma tu chi sei?»
Una che è capitata qui.
«Allora dammi un abbraccio che la vita è tutta qui».
Auguri nonna!
«Oddio, auguri pure a te. E che tu possa arrivare agli anni miei figlia! Questo ti auguro. Che tu possa arrivare agli anni miei! La vita è ‘na cosa bella addaver! E io questo mondo non lo voglio proprio lasciare».