Simona Molinari: nuovi progetti e concerti dal Nord al Sud Italia, ma con il cuore rivolto all’Aquila

L'AQUILA. «E la chiamano estate...». T-shirt nera, gonna bianca e sandali gialli, unica nota di colore in una giornata plumbea di inizio giugno. Capelli al vento, lo stesso che dirige le gocce d'acqu...

L'AQUILA. «E la chiamano estate...». T-shirt nera, gonna bianca e sandali gialli, unica nota di colore in una giornata plumbea di inizio giugno. Capelli al vento, lo stesso che dirige le gocce d'acqua che fuoriescono dalla vasca della Fontana Luminosa. L'ultimo passaggio di Simona Molinari nella “sua” L'Aquila, la città dove è cresciuta dopo un'infanzia partenopea, è stato immortalato in quella foto condivisa sui canali social della cantante. «Da quel momento non sono più tornata», spiega, «perché i miei progetti mi hanno trattenuta altrove, ma quanto mi piacerebbe trovarmi da queste parti a passeggiare in centro in queste sere di Perdonanza, un periodo in cui la città ha una luce diversa».
Diversi i concerti nell’arco dell'estate, sia come ospite di Raphael Gualazzi (tra i due c'è una consolidata collaborazione artistica), sia come protagonista di progetti speciali. Come quello che ieri l'ha vista impegnata sul palco dell'Auditorium Franco Alfano di Sanremo insieme al trombettista Fabrizio Bosso. Ad unirli radici musicali comuni e la voglia di regalare al pubblico una serata dedicata alla colonne sonore dei film più amati di Disney. In scaletta omaggi alla Carica dei 101, agli Aristogatti, a Cenerentola, Aladdin e al Re Leone. Un concerto diretto dal maestro Pino Jodice per bambini di tutte le età.
Non solo: domenica 27 agosto a Palazzo delle Arti Beltrani, a Trani, sarà co-protagonista, come interprete originale e raffinata, assieme a Cosimo Damiano Damato, dell’inedito El Pelusa y La NegraLa storia cantata di Maradona e Mercedes Sosa, un affascinante dialogo tra il fenomeno del calcio e la grande artista gaucha, tra genio e passione, sogni e lotte, vittorie e sconfitte, con una drammaturgia e un canzoniere latino-partenopeo di rara suggestione. Lo spettacolo si avvale della sapiente scrittura e regia dello stesso Damiano Damato e dell’ensemble del Sudamerica Quartet diretto dal maestro Valentino Corvino.
Due progetti molto stimolanti, come si sta trovando?
Sono felice di entrambe le collaborazioni che arrivano in un momento in cui continuo a portare avanti la mia musica con la band. Peraltro, proprio a Sanremo, giovedì 7 dicembre farò l'ultima data del tour partito lo scorso anno. Al centro c'è l'album Petali con brani che parlano della vita con il suo mistero e una donna piena dell’istinto e della volontà necessari per viverla fino in fondo.
Nuovi impegni discografici?
Arriveranno, ma al momento non voglio dire nulla. Parlerò di tutto, ma a tempo debito.
Nel frattempo, troverà il modo di tornare all'Aquila?
Spero prima possibile. Anche se non vivo la città, ne percepisco l'entusiasmo anche attraverso la mia famiglia. In particolare mio fratello Massimo che ha scelto di restare all'Aquila per portare avanti i suoi progetti di lavoro. Lui mi restituisce sempre tanta energia quando mi racconta delle iniziative che evolvono.
La Perdonanza è entrata nel vivo. Il programma di quest'anno vede impegnati tanti suoi colleghi sotto la direzione del maestro Leonardo De Amicis. Dall'apertura con Mahmood, Coma_Cose, Mr Rain e Al Bano, alle due serate concerto con Negramaro e Gianni Morandi. Che idea si è fatta?
Si tratta di un buon parterre di ospiti. Personalmente, ho sempre considerato Giuliano (Sangiorgi ndr) come un punto di riferimento. Per quello che riguarda Gianni Morandi, lui è un'artista incredibile, sempre capace di rinnovarsi. Più moderno di tanti giovani e giovanissimi.
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