Il tombolo aquilano eccellenza ad Apritimoda 

Simona Iannini porta l’Abruzzo alla kermesse della griffe Fendi, omaggio al miglior artigianato italiano

L’AQUILA. Il boato, il dolore, il bagliore inaspettato della luna a filtrare tra le rovine di quella che è stata la vita sino alla notte del 6 aprile. La paura, la corsa in ospedale e poi il volo in elicottero verso Pescara, verso la salvezza. La storia di Simona Iannini la puoi raccontare in tanti modi, ma tutti guardano alla luce. Quella luce che accarezza i colori del suo tombolo aquilano, chiamato in questi giorni a decorare la storica baguette del marchio di lusso Fendi, la borsa iconica creata nel 1997, per il progetto “Hand in Hand” con il quale è stata celebrata una collaborazione unica tra Fendi e le eccellenze dell’artigianato italiano, in questo caso abruzzese, con l’aggiunta della preziosa e antica arte del tombolo.
Punto di riferimento la boutique di Palazzo Fendi, nel cuore di Roma. Il progetto di Fendi vede la creazione di 20 baguette fatte a mano da 20 artigiani, uno per ogni regione d’Italia, con le lavorazioni più peculiari e tradizionali, rendendo omaggio all’artigianato e alla creatività del Paese. La maison fa parte dei 70 siti della moda sparsi in 13 regioni che hanno aperto le porte in questo weekend, con la nuova edizione di Apritimoda. Sul sito www.apritmoda.it è invece possibile prenotare la propria visita, gratuita, per scoprire luoghi di solito inaccessibili: palazzi, cortili, fabbriche reinventate dove nascono le creazioni che il mondo invidia all’Italia. Questa 4ª edizione coinvolge laboratori di alto artigianato: una mappa di tesori non conosciuti che si svela su un’importante attività economica. Il tombolo aquilano è un’arte risalente al 1400 legata al merletto lavorato a fuselli e rientra nella categoria dei merletti a fili continui. La caratteristica è che viene prodotto tutto di un pezzo, senza mai ritornare sul lavoro già fatto; viene lavorato con filato sottile di lino o di seta.
Nata all’Aquila nel 1969, Simona Iannini è una delle poche custodi dell’antica arte del merletto a tombolo aquilano, affiancando questa attività alla laurea in Scienze politiche. «In realtà ho deciso di investire molto negli studi», spiega. «Negli ultimi anni ho affrontato un percorso triennale in Naturopatia e un altro in counseling». Dal 1994 ha partecipato a mostre in Italia e all’estero e insegna il suo metodo veloce e divertente che sfrutta schemi e il codice colori (linguaggio internazionale del merletto che lei ha adeguato al tombolo aquilano). Ha anche collaborato alla stesura del libro Il tombolo aquilano (Edizioni dell’Oleandro 1995). Nel 2005 a Guardiagrele un suo lavoro prende la medaglia d’argento del presidente della Repubblica e nel 2006 è premiato a Como, sempre un suo lavoro. Il 6 aprile 2009 le ha cambiato la vita. «Abitavo all’angolo tra via Campo di Fossa e via De Bartolomeis», ricorda, «a due passi dal palazzo che ha registrato 27 vittime. Se ci ripenso ho le vertigini. Mio figlio all’epoca aveva solo 5 anni, era lì quando venni tirata fuori dalle macerie». La seconda vita sulla costa, a Montesilvano, dove è ripartito tutto.