Pescara

Premi Flaiano, Tiboni: «Mio padre fu un cardine della cultura abruzzese»

22 Giugno 2025

La presidente parla della kermesse arrivata alla 52esima edizione. Il 6 luglio a Pescara le premiazioni: «L’anno scorso 5mila spettatori»

PESCARA. I Premi Flaiano sono un patrimonio di Pescara, dell’Abruzzo e della cultura in generale. Cinquantadue edizioni sono tantissime, sostenute dal successo di pubblico e dal grande lavoro durante l’anno della giuria tecnica». I Premi Internazionali Flaiano all’inizio dell’estate entrano nel vivo.

La manifestazione organizzata a Pescara dalla Fondazione intitolata al fondatore Edoardo Tiboni celebra da oltre mezzo secolo Ennio Flaiano nei diversi ambiti in cui l’intellettuale pescarese (1910-1972) espresse genio eclettico e onnivora curiosità: poesia, narrativa, cinema, teatro, radio e televisione, giornalismo. L’avvocata Carla Tiboni ha raccolto dal padre il testimone dei Premi e della Fondazione, con tutte le molteplici attività e istituzioni culturali a essa collegate.

Avvocata, com’è cambiata la manifestazione negli ultimi anni, da quando lei è presidente della Fondazione? Che taglio ha dato ai Premi?

«Nella 50esima edizione fu detto che l’impronta dei Premi Internazionali Flaiano restava quella data da Edoardo Tiboni, che li ha presieduti per quarantasei anni, ma con una svolta, un’apertura maggiore verso la popolarità della manifestazione. I Premi Flaiano sono un unicum, non ci sono altri premi che fanno cultura tutto l’anno, con un prima e un dopo la premiazione, attraverso presentazioni di libri, concerti, convegni, il festival del cortometraggio e altre attività. L’idea è non abbandonare l’impostazione data da Edoardo Tiboni, ma svilupparla. Si rafforza, per esempio, il progetto di un premio di narrativa per ragazzi, in risposta a una domanda importante. Occorre dare la possibilità ai ragazzi di esprimere il loro talento. Una nuova sezione nel segno della versatilità di Ennio Flaiano, tra i massimi intellettuali del Novecento. Dalla sua ricchezza culturale traiamo spunti per creare sempre nuovi eventi. Frutti ulteriori e diversi, ma sempre collegati a Flaiano, che ha scritto tanto per la figlia (l’amatissima figlia disabile Luisa, detta Lè-Lè, avuta nel 1942 dalla moglie Rosetta Rota, ndc), racconti che lui le leggeva. Speriamo di concretizzare questo progetto il prossimo anno».

Ha eco soprattutto la serata finale delle premiazioni, con i grandi nomi presenti a Pescara. Ma al di là della “passerella” finale il grande lavoro svolto durante l’anno viene percepito nella giusta luce?

«Credo di sì, ci si è accorti del lavoro dietro i Premi perché gli eventi hanno sempre una grossa partecipazione di pubblico, risultato dell’attività culturale svolta prima e dopo il “red carpet” del 6 luglio. Non ci fermiamo ai grandi nomi, diamo spazio anche a chi è meno conosciuto, facciamo didattica nelle scuole, con un progetto culturale popolare e non elitario, di tutti. Obiettivo della Fondazione Tiboni è sviluppare la conoscenza di Flaiano, che a lungo ha scontato l’ombra di Fellini, mentre ora viene apprezzato autonomamente per il genio che è stato e il Premio ha contribuito a farlo conoscere di più come sceneggiatore e scrittore, aprendo la porta sul suo variegato mondo culturale».

Suo padre Edoardo, scomparso a 91 anni nel 2017, è stato per molti decenni una figura cardine della cultura abruzzese. Continuare i Premi è stata una promessa fatta a lui. Ha sentito il peso di questa eredità?

