Le trincee, i sogni e la paura: i lati invisibili della guerra 

A “Storie” il viaggio di un fotoreporter in Ucraina tra bombe e ricerca di normalità

Trincee, sogni e paura. Sono questi i tre temi al centro della puntata di “Storie - Le Emozioni della Vita” in programma questa sera dalle ore 21 su Rete8. La trasmissione, in collaborazione con il Centro e la regia di Antonio D’Ottavio, racconta gli altri lati della guerra in Ucraina: le trincee sono quelle scavate nel cuore delle città bombardate e fotografate da Marco Di Marcantonio, fotoreporter teramano che ha passato giorni in Ucraina per raccontare la vita alla ricerca di una normalità che appare ancora lontana; i sogni sono quelli di Dmytro, un ragazzino di 15 anni che è scappato dalle bombe per rifugiarsi a Montesilvano con il papà e la mamma all’inseguimento di un obiettivo: diventare un calciatore della Juventus; la paura è quella che trasuda dalle opere di Francisco Goya in mostra al museo Paparella Treccia di Pescara per svelare “I disastri della guerra”. Tre parti con una colonna sonora: “Tango” di Tananai.
CARTOLINE DA KIEV Marco Di Marcantonio è un giovane fotoreporter che ha realizzato un reportage sulla strana vita nell’Ucraina assalita dalla Russia: c’è la guerra, nell’aria si respirano paura e ansia, le città fanno i conti con i disagi della mancanza di acqua e corrente elettrica ma, nelle case, le famiglie si sforzano di vivere come se dal cielo non piovessero bombe: gli scatti di Di Marcantonio raccontano di famiglie che si siedono intorno a un tavolo per giocare a Uno, di ragazzi che si riuniscono in un salone per suonare la chitarra, di persone che ballano. Ma quelle foto, che dal 5 aprile saranno in mostra a Rimini e poi faranno il giro d’Italia, raccontano anche la distruzione di Kiev, Irpin, Odessa e Mykolaiv. «Quando ti rendi conto che quei palazzi sono stati sventrati dai missili è terrificante», dice il fotografo, «c’è chi mi ha raccontato di dormire vestito sul divano, con i documenti accanto, pronto a scappare al suono dell’allarme: è l’emergenza che diventa normalità». Con la sua macchina fotografica, Di Marcantonio ha documentato anche la consegna degli aiuti delle associazioni umanitarie.
CAMPO DI PERIFERIA La storia di Dmytro Fakyra è ambientata in un campo della periferia di Pescara, il San Marco, circondato dalle case popolari del quartiere San Donato: Dmytro, sette mesi fa, ha lasciato la sua vita di adolescente a Odessa e ha trovato una nuova casa in un albergo di Montesilvano. Il sogno è sempre lo stesso: diventare un calciatore, uno come Paulo Dybala. «E io farò di tutto per far avverare il sogno di mio figlio», racconta papà Stepan, un passato da massaggiatore e allenatore nelle squadre calcistiche dell’Est, fisico temprato dalla fatica e dalla disciplina. Dmytro è stato ingaggiato dalla Delfino Curi Pescara: in 5 partite ha segnato già tre gol. Sulle tribune del San Marco dicono tutti che abbia un talento innato. E il suo talento fa rumore: quando Dmytro colpisce il pallone si sente un suono diverso rispetto agli altri. Il sogno di Dmytro è un’altra dimostrazione che il calcio non è soltanto sport ma anche amicizia e integrazione. «Dmytro sta bene con questi ragazzi», racconta il papà con gli occhi che brillano. E lo sa bene anche il presidente della squadra, Quinto Paluzzi, che si è mobilitato per aiutare la famiglia di Dmytro, da un posto di lavoro fino a una casa: senza quell’appartamento, Dmytro, il papà e la mamma avrebbero dovuto trasferirsi a Palombaro come ordinato dalla Protezione civile. Adesso, quel trasferimento è saltato: Dmytro ha la sua occasione. E per realizzarla si allena tre volte al giorno: «Ogni mattina tre chilometri di corsa ed esercizi sul lungomare di Montesilvano», dice il papà, «poi, di pomeriggio, allenamento in campo con la squadra; alla sera, potenziamento in palestra».
GUERRA È MALE La guerra è morte, distruzione, assenza di libertà. La guerra è il male. E c’è un artista che l’ha gridato al mondo prima di tutti gli altri: mentre in Ucraina il conflitto non si ferma, a Pescara c’è la mostra di Goya che ripercorre “I disastri della guerra” per aprire gli occhi al pubblico. La mostra è visitabile fino al 18 giugno. Augusto Di Luzio, presidente della fondazione Paparella Treccia, racconta: «La prima motivazione che ci ha spinto a organizzare questa mostra è l’infelice contemporaneità con la guerra in Ucraina. Il messaggio di queste opere è: non fate la guerra perché la guerra raggiunge livelli orribili di atrocità e cattiveria. Goya, con una descrizione violenta, incita alla pace: per me questa serie di incisioni è un inno alla pace».