Vetta del Monte Sirente, il balcone d'Abruzzo

ITINERARI / L'ABRUZZO IN CAMMINO

Dalla Valle d’Arano al Monte Sirente 

Il balcone d’Abruzzo ci accoglie con vedute straordinarie, tra radure erbose e fioriture lussureggianti

Tutte le montagne ci presentano versanti differenti e tra queste il Sirente è l’esempio da manuale. Dei due suoi versanti, l’orientale sfoggia rocce, brecciai, canali e creste frastagliate, l’occidentale, al contrario, regala dossi, doline, erba e piccole valli. Da est il Sirente appare quindi ripido e ricco di vie di arrampicata, ad ovest sembra che si adagi dolcemente verso il mare facendo perno sull’altopiano delle Rocche e la Valle d’Arano. E stavolta partiamo da quest’ultima.

Prati del Popolo
Raggiunto il paese di Ovindoli si seguono le indicazioni per la Valle D’Arano e si parcheggia l’automobile in corrispondenza di un ponte sulla sinistra con cartellonistica del Parco. Da qui si sale per la carrareccia comoda (anche con la neve) che porta a quota 1710 metri sui Prati del Popolo (sentiero 13). I chilometri sono circa 4 e si impiegherà più di un’ora a percorrerli all’ombra di giovani faggi e godendo dell’affaccio sulle profonde gole di Celano. Lo scenario è subito ricchissimo: Monte Etra, il Fucino e il Monte della Revecena, lambito dalla sterrata che continuiamo a seguire in direzione nord. Ben presto il percorso si divide e noi pieghiamo decisamente verso Sud-Ovest. Si attraversano doline e prati fino a scorgere i resti del rifugio del Monte Coppone (1800 m circa 2,15 ore). Proprio qui inizia la salita più ripida e non mancano i segnavia bianco-rossi su roccia. Ci inoltriamo in quello che sembrava un versante liscio, ma che nasconde bellissime rocce, che a volte dobbiamo superare, valloncelli, radure erbose, e un numero infinito di dossi. Forse proprio tra questi anfratti si nascondono i camosci che, dopo anni di interventi del Parco per il loro inserimento, sembrano essersi trovati bene. Non è raro incontrarli in piccoli gruppi che giocano a nascondino, a rincorrersi o a fischiare felici. Il sentiero che stiamo percorrendo è il numero 13 e in alcuni periodi dell’anno è interdetto proprio per proteggere i nuovi nati dei camosci.
In mezzo alle radure erbose dove si cammina agevolmente, ci si imbatte in strette cavità che, protette e con un microclima diverso da quello della montagna, ospitano, persino in autunno inoltrato, fioriture lussureggianti e inaspettate. Il Sirente occidentale è un luogo stupendo in primavera-estate, cambia colore e profumo di settimana in settimana: è il mio Paradiso Terrestre. E forse proprio per questa sua dolcezza, la salita sembra lieve e quando finalmente si scorge la vetta, 2347 m, quasi nascosta dall’ennesimo dosso, si è felici doppiamente (10 km, 3,30 ore). Il balcone d’Abruzzo ci accoglie ancora una volta con vedute straordinarie: non occorrono attrezzature particolari per fotografare l’intera regione, basta girarsi a 360° e cogliere la giusta angolatura. Il mare Adriatico, la Maiella, il Velino, la Magnola da qui sono straordinariamente vicini al punto che si vedono le spiagge, si distinguono le “rave”, si toccano i brecciai e si contano le piste da sci.
È ora di scendere, per la stessa via o deviando per il Vallone dei Puzzilli (dove andremo ben presto), ondeggiando su doline e rocce, volando sul Fucino, accarezzando la Serra di Celano. Ma quanto è bello il nostro Abruzzo?
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