«Ho sempre seguito mio padre e ho imparato tantissimo da lui, assistendo a incontri, eventi, cercando di capire come si svolge l’attività di organizzazione. Lui è stato per moltissimo tempo in prima fila. Quando è diventato vecchio c’è stata la necessità di proseguire nel solco da lui creato. Sono stata eletta da un cda, ma dietro l’impegno che ho assunto, e che ho dovuto coniugare col mio lavoro, c’è la promessa fatta a mio padre 48 ore prima che lui morisse, la promessa che non andasse perduto nulla di ciò che aveva creato. Non è un peso perché la fatica è ripartita insieme ai miei eccellenti collaboratori e perché trovo la forza proprio in quella promessa. Mio padre merita di essere ricordato perché, come ha detto lei, è stato un cardine della cultura abruzzese nel dopoguerra quando qui non c’era nulla, si andava via e per chi rimaneva la realtà era dura e faticosa. Oggi i Premi Flaiano hanno acquisito un brand molto rilevante e il grande lavoro che c’è dietro viene ripagato dal pubblico, dalla sua attenzione altissima. Questo è il più importante riconoscimento. Pubblico che ama i Premi e vuole essere coinvolto, per i premi di narrativa non riusciamo a soddisfare tutte le richieste di far parte delle giurie popolari, che scelgono i vincitori dalle rose selezionate dalla giuria tecnica».

Edoardo Tiboni è stato anche per 35 anni direttore della redazione giornalistica Rai di Abruzzo e Molise. Mai tentata dalla professione giornalistica?

«Sì, ma lui me lo sconsigliò. Diceva: io prima di tutto sono un giornalista e poi tutto il resto. Fino alla fine dei suoi giorni ha sempre dichiarato grande amore per il giornalismo. Da un giornalista e da un giornale devi accettare il bene e il male, affermava, però puoi confrontarti, puoi chiedere di dire la tua, hai il diritto di replica. Ma, sottolineava sempre, occorre avere la capacità di capire l’importanza dell’informazione e del lavoro del giornalista».

Suo padre è stato ispiratore del teatro monumento D’Annunzio e creatore del Mediamuseum. Esiste oggi un problema per i luoghi dei Premi e delle altre attività della Fondazione?

«Per il D’Annunzio non ho notizie dirette sugli accordi tra Comune e Regione. Da notizie di stampa so dello sforzo per un milione di euro da parte di entrambi. Mi fa piacere questa volontà di ripristinarne l’uso. Certo, si sente la mancanza del D’Annunzio, spero si possa tornare in pochi anni. Quest’anno il festival di cinema e il premio di narrativa si svolgeranno all’Aurum, la serata di premiazioni del 6 luglio sarà in piazza Salotto. Forse una collocazione più consona, più aperta a tutti, l’anno scorso ci sono state 5mila presenze. Quanto al Mediamuseum è in corso una ristrutturazione, ma lì vi è anche un progetto di rimusealizzazione e ammodernamento. Finora è stato un museo della storia del cinema, oggi c’è bisogno di una ricontestualizzazione ai tempi».

Come sono i rapporti col Comune di Pescara dopo la “pax” di qualche mese fa nella redazione del Centro?

«Sono collaborativi. Per la 52esima edizione, quello che ci siamo detti allora si è realizzato e stiamo lavorando insieme per costruire un’edizione dei Premi all’altezza del loro nome».

Per chiudere l’intervista c’è qualcosa che le preme aggiungere?

«Sono grata sia agli enti pubblici, Comune, Regione, ministero della Cultura, che agli sponsor privati che continuano ad aiutarci. Sono in attesa della legge regionale per i Premi Flaiano annunciata dal presidente del consiglio regionale Lorenzo Sospiri, ci darebbe tranquillità maggiore per lavorare. Inoltre i Premi Flaiano sono pronti a collaborare con un ente in cui credo moltissimo, l’Abruzzo Film Commission, che ha l’autorevole presidenza di Piercesare Stagni. Sono convinta che il cinema possa aiutare investimenti, turismo e occupazione in Abruzzo, regione bellissima, set a cielo aperto. Ora bisogna iniziare a essere produttivi, primi passi sono stati fatti, il film di Ridley Scott, il film su Ferrari, segnali importanti».

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