D’altra parte smantellarle costa. Tanto

17 Maggio 2017

Il nuovo giro d’affari: dai 14 ai 31 milioni di euro per ogni piattaforma. E riciclarle è quasi impossibile

PESCARA. Smantellare una piattaforma petrolifera o per l'estrazione di gas costa decine di milioni di euro. Se cifre precise per la rimozione di una delle tante strutture offshore presenti in Abruzzo non esistono, rende l'idea la stima effettuata per l'eventuale smantellamento di un impianto marchigiano, non diverso dai tanti che ci sono al largo delle coste abruzzesi. Servono ben 31 milioni di euro tra piattaforma e tubazioni, che possono scendere a 14 milioni nel caso in cui si decidesse di lasciare in mare gasdotto e struttura reticolare. Viste le cifre da capogiro, lo smantellamento delle piattaforme, cioè il cosiddetto “decommissioning”, sta diventando un vero e proprio affare economico, con società internazionali, come la Saipem, che stanno facendo di tutto per andare in giro a smontare le strutture, bullone dopo bullone.

Nel mondo, secondo le stime, vengono smantellate 250-300 piattaforme all'anno. Un giro d'affari da decine di miliardi di euro. A livello normativo, le convenzioni internazionali Ginevra 1958 e Londra 1972), vietano l'abbandono delle piattaforme e delle infrastrutture in mare ed impongono la rimozione in ogni loro parte. Il tutto, quando le strutture non sono più produttive. Non mancano però tentativi, da parte delle compagnie petrolifere, per il riuso degli impianti in modi diversi. Ma in base alle leggi esistenti, un nuovo utilizzo dovrebbe rappresentare più un'eccezione che la regola. In Abruzzo, ad esempio, gli impianti che producono zero o quantità minime e che hanno ottenuto delle proroghe, una volta arrivati all'esaurimento e raggiunta la scadenza dovranno essere smantellati.


La bozza del decreto sulla Valutazione di impatto ambientale attualmente in discussione stabilisce che, entro 60 giorni dall'approvazione, i ministeri dello Sviluppo economico e dell'Ambiente stabiliscano le linee guida per il riutilizzo delle piattaforme e delle infrastrutture connesse, comprese le tubazioni.
Fra le principali finalità dei possibili riutilizzi, vi sono quelle turistiche - nell'oceano Pacifico, vicino all'Indonesia, c'è una piattaforma trasformata in hotel, paradiso dei sub - quelle legate alla ricerca ed, eventualmente, quelle legate alla necessità di strutture per la sicurezza in mare. In Abruzzo fu proposto di utilizzare una piattaforma per la delocalizzazione delle antenne di San Silvestro, a Pescara. Ma l'ipotesi si è rivelata impraticabile. Le piattaforme abbandonate, ripetono da sempre gli ambientalisti, creano una serie di problemi, tra cui quello della sicurezza, sia in mare sia della struttura stessa, che richiede manutenzione. Criticità anche in materia ambientale, perché le piattaforme continuerebbero ad inquinare e a favorire habitat marini innaturali. (l.d.)