Francesco De Gregori è cresciuto a Pescara, ora merita una cittadinanza onoraria

Il Principe ha trascorso gran parte della sua adolescenza nella città adriatica. Era figlio di un bibliotecario molto legato alla nostra regione
PESCARA. E qualcosa rimane tra le pagine chiare e le pagine scure di un memorabile concerto di Francesco De Gregori. Rimane molto, anzi moltissimo. Pagine soprattutto chiare che fanno compiere il miracolo: il Principe - notoriamente taciturno e di poche parole - stavolta parla. E anche tanto. Al Palalottomatica di Roma è la festa di ‘Rimmel’, album che compie mezzo secolo di vita, e l’occasione è di quelle imperdibili. Chi scrive era anche all’Arena di Verona dieci anni fa per i 40 anni di un disco che ha raccontato un’epoca e addomesticato i sentimenti di tante generazioni. Fu un concerto pieno di ospiti illustri, da Ligabue a Elisa, passando per un Checco Zalone virtuoso al pianoforte.
Stavolta De Gregori non indugia sugli ospiti da effetti speciali. Sceglie con cura i brani (naturalmente l’album Rimmel lo canta per intero) e parla. Parole che fluiscono lucide ed eleganti come le note delle sue melodie. Musica e parole che si sfiorano, si completano, scaldano il cuore «come il sole che fa l’amore con la luna» mentre «Alice guarda i gatti e i gatti guardano nel sole».
Rime e controrime rispettose del valore semantico del testo che riempiono di contenuto uno, dieci, cento brani che hanno fatto la storia. Il top della serata l’interpretazione di una delle sue canzoni più belle accompagnato solo dal pianoforte: «Quando canto “Pezzi di vetro” penso a cosa dovevo avere in testa quando l’ho scritta. Qualcosa di buono, intendo». E giù applausi e grida di approvazione dal popolo degregoriano. «Qualcuno aveva detto che questo brano sarebbe durato poco, dopo 50 anni siamo ancora qui a cantarlo insieme».
E i fan gongolano, si entusiasmano, urlano, cantano, Come il signore intorno ai 70 anni che le sa tutte, ma proprio tutte e non sbaglia una parola (sull’intonazione, però, c’è qualcosa da rivedere). E così il Principe mattatore al Palalottomatica, dopo la magistrale interpretazione di una vecchissima ballad di Bob Dylan («ho cominciato a tradurla che avevo 16 anni e ancora non ho capito bene di cosa parla») gesticola, saluta il pubblico, dialoga, si esalta. Stilisticamente impeccabile attorniato da una band di caratura elevatissima. E per noi abruzzesi è un vanto se il Signor Hood (alias Marco Pannella) «sulla strada di Pescara venne assalito dai parenti ingordi, scaricò le sue pistole in aria e regalò le sue parole ai sordi».
E proprio Pescara, dove il papà di Francesco faceva il bibliotecario, non può restare indifferente rispetto al legame che unisce il principe della canzone con la città abruzzese. Una cittadinanza onoraria a Francesco De Gregori. Detto senza giri di parole. Parte dalle pagine di questo giornale, convintamente, la proposta che oggi lanciamo ufficialmente per far sì che un legame lungo decenni tra la famiglia De Gregori e la città di D’Annunzio e Flaiano possa avere un’appendice da sogno.
Francesco nel concerto di mercoledì sera ha messo a nudo i suoi sentimenti e ha deliziato il pubblico con parole cantate e parole parlate. Non stupisce più di tanto la sua voglia di empatizzare. «Non è che sono diventato logorroico tutto insieme» la frase che fa sorridere a inizio concerto, ma è in vena di spiegazioni e così costruisce traiettorie dialettiche e si diverte. Con la band, con i fan, con la musica. E infine qualche effetto speciale lo regala per il finale del bis. Si materializza una jam session da sogno sul ritmo del valzer con la banda di Anzio che irrompe all’improvviso sul palco.
E piace tantissimo anche la band pop formata da Guido Guglielminetti (basso, contrabbasso), Carlo Gaudiello (pianoforte), Primiano Di Biase (Hammond, tastiere, fisarmonica), Paolo Giovenchi (chitarre), Alessandro Valle (chitarra, pedal steel, mandolino) e Simone Talone (batteria, percussioni), con Francesca La Colla e Cristina Greco ai cori. Ma il gran finale stupisce come neanche il concerto di Capodanno a Vienna. È Francesco, scatenato sul palco, a invitare centinaia di coppie a volteggiare sul posto o lungo i corridoi della platea sulle note di Buonanotte Fiorellino. Un ultimo giro di valzer, signori per una serata da incorniciare. E mi raccomando, Pescara, un Principe non si fa attendere.
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