Kristina Persson, a Pescara la ministra del futuro con la ricetta della felicità di tutti

Grande folla per l’esponente del governo svedese all’Oscar Pomilio: "Ragionate a lungo termine"

PESCARA. Kristina Persson è il primo ministro del Futuro al mondo. Dal 2014 è a capo del ministero per le Strategie future e per la Cooperazione nordica nel governo svedese di Stefan Löfven, il primo dicastero dedicato al futuro. A portarla in Abruzzo per raccontare la sua esperienza sono stati i fratelli Franco e Massimo Pomilio in occasione dell'Oscar Pomilio Blumm Forum 2016, conclusosi, ieri, all'Aurum di Pescara. Un forum, concentrato per questa edizione sul tema della “felicità collettiva”, che promuove l'incontro di uomini e donne impegnati a diffondere i principi etici come fattori primari di sviluppo della società. Quest'anno main speaker del forum è stata lei, esponente del Partito socialdemocratico e fondatrice del think tank indipendente Global Challenge, in passato ministro della Finanza e vicegovernatore della Banca centrale svedese.

Ministro Persson, che idea si è fatta del nostro Paese?

Prima di diventare ministro sono stata diverse volte in Italia. Sono una fan di questo Paese, considero l'Italia la mia nazione europea preferita. Amo la particolarità del paesaggio, dalle nevi del nord al caldo del sud, mi piacciono il cibo e i vini italiani, ma ciò che amo di più è l'ospitalità della gente.

Che ruolo ha e che ruolo pensa possa avere il nostro Paese sulla scena internazionale?

L'Italia svolge già un ruolo importante, ritengo però che possa avere ancora più successo, forse dovrebbe avere una maggiore forza propositiva in ambito internazionale.

È la sua prima volta in Abruzzo. Prima di oggi conosceva questa regione? E che impressione le ha fatto?

Prima di questa breve visita a Pescara, in qualche modo conoscevo già l'Abruzzo. Ne ho sentito parlare diverse volte, alcuni miei parenti per esempio mi hanno raccontato la storia di una colonia di artisti scandinavi che per diversi anni hanno vissuto in un piccolo paese abruzzese (la cosiddetta "Scuola di Zahrtmann" a Civita d'Antino, ndr).

È una regione che le piace?

L'Abruzzo con le sue montagne coperte di neve mi ricorda la Jämtland, la mia provincia di origine, nel nord della Svezia.

Nel suo discorso ha citato anche un abruzzese.

Sì, Ignazio Silone, uno scrittore che ha fatto conoscere l'Abruzzo a molti svedesi e che grazie alle storie di vita descritte in “Fontamara” ha raccontato all'Europa le difficili trasformazioni sociali italiane del XX secolo.

Lei ha parlato di futuro e felicità, di prospettive per un progresso sostenibile. Qual è la sua ricetta per un buon futuro?

Per avere un futuro migliore abbiamo bisogno di prendere sul serio le sfide globali ragionando su una prospettiva di lungo termine. Dobbiamo assumere la consapevolezza di dover preparare un futuro felice, bisogna educare a questo le persone ed impegnarsi a tutti i livelli della società. Le istituzioni devono far fronte a questa sfida prima di tutti gli altri. E devono farlo tenendo in grande considerazione il concetto di cooperazione, inteso come cooperazione tra istituzioni, tra diversi settori, cooperazione interdisciplinare, ma anche cooperazione tra le nazioni, in Europa e fuori dall'Europa. In questo processo naturalmente è fondamentale che siano protagonisti i cittadini.

Quale crede che sia la strada per la sostenibilità in una piccola regione del centro Italia come l'Abruzzo?

Per preparare un buon futuro bisogna agire a tutti i livelli e penso che il livello locale sia molto importante per lo sviluppo delle idee, per implementare l'efficienza dei sistemi, è anzitutto a questo livello della società che è più immediato il coinvolgimento dei cittadini.

Lei è a capo del ministero del Futuro in Svezia. Crede che sia possibile o necessario averne uno simile in Italia? E chi potrebbe ricoprire questo ruolo?

Non so se esista tra i vostri ministri un ministro del futuro. So sicuramente però che il vostro primo ministro è molto orientato al futuro, si esprime sempre in maniera energica sulle prospettive future. Forse con un capo del governo come Renzi che parla così spesso di futuro l'Italia non ha bisogno di un ministro come me.

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