Masini a Roseto degli Abruzzi, l’intervista: «Con la musica sogniamo mondi diversi e nuovi spazi emotivi»

Il cantautore stasera in concerto per il tour con i grandi successi. In scaletta anche le canzoni del nuovo album “10 Amori”
ROSETO DEGLI ABRUZZI. Il Pescara ha già scelto il suo nuovo allenatore. Ma chissà cosa ne pensa Marco Masini, uno che di panchine – almeno a parole – se ne intende. Due estati fa, dal palco aquilano dei Cantieri dell’Immaginario, affiancato da Giorgio Panariello, dispensava consigli tattici a Zeman con la naturalezza di un tecnico navigato. E anche sulla fortunata gestione Baldini, probabilmente, una sua idea se l’è fatta. «Dicono che faccia il cantautore», scherza, «ma in realtà sono un allenatore di calcio mancato». Il pubblico lo aspetta stasera a Roseto degli Abruzzi (ore 21) per festeggiare i 35 anni di una carriera musicale che ha segnato almeno due generazioni. Quella all’Antistadio di Fonte dell’Olmo è la prima delle due date abruzzesi del tour Ci vorrebbe ancora il mare.
Il 22 agosto, il cantautore toscano si esibirà anche in piazza Duca degli Abruzzi a Tagliacozzo in occasione del Festival Internazionale di Mezza Estate. A Roseto, Masini darà il via al tour estivo che precede le tre date evento nei grandi spazi dei palasport – il 18 ottobre a Roma, il 24 ottobre all’Unipol Forum di Milano e il 25 ottobre al Nelson Mandela Forum di Firenze. Si parlava delle ricorrenze. Nel 1990, con Disperato, brano scritto insieme a Giancarlo Bigazzi e Beppe Dati, vinse la 40ª edizione del Festival di Sanremo nella sezione Novità e il Premio della Critica Mia Martini. Inoltre, il 2025 coincide con il 30º anniversario del quarto album in studio, Il cielo della vergine.
In questi trentacinque anni sono stati tanti i brani il cui successo è andato di pari passo con il rafforzarsi del legame instaurato da Marco con i suoi fan, pezzi indimenticabili come Perché lo fai (3° posto al Festival di Sanremo nel 1991), Cenerentola innamorata, Vaffanculo, T’innamorerai, L’uomo volante (1° posto al Festival di Sanremo nel 2004). Per la prima volta sul palcoscenico arrivano anche alcuni brani estratti dall’ultimo progetto discografico 10 Amori (Momy Records, Concerto / BMG), prodotto da Gianluca Tozzi e Milo Fantini. «Sono felice di tornare in Abruzzo», sottolinea il cantante, «terra di talenti musicali».
Masini, il titolo di questo nuovo tour è ispirato a una hit che l’ha accompagnata nell’arco di tutta la carriera.
«Conservo un bel rapporto con tutti i brani del mio repertorio, con brani come Ci vorrebbe il mare, ma anche con Bella stronza (che quest’anno compie 30 anni) perché mi rendo conto di quanto vengano stimate anche da chi non ama in particolare la mia musica. Con questo tour rifacciamo insieme un viaggio percorrendo questa strada lunga trentacinque anni, ricondividendo tante storie che ne fanno parte. Attraverso i suoni, la musica e gli arrangiamenti si può tornare indietro a quei momenti, agli anni ’90 e 2000».
Che tipo di pubblico si trova davanti 35 anni dopo?
«Ai miei concerti vedo pubblico di tante età diverse: babbi con i figli, amici dei figli e persino qualche nipotino, e quando me ne rendo conto mi emoziona pensare come la musica venga tramandata e condivisa tra generazioni. Quando i genitori vengono in camerino con i bambini a cui hanno trasmesso l’amore per le canzoni, è un regalo bellissimo per me».
Quali sono le tematiche principali dell’ultimo album?
«10 Amori è dedicato all’amore inteso come concetto universale, quello che unisce una coppia ma anche quello di un genitore verso un figlio, per sé stessi, per un animale domestico, quei legami che rimangono per sempre addosso e ci fanno sperare in un domani migliore. È un concept album alla “vecchia maniera”, con prologo ed epilogo, un tipo di lavoro che veniva pubblicato negli anni Settanta e che mi sembrava la formula giusta per declinare il racconto di questi dieci amori».
Dinamiche relazionali che oggi fanno i conti con un presente in cui tutti ci riscopriamo fragili.
«Viviamo in un’epoca in cui l’iperconnessione ci rende più consapevoli delle tragedie e dei conflitti nel mondo, ma questa consapevolezza, se da un lato ci informa, dall’altro può generare angoscia, impotenza e paura. In un contesto così complesso, il cantautore non ha il compito di fornire risposte o ideologie, ma di accompagnare le persone, offrendo attraverso la musica uno spazio emotivo e riflessivo che permetta di evadere, elaborare o, semplicemente, sentire. La musica diventa un ponte tra la realtà e la possibilità di immaginare qualcosa di diverso».
Qual è dunque il ruolo del cantautore?
«Il cantautore è un accompagnatore, non impone visioni ma propone e cerca l’identificazione, costruisce musica per portare le persone oltre le maglie della realtà quotidiana. Fin dagli anni Novanta nelle canzoni ho provato a raccontare delle suggestioni, stati d’animo diversi in cui ognuno possa magari trovare il suo».
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