Il regista pescarese William Zola direttore artistico del Teatro Gianni Cordova

INTERVISTA / WILLIAM ZOLA

«Teatro, capitale permanente come la salute e il lavoro» 

Il regista pescarese racconta i suoi progetti fra il Teatro Cordova e Villa Sabucchi: «Ripartiamo dalla Tempesta di Shakespeare come invito alla ricerca spirituale»

Ripartire dal teatro offerto gratuitamente al pubblico. Un gesto di civiltà e insieme una provocazione, un appello a chi amministra la cultura in città e anche all'imprenditoria, per farne un «capitale permanente, una priorità, un bene fondamentale come la salute e il lavoro, un diritto di tutti».
Così il regista William Zola, direttore artistico della compagnia La Torre del Bardo. In vista della fase 3, la compagnia pescarese ha scelto di ripartire dalla sua ultima produzione, “La Tempesta” di William Shakespeare, testamento enigmatico del bardo inglese sull’eterno dramma tra peccato e redenzione.
Si riparte con le prove aperte (con le dovute misure di sicurezza) nel parco di Villa Sabucchi a metà giugno per andare in scena tra luglio e agosto anche in altri contesti cittadini.
La radura e i ruderi del parco di viale Bovio rappresentano l'isola ideale dove farà naufragio la nave di Prospero, demiurgo della “Tempesta” e ultimo personaggio creato da Shakespeare, racconta il regista pescarese che è stato fondatore dello Spoltore Ensemble negli anni Ottanta.
E si pensa già all'avvio della stagione teatrale del prossimo autunno al chiuso nel Teatro Gianni Cordova, nuova sala teatrale nella sede dell’ex circoscrizione Castellammare in viale Bovio a Pescara, dedicata alla memoria del fondatore della comunità Laad (Lega Abruzzese Anti Droga) di Pescara scomparso tre anni fa.

Gianni Cordova
Il Teatro Gianni Cordova offre 200 poltroncine in sala, un palco di 12 metri di apertura per 10 di profondità, camerini e foyer e inoltre l'opportunità di potenziare l'attività della Torre del Bardo, oltre a rappresentare uno spazio strategico per lo spettacolo dal vivo in città.
Zola, la disponibilità di un teatro vero e funzionante e la prospettiva di organizzare una stagione artistica di teatro, danza, musica, poesia con la collaborazione artistica del Teatro stabile d'Abruzzo per i prossimi anni: è emozionato?
«Il Teatro Cordova rappresenta il compimento di una missione, il sogno per cui Gianni Cordova si è speso fino ai suoi ultimi giorni di vita. Con il fondamentale sostegno del Comune e della Laad, del suo presidente, la vedova Vera De Gregoris, e della figlia Margherita, che mi affianca nel progetto, lo spazio è stato inaugurato giusto un anno fa. Da sedici ininterrotte stagioni La Torre del Bardo produce spettacoli di prosa da opere immortali di Shakespeare e altri autori, a Villa Sabucchi, e dallo scorso anno può disporre anche del nuovo Teatro Cordova. E' l'unico spazio teatrale esistente a Pescara nord oltre all'auditorium privato del conservatorio».
La Torre del Bardo, compagnia di attori prevalentemente abruzzesi, riparte dalla “Tempesta”, spettacolo con cui avete debuttato a fine estate scorsa. La ripresa del lavoro allude alla tempesta perfetta scatenata dal coronavirus?
«Shakespeare ci ricorda che siamo un po' tutti nella tempesta e se Dio vuole ne stiamo uscendo. La crisi sanitaria, sociale, interiore e politica che ci ha investito va vissuta come una catarsi. Mi aspetto da questa auto-analisi nazionale una presa di coscienza sui valori veri della vita. Sono ottimista per natura, mi rifaccio al pensiero di Sant'Agostino “ex malo bonum”, dal male può venire il bene. Non esiste solo il materialismo, questa riedizione della “Tempesta” è un invito alla ricerca spirituale come lo stesso Shakespeare ha indicato».
Crede che il sostegno alla cultura e allo spettacolo potrà diventare prioritario nella fase 3 della ripartenza?
«E' un auspicio ma la vedo dura sia per la messa in pratica delle nuove normative di sicurezza che sta rendendo tutto molto complicato, che per l'esiguità del possibile sostegno governativo, mi auguro che anche la Regione faccia la sua parte. Con la nostra determinazione tutta abruzzese teniamo a dire che la cultura vive in questa città, ora tocca alla politica e all'imprenditoria renderla un capitale permanente. È notizia di questi giorni che il famoso Globe Theatre di Londra, il teatro che fu di William Shakespeare, sia chiuso causa Covid 19».
«Alla preoccupazione manifestata dalla direzione del teatro, il governo inglese interverrà con un sostegno adeguato all'importanza dell'istituzione culturale che quel teatro rappresenta. Non di meno, l'Italia è il Paese che possiede il bacino culturale più importante al mondo, la Costituzione italiana sancisce che la cultura come diritto ineludibile per i cittadini, eppure i nostri governanti da sempre la relegano all'ultimo posto».

Federico Caffè
Dopo tanto Shakespeare come pensate di continuare?
«Porteremo in scena il pensiero sempre attuale anche di altri autori. Come l'economista Federico Caffè, pescarese di nascita. Spinti dalle richieste di scuole e istituti culturali riprenderemo il nostro spettacolo “Gli occhiali del professor Caffè”, testo scritto da Mario Moretti. Caffè, la cui improvvisa scomparsa è un mistero irrisolto, teorizzava secondo la dottrina keynesiana un'economia più umana, finalizzata al benessere di tutti, non una corsa esasperata all'arricchimento. Una lezione sicuramente attuale».
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