L’Abruzzo “scopre” i vini d’altura eredità dei pastori
COLLEDARA. I vini invecchiati sott’acqua, nelle profondità del mare, sono diventati un must. Ma mai nessuno, finora, aveva pensato ad invecchiare i vini bianchi sotto la neve, ad alta quota. Ci ha...
COLLEDARA. I vini invecchiati sott’acqua, nelle profondità del mare, sono diventati un must. Ma mai nessuno, finora, aveva pensato ad invecchiare i vini bianchi sotto la neve, ad alta quota.
Ci ha pensato Bruno Carpitella, imprenditore della Valle Siciliana e amministratore della “Pendeche”, che si occupa di promozione del territorio, che ha raccolto un'eredità culturale tramandatagli dai pastori. E ha varato un progetto, che si chiama “Vini d'altura”: per la prima volta al mondo studia e promuove l'invecchiamento dei vini ad alta quota. Carpitella in realtà ha raccolto e canonizzato un'usanza circoscritta a un gruppo di pastori. «Una trentina d'anni fa, avevo 18-19 anni, vidi sul Gran Sasso dei pastori che trafficano sotto una roccia: prendevano una bottiglia e ce ne mettevano un'altra. Mi avvicinai e mi invitarono a bere la bottiglia che aveva passato l’inverno in quota. È stato un colpo di fulmine. Così mi hanno trasmesso il rituale, che io ho portato avanti ma a livello personale». Carpitella lasciava le bottiglie in autunno e le andava a riprendere in primavera.
Fondata “Pendeche”, l’idea è stata di far godere anche ad altri le proprietà del vino bianco maturato sulle vette del Gran Sasso. «Mi sono detto: quali sono gli elementi più rappresentativi di questo territorio? Sono montagna, vini e prodotti gastronomici. Ed è venuto naturale organizzare qualcosa, rendendo scientifico un rituale». Nel progetto sono state coinvolte per ora tre cantine: la Tenuta Terraviva di Tortoreto, i Vini Biagi di Colonnella e le Cantine San Lorenzo di Castilenti. Sono state portate 36 bottiglie di vino bianco nel cuore del Gran Sasso: al rifugio Franchetti (2.433 metri) e al Duca degli Abruzzi (2.388 metri) .
«Tutto il mondo dell’enologia dice che i vini vanno invecchiati in cantina a temperatura costante, sennò si rovinano. “Vini d'altura” dimostra che è falso. I vini bianchi in condizioni particolari, a un’altezza di almeno a 2000-2500 metri, con una pressione atmosferica bassissima – non più di 750 millibar – e a temperature pazzesche acquisiscono caratteristiche particolarissime. Durante questo primo anno abbiamo monitorato nelle stazioni meteo dei rifugi la temperatura, è arrivata anche a -34. La bottiglia viene sottoposta a sbalzi continui di temperatura e pressione. Probabilmente questa “magia” avviene quando la temperatura scende tantissismo e la pressione aumenta vertiginosamente nelle bottiglie perché il vino si ghiaccia. Assaggiando poi questo vino e si sente una mineralità pazzesca: sembra di stare in una grotta piena di neve». Ora è arrivato il momento delle degustazioni: “Pendeche” ne ha organizzate tre nei due rifugi, insieme alla Compagnia delle guide. La prima si terrà oggi (ore 11,30) al Duca degli Abruzzi, la seconda il 2 luglio (ore 11,30) al Franchetti, la terza il 12 agosto (17,30) al Duca degli Abruzzi. Info e prenotazioni: vinidaltura@pendeche.com; pendeche.com/vini-d-altura; facebook.com/pendeche.it, tel. 3399461156.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Ci ha pensato Bruno Carpitella, imprenditore della Valle Siciliana e amministratore della “Pendeche”, che si occupa di promozione del territorio, che ha raccolto un'eredità culturale tramandatagli dai pastori. E ha varato un progetto, che si chiama “Vini d'altura”: per la prima volta al mondo studia e promuove l'invecchiamento dei vini ad alta quota. Carpitella in realtà ha raccolto e canonizzato un'usanza circoscritta a un gruppo di pastori. «Una trentina d'anni fa, avevo 18-19 anni, vidi sul Gran Sasso dei pastori che trafficano sotto una roccia: prendevano una bottiglia e ce ne mettevano un'altra. Mi avvicinai e mi invitarono a bere la bottiglia che aveva passato l’inverno in quota. È stato un colpo di fulmine. Così mi hanno trasmesso il rituale, che io ho portato avanti ma a livello personale». Carpitella lasciava le bottiglie in autunno e le andava a riprendere in primavera.
Fondata “Pendeche”, l’idea è stata di far godere anche ad altri le proprietà del vino bianco maturato sulle vette del Gran Sasso. «Mi sono detto: quali sono gli elementi più rappresentativi di questo territorio? Sono montagna, vini e prodotti gastronomici. Ed è venuto naturale organizzare qualcosa, rendendo scientifico un rituale». Nel progetto sono state coinvolte per ora tre cantine: la Tenuta Terraviva di Tortoreto, i Vini Biagi di Colonnella e le Cantine San Lorenzo di Castilenti. Sono state portate 36 bottiglie di vino bianco nel cuore del Gran Sasso: al rifugio Franchetti (2.433 metri) e al Duca degli Abruzzi (2.388 metri) .
«Tutto il mondo dell’enologia dice che i vini vanno invecchiati in cantina a temperatura costante, sennò si rovinano. “Vini d'altura” dimostra che è falso. I vini bianchi in condizioni particolari, a un’altezza di almeno a 2000-2500 metri, con una pressione atmosferica bassissima – non più di 750 millibar – e a temperature pazzesche acquisiscono caratteristiche particolarissime. Durante questo primo anno abbiamo monitorato nelle stazioni meteo dei rifugi la temperatura, è arrivata anche a -34. La bottiglia viene sottoposta a sbalzi continui di temperatura e pressione. Probabilmente questa “magia” avviene quando la temperatura scende tantissismo e la pressione aumenta vertiginosamente nelle bottiglie perché il vino si ghiaccia. Assaggiando poi questo vino e si sente una mineralità pazzesca: sembra di stare in una grotta piena di neve». Ora è arrivato il momento delle degustazioni: “Pendeche” ne ha organizzate tre nei due rifugi, insieme alla Compagnia delle guide. La prima si terrà oggi (ore 11,30) al Duca degli Abruzzi, la seconda il 2 luglio (ore 11,30) al Franchetti, la terza il 12 agosto (17,30) al Duca degli Abruzzi. Info e prenotazioni: vinidaltura@pendeche.com; pendeche.com/vini-d-altura; facebook.com/pendeche.it, tel. 3399461156.
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