«Così è cresciuto il cervo ferito», la storia di Nico vince il film festival “Giubileo Edition”

L’intervista a Rachele Di Fabrizio (Cogecstre): «Dedico il premio a tutti gli animali del pianeta. È necessario riscoprire la convivenza con altre specie»
PENNE. Nico, un cervo ferito e spaventato, e la sua storia, hanno portato Rachele Di Fabrizio, giovane ambientalista della Cogecstre, cooperativa che gestisce la riserva naturale regionale Lago di Penne, a vincere la sezione Docu Pet 2025 del Pet Carpet Film Festival “Giubileo Edition” con l’opera “Nico il cervo ritrovato”. Un video, di circa 4 minuti, con immagini originali e altamente emozionanti.
A chi dedica questo premio?
«Questo premio non lo voglio dedicare solo a Nico, che resta il cuore della mia storia, ma a tutti gli animali che abitano il nostro pianeta. Ognuno di loro ha un ruolo prezioso negli equilibri della natura e credo che oggi più che mai sia necessario riscoprire il valore della convivenza con le altre specie. Noi esseri umani siamo ospiti della Terra, non i suoi padroni».
Quando ha visto per la prima volta Nico cosa ha pensato?
«Ho pensato che bisognava salvarlo subito, perché le sue condizioni erano molto gravi. Trovarmi davanti a un animale così maestoso è stato un privilegio. Non ho pensato a come evitare l’imprinting, anche se so quanto sia importante, perché la priorità era dargli una possibilità di sopravvivere. Nico è stato il primo cervo nato, curato e censito all’interno della Riserva naturale regionale lago di Penne. Ci siamo mossi per salvarlo, perché nessuno di noi può arrogarsi il diritto di decidere della vita o della morte di un animale»
Oggi com'è cambiata la vita di Nico?
«Oggi Nico è cresciuto. Ha messo il primo fusone e sta vivendo la sua stagione degli amori. Ciò significa che sta entrando nell’età adulta, diventando via via più indipendente. All’inizio passavamo ogni giorno insieme, tra corse, coccole e allattamento. Lui mi vedeva come una madre. Adesso rispetto i suoi spazi, lo osservo da lontano e cerco di lasciargli la libertà di cui ha bisogno. È un periodo molto delicato, perché gli ormoni giocano un ruolo centrale nella vita dei cervi».
È cresciuta nella riserva naturale di Penne, cosa possiamo fare per rispettare più l'ambiente?
«Credo serva innanzitutto più collaborazione. Dovrebbe essere scontato avere rispetto per l’ambiente e per gli animali, ma purtroppo non lo è ancora. Il cambiamento climatico, la perdita di biodiversità, gli incendi, sono segnali evidenti di quanto abbiamo sbagliato. Serve un impegno collettivo: istituzioni, cittadini, scuole, associazioni. La natura ci dimostra ogni giorno che funziona grazie all’equilibrio e alla cooperazione».
Qual è il suo rapporto con la natura?
«Il mio rapporto con la natura è totale. Sono nata e cresciuta nella riserva, imparando fin da piccola il valore del rispetto per ogni forma di vita. Non potrei immaginarmi altrove, se non in mezzo al verde. Credo sia questo il mio legame con la natura: un rapporto di ascolto, gratitudine e appartenenza».
Come si può risolvere lo scontro tra tutela della fauna selvatica ed interessi di imprese agricole?
«Capisco che per alcuni imprenditori agricoli la presenza della fauna selvatica possa essere un problema. Penso che lo Stato debba intervenire con indennizzi adeguati. Se gli animali selvatici si avvicinano all’uomo, è perché noi, per primi, abbiamo sottratto spazio al loro habitat. Abbiamo disboscato, cementificato. In Europa esistono metodi alternativi: dissuasori olfattivi e ormonali, piante repellenti e persino sistemi acustici a ultrasuoni. Sono soluzioni che non eliminano il problema al 100%, ma aiutano a ridurlo senza ricorrere al fucile».
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