Gabriele Cirilli

L'INTERVISTA

Cirilli: «Sono felice di tornare a ridere con la mia gente» 

L’attore abruzzese a Pescara con “Mi piace”: «Il canovaccio sono i segreti nei telefonini di tutti»

PESCARA. «Papà, ma cosa hai ancora da dire e fare al Tale e Quale show?». E il pensiero temerario di lasciare un programma di successo come quello condotto da Carlo Conti su Rai1 che già vagava nella sua mente è diventato «scelta». «Mi fido di mio figlio Mattia, è il mio critico e fan migliore». Ride di gusto Gabriele Cirilli nel raccontare di quella decisione condivisa in famiglia. Sì, si sente subito che l’attore comico nato a Sulmona il 12 giugno del 1967 con la risata ha un rapporto intimo e speciale che sembra sostenerlo nella vita e nella carriera. Così dalla tv Cirilli si è ributtato anima e corpo nel teatro. Quello che parla alla gente e la sa far ridere di sé, dei difetti tanto grandi quanto invisibili.
Il 23 ottobre da Sondrio è partita la tournèe del suo nuovo spettacolo “Mi piace” che in 7 mesi toccherà 33 città e che giovedì 8 novembre sarà a Pescara, all’auditorium Flaiano. Dalla commedia degli equivoci al cabaret attraverso monologhi, canzoni e balletti: sul palco l’artista sarà protagonista di una rappresentazione che attraversa tutti i generi del teatro comico. Già dal titolo – che traduce l’imperversante Like, segno “di vita o di morte” sui social – si capisce il mood della messa in scena, legato al rapporto con l’oramai inseparabile telefonino (grande protagonista sul palco) e il mondo della comunicazione 2.0 che sta influenzando e cambiando la vita e le abitudini di tutti.
«Viviamo tutti per un Like, in italiano Mi piace», spiega Cirilli. «La nostra vita è un continuo avere e dare un giudizio, sin daquando ci alziamo e ci guardiamo allo specchio o quando scegliamo un vestito, gli amici da frequentare, quando ordiniamo al ristorante o scegliamo di andare in vacanza, i programmi tv da guardare, il film al cinema, il politico da votare, la musica da ascoltare o i libri da leggere, la dieta da fare, la squadra di calcio da tifare, le persone da seguire sui social. Insomma Mi piace è la parola chiave della nostra esistenza».
Insomma porterà in scena il rapporto con i social suo e degli italiani in generale?
Lo spettacolo non è proprio sui social, certo ripetiamo i mi piace per le scelte che ho elencato. È legato ai like ed è quindi un monologo, ma poi nasce una interazione con il pubblico: un tecnico mi aiuta sul palco e su un grande schermo scarica tutto ciò che c’è sul telefonino e si vedono cose mie private, da video a messaggi a foto a indicazioni stradali di Google map. A formare un canovaccio. Poi con il pubblico si aggiungono cose, si respira insieme. Sono felice di tornare a Pescara dopo tanti anni (una assenza lunga che mi ha rattristato) e ci terrei a far divertire la mia gente. Io con Mi piace mi ci sto divertendo parecchio, è forte e ti dà carica.
Lei è un maniaco del telefonino o un moderato fruitore?
Sto cercando di diventare pratico, non me lo porto al bagno, ma è uno strumento importante e pian piano mi sto affezionando ai social.
E con l’essere giudicati per qualsiasi cosa come si trova?
C’è nello spettacolo questo fatto dei “giudici”, con un like distruggiamo le persone o le esaltiamo fin troppo. Deve essere usato con rispetto, si deve capire che un pollice alzato può diventare un dito medio alzato (ride). Ma non ho paura del giudizio, faccio tutto con serietà e professionalità, poi non si può piacere a tutti, capita anche al papa e l’ignorante che si sfoga come allo stadio c’è sempre, pazienza..
Lei dice spesso che la risata è una medicina portentosa. Cosa fa ridere di pancia e cuore Gabriele Cirilli?
Non ce n’è una in particolare, io sono uno che ride tanto, mi guardo allo specchio e rido, sa non ho le physique du rôle e allora meno male che sono simpatico. Il sorriso illumina e costa meno di una lampadina . E mi piace quella massima che recita: se sorridi il mondo sorride con te, se piangi, piangi da solo.
Si è definito anche “comico e commovente”, cosa intende?
Sono un attore che si è specializzato nella comicità, mi piace mandare emozioni e mi piace inviare messaggi commoventi. È l'espressione della mia maturità artistica.
Un effetto dei 50 anni all’anagrafe e dei 30 di carriera?
Non vorrei abusare del titolo del mio spettacolo... ma mi piace avere 50 anni. Per tanti motivi. A 50 anni ho cominciato a guardare le cose davvero, un fiore sopravvissuto al gelo, una tavolata di amici veri. Si chiama qualità. Ora guardo e riconosco la qualità. Insomma a 50 anni sbaglio meglio.
Diceva che è contento di tornare su un palco d’Abruzzo, c’è qualcosa che cambia in lei nel recitare nella sua terra?
Sono legato all’Abruzzo visceralmente. Amo i miei conterranei e so che mi amano, lo vedo, lo sento. Ma l’Abruzzo delle istituzioni diciamo cultural-teatrali non è rispettoso nei miei confronti. Non mi considerano. C’è un Teatro stabile che potrebbe pensare: abbiamo questo personaggio che porta l’Abruzzo – e tanto dell’essere abruzzesi – ovunque, bè lo inseriamo in una stagione. Sarò impegnato in questi mesi anche con il musical “La famiglia Addams”, ma niente: i miei spettacoli non sono nei cartelloni di associazioni teatrale abruzzese. Devo trovare un amico per andare al Flaiano... È brutto no? Guardiamo la Toscana con i suoi presentatori, comici come li e si promuove, o Ficarra e Picone in Sicilia, Neri Marcorè testimonial per la rinascita delle Marche... Perché io no? Mi dispiace molto. Ma alla fine meritiamo quello che abbiamo. Per me gli abruzzesi sono fratelli. L’istituzione è poco riconoscente.
30 anni di una bella carriera: il la con Proietti, poi accanto a grandi artisti come Flavio Bucci, Piera Degli Esposti, Lina Sastri, Placido, Banfi, Paolo Villaggio, Nino Manfredi, Alberto Sordi. Ci regala un ricordo?
Primo giorno di lavoro del film “In nome del popolo sovrano”, mi avvicinai al set e il grande Gigi Magni mi presentò in giro, Alberto Sordì era seduto: mi guardò con due fanali azzurri e si alzò, sì si alzò e mi strinse la mano con un sorriso e un buona fortuna. Ancora mi emoziono al ricordo. Questo per dire ai giovani come sì è veramente grandi, altro che duemila like e rispostacce ai fan per un selfie.
©RIPRODUZIONE RISERVATA