Federico Falcone durante la presentazione del libro a Pescara

PESCARA

Quindici anni dopo Vito Taccone, simbolo di chi non si arrende

Il libro di Federico Falcone sul Camoscio d'Abruzzo e con una dedica firmata dal figlio del campione di ciclismo

PESCARA. "A papà .. quindici anni senza di te. Oggi come allora, la mente va ai viaggi che facevamo assieme, quando mi raccontavi i diversi episodi che si verificavano nelle gare, vere e proprie pietre miliari da custodire e tramandare di generazione in generazione": è la dedica che Cristiano Taccone, figlio del grande Vito, campione di ciclismo, firma nel libro d'esordio di Federico Falcone "Vito Taccone. Il camoscio d'Abruzzo" (Radici Edizioni).

Alla Mondadori Bookstore c'è stata la decima presentazione del libro, uscito a febbraio 2022, e già in ristampa, con un appuntamento moderato dalla giornalista Alessandra Renzetti, presenti anche l'editore Gianluca Salustri, l'assessore comunale alla Cultura Maria Rita Carota e il consigliere Mauro Renzetti.

"Non si può comprendere Vito Taccone, uomo e ciclista, senza conoscerne le origini" scrive Falcone, "... terzo di cinque figli, nacque l'8 maggio del 1940 ad Avezzano, cittadina nella provincia dell'Aquila, che nella prima metà del Novecento subì la devastazione delle due guerre mondiali e di uno dei terremoti più violenti della storia d'Italia". Vito Taccone, un vero marsicano e grande abruzzese, che ha fatto sacrifici e "tappa per tappa" senza fretta è diventato un grande campione di ciclismo permettendo alla sua terra di "volare alto" ed alla sua famiglia di riscattarsi economicamente malgrado le tante avversità che nella vita ha vissuto. A quindici anni dalla sua morte quell'uomo forte e caparbio, dal carattere non semplice che consegnava da giovanissimo pane in giro per le strade dei borghi della Marsica lascia ancora un vuoto nel cuore dei suoi tantissimi sostenitori e di quanti lo hanno conosciuto e del suo amato figlio Cristiano.

Nasce così il Camoscio d’Abruzzo, soprannome dato a chi come Vito Taccone ha dimostrato la sua forza soprattutto in salita, sia su strada che nella vita e come dice lo stesso autore del libro che ha convissuto con questo personaggio durante la sua stesura: "In linea con l'amore che Vito Taccone ha avuto per Pescara ed i pescaresi impegnandosi in prima persona e con i suoi colleghi ed addetti ai lavori a far sì che lo sport potesse trovare terreno fertile in città, il mio impegno è analogo nell'interesse di veicolare il più possibile la storia di un grande ciclista che per l'Abruzzo si è speso in tutti i modi ed ha amato Avezzano come ha amato Pescara e che anche dopo 15 anni dalla sua morte non smette di entusiasmare ed affascinare non solo le generazioni che lo hanno visto e vissuto ma anche quelle più nuove". E come conclude Falcone nel suo libro, rivolgendosi anche a quanti si sentono un po' Vito Taccone dando loro la spinta a non arrendersi mai: "...Vito Taccone siamo noi, quelli che quotidianamente ambiscono alla cima più alta, che sfidano sorte ed avversità, che cadono e si rialzano, che piangono e ridono, che gioiscono e si disperano..".