Abruzzo sullo schermo: nella valle Giumentina le riprese di “Daimon”, la storia di un femminicidio

Il cortometraggio di Alberico nei paesaggi del Pescarese: un’avventura sospesa tra sogno e incubo con giovani talenti
Tra i boschi della Valle Giumentina, sospeso in un’atmosfera tra sogno e incubo. È il racconto di un ragazzo, Fabio, che corre avvolto dalle nebbie oniriche, tra sogno e incubo, in una foresta in cui si ritrova braccato dai lupi. Così inizia un viaggio visionario, in cui il tema centrale è il femminicidio - al centro del dibattito pubblico, discussa da destra e sinistra l’ultima legge che stabilisce i criteri per i quali il fatto sfuma da omicidio aggravato a reato autonomo - ma gli ingredienti di cui si compone questa ricetta, che prende il titolo di Daimon, sono i dialoghi perturbanti, le rivelazioni «che graffiano la coscienza, dove il protagonista è costretto a confrontarsi con la parte più oscura di sé: un percorso mentale che assume i contorni di una scoperta dolorosa, dove ogni passo è insieme rivelazione e terrore», promette il regista Maurizio Alberico, autore di Racconti tenebrosi (Opera, 2009) Quei ragazzi della 260 Street crew (IlFoglio, 2014).
Un progetto ora in fase di post-produzione e che presto vedrà la luce, nato dalla collaborazione tra lo sceneggiatore Angelo Carbone e un gruppo di giovani provenienti dall’Abruzzo e da altre regioni, con due giovani talenti già conosciuti nel panorama cinematografico a interpretare i ruoli principali: Manfredi Marini, premiato a Biarritz nel 2024 come miglior protagonista per Diciannove, film prodotto da Luca Guadagnino in concorso al Festival di Venezia, e Giulio Bellecci, giovane talento che già a diciassette anni ha vestito i panni di Peppe nella serie I leoni di Sicilia.
Girato lo scorso novembre nelle proprietà di Country House Case Catalano, Daimon è un cortometraggio originale che affronta il tema del femminicidio «con l’intenzione», spiegano gli autori del film, «di promuovere responsabilità individuale e collettiva, diffondendo una cultura basata sul rispetto, sull’educazione emotiva e sull’uguaglianza di genere. Un’opera che mira a unire valore artistico e impegno civile, facendo del cinema abruzzese un mezzo di ascolto, consapevolezza e cambiamento sociale». Riprese terminate, ora l’obiettivo è la distribuzione festivaliera in Italia e all’estero. Alle spalle c’è la produzione di Il Cinema Relativo di Fausto Franchi, che ha coinvolto maestranze di pregio come Federico Allegretta alla direzione della fotografia, Laura Cattelan alla scenografia, l’organizzazione di Chiara Aldruandi, il trucco di Adele Mastrocola, i suoni di Pietro Viconi e le musiche di Rookley e Oddsphere. Al lavoro anche i videomaker Eleonora Mambella e Andrea Deli, la scultrice riminese Alberta Corsucci, e il reparto fotografia di World Video Production Service di Roma, composto da Daniele Cozzoli, Bianca Paiaro, Gaia Martelli e Luigi Serlenga. «Fondamentale», spiegano gli autori, «il sostegno delle attività locali, che hanno contribuito alla realizzazione del progetto: Broadcast Center, birreria Deb’s, forno La Pagnotta, Bed&Bike Zio Paolino, borgo San Martino e macelleria Nuccitelli. Un esempio di comunità che si unisce per dare forza a un cinema giovane, coraggioso e necessario».
