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Sara Serraiocco prende il volo, premiata a Berlino

La giovane attrice pescarese protagonista del film "Cloro" ha ricevuto lo Shooting Star Europe e adesso si prepara a girare il nuovo film di Veronesi

All’inizio di marzo partirà per Cuba, per girare da protagonista il nuovo film di Giovanni Veronesi “Non è un paese per giovani”. Il 15 febbraio a Berlino ha ricevuto il premio Shooting Stars Europe per i migliori attori europei emergenti: dieci giovani interpreti di altrettanti Paesi europei ritenuti i più talentosi dagli esperti della 66ª Berlinale. Si direbbe finalmente e meritatamente al decollo la carriera di Sara Serraiocco, 25enne attrice pescarese, fin qui molto apprezzata e premiata per due pregevoli film di nicchia, “Salvo” di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza e “Cloro” di Lamberto Sanfelice. Inoltre ha appena finito di girare con Michele Riondino “La ragazza del mondo” di Marco Danieli: «Nel film sono Giulia, una ragazza appartenente a una comunità religiosa molto restrittiva che si innamora di Libero, un ragazzo estraneo a quell’ambiente. È un coming of age di questi due ragazzi così diversi, che dovranno affrontare molte difficoltà» spiega Sara Serraiocco al Centro, raggiunta telefonicamente a Roma, dove vive da anni «Il film di Veronesi, regista che usa molto anche l’ironia, mi darà invece la possibilità di esprimermi su registri diversi da quelli degli altri miei film».
Al Festival di Berlino era già stata un anno fa con “Cloro”. Stavolta è stata premiata con lo Shooting Stars Europe. Se l’aspettava? E come ha vissuto le giornate berlinesi?
«Non mi aspettavo di essere selezionata. È stata una bellissima esperienza. Eravamo sempre pieni di impegni, non riuscivo a metabolizzare tutto quello che accadeva perché ci portavano continuamente da una parte all’altra, da un incontro a un workshop. Abbiamo incontrato registi, direttori di casting, filmaker, professionisti del cinema di tutto il mondo. La serata di premiazione del 15 febbraio è stato il momento più glamour, con l’emozione del red carpet. E poi tante feste. Abbiamo unito l’utile al dilettevole».
Insieme a lei sono stati premiati altri 9 giovani attori. Su cosa vi siete confrontati?
«Venivamo ognuno da un diverso Paese e da una diversa esperienza. Lou de Laâge (interprete con Juliette Binoche dell'opera prima di Piero Messina “L’attesa”, ndc) viene dalla Francia, ha alle spalle una grossa industria cinematografica. Le ragazze venute da Croazia e Spagna, Tihana Lazovic e Maria Valverde, no. Abbiamo parlato soprattutto della difficoltà di entrare in un’industria cinematografica più grande e delle rinunce che affrontiamo per fare questo lavoro».
Ha anticipato la mia domanda. Che tipo di sacrifici ha dovuto sostenere?
«Si fanno tante rinunce, occorre focalizzarsi sull’obiettivo. Mentre i tuoi amici vanno a ballare e fanno tardi la sera tu non puoi, perché la mattina dopo devi alzarti presto per le riprese. Devi adottare uno stile di vita sano e controllato. Ma sono abituata a disciplina e impegno. Già al Centro sperimentale di cinematografia facevo 9 ore al giorno tra lezioni e studio».
Il suo primo regista importante è stata Liliana Cavani, che nel 2014 l’ha voluta nel ruolo di Chiara per la miniserie “Francesco”. Com’è stato il rapporto con lei?
«Il rapporto con Liliana è stato molto bello. All’inizio mi spaventava, è una donna che ha fatto la storia del cinema. Inoltre era la prima volta che recitavo in inglese ed ero molto preoccupata. Ma lei ti mette a tuo agio sul set, ti fa capire con molta semplicità quello che cerca in te. Mi ha rassicurato tanto».
Quali registi ama e con quali vorrebbe lavorare?
«I fratelli Dardenne soprattutto, ma mi piacerebbe sperimentarmi anche con un regista di commedie come Woody Allen. Ma sono sogni».
Quali attrici ammira? Si ispira a qualche modello?
«Ispirarmi no. Il lavoro dell’attore si basa sulla sua identità. È importante costruire una propria identità da portare sullo schermo. Però ne ammiro tante, Julianne Moore, Emma Stone, Alba Rohrwacher penso sia molto brava».
Al cinema cosa va a vedere?
«Seguo le novità. Non sono amante dei film d’azione. Amo seguire gli autori, mi piace riconoscere in un film il marchio autoriale, lo sguardo».
Le manca la sua città?
«Mi manca molto e quando posso torno a Pescara dalla famiglia e dagli amici».
In Abruzzo era ambientata gran parte della storia di “Cloro”.
«Sì, a Passo San Leonardo. La cosa simpatica è che io, abruzzese, ero l’unica a non interpretare un personaggio abruzzese. Jenny è nata e ha sempre vissuto a Ostia».
Jenny è un’atleta di nuoto sincronizzato. Praticava già questo sport?
«Mai fatto. Per prepararmi al film ho lavorato 7-8 mesi al Foro italico con le ragazze che si allenavano per i campionati assoluti».
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