Veduta di Campo Imperatore dalla vetta orientale del Gran Sasso

ABRUZZO IN CAMMINO

In cima al Gran Sasso lungo la ferrata Ricci 

Fino alla vetta orientale partendo in cabinovia da Prati di Tivo

Il Corno Grande del Gran Sasso è così generoso che ha diviso la sua bellezza su altre cime: la sua vetta centrale (2.893m), tipicamente alpinistica, dalla quale è separato dal Torrione Cambi (2.874m, alpinistico anch’esso) e la vetta orientale (2.903m) che oggi andiamo a raggiungere tramite una magnifica via ferrata, la ferrata Ricci.
L’escursione, dunque, non è adatta a tutti e va affrontata con le giuste attrezzature: imbraco, kit da ferrata, casco e guanti. Se non siete esperti potete rivolgervi alle guide alpine del collegio regionale.
Si parte dai Prati di Tivo e ci si serve della cabinovia per arrivare alla Madonnina dell’Arapietra a quota 2.007m. In mancanza della cabinovia si può arrivare in automobile fino alla piana dei laghetti a quota 1.750m circa per poi procedere su sentiero fino all’arrivo della cabinovia. Da qui si sale verso il rifugio Franchetti, una salita sempre molto suggestiva tra le imperiose vette del Gran Sasso.
Per i più allenati si può partire dal versante aquilano (albergo di Campo Imperatore) seguire il sentiero 103 per la vetta occidentale e, appena prima del canalino al di sopra della Conca degli Invalidi, deviare verso sinistra, al passo del Cannone da cui si scenderà verso il rifugio.

Un tratto della salita verso la cima del Gran Sasso

A questo punto si indossa l’attrezzatura da ferrata e si giunge, alla sinistra del Franchetti, all’attacco della vetta orientale: una spaccatura stupenda di roccia possente e molto salda.
Al termine di questa spaccatura ci si affaccia verso il mare e procedendo su un sentiero breccioso e non esposto si arriva all’attacco del secondo tratto di ferrata: il più vertiginoso, il più bello ed esaltante. Il tratto è stato completamente “ristrutturato” e lo si segue senza particolari difficoltà.
Prendiamoci un momento di pausa e affacciamoci verso est, sul precipizio. I brividi saliranno dai piedi fin sul cuoio capelluto, non già per la paura ma per la bellezza estasiante del panorama e delle rocce che stiamo scalando.
Il tratto ferrato non è lunghissimo e ci fa approdare su uno dei crinali più belli dell’Appennino, aereo quanto basta per farci sentire coraggiosi. Siamo a quota 2.600m circa e si devono percorrere gli ultimi 300 metri di dislivello, faticosi, tra sassi e breccia, ma indimenticabili. Si cammina in direzione del “paretone” cioè la parete della vetta che sprofonda laggiù per quasi 1000 metri e si ferma sull’autostrada A24 per Teramo.
Tutto è a portata di mano: i Corni del Gran Sasso, il Centenario, il ghiacciaio e il mare. Un sogno, dei più belli.
Con fatica si guadagna la vetta, 2.903m. L’arrivo è commovente: sembra che tutto il mondo sia al nostro cospetto. La vetta occidentale di fronte pullula di gente e noi qui, soli, siamo a goderci una visuale inaspettata, fiabesca. I pinnacoli di roccia, i nevai, il lago, il mare e le città lontane ci accompagnano anche verso la discesa che con un altro breve tratto attrezzato ci porta sull’orlo del ghiacciaio, ad ammirare le splendide terrazze di roccia scura che fanno da sentinelle ad un dei luoghi più belli dell’intero Appennino.
Vien voglia di essere lassù anche ora. Andiamo, è tempo di salire.
©RIPRODUZIONE RISERVATA