È morto lo sciatore travolto dalla slavina sul Gran Sasso

TERAMO. Non ce l'ha fatta Mario Celli, il 32enne medico aquilano rimasto sotto una slavina martedì mattina a Campo Imperatore, all'Aquila, mentre sciava fuori pista con il fratello. Dopo una mattinata in cui si erano riaccese flebili speranze, l'elettroencefalogramma è tornato piatto ed è stata dichiarata la morte del giovane.

Il medico era finito sotto una spessa coltre di neve e il primo a ritrovarlo era stato il fratello Paolo, grazie all'Arva (l'apparecchio per la ricerca di persone travolte da valanga) di cui entrambi erano muniti. Inizialmente si pensava che l'uomo fosse deceduto, invece era riuscito a scampare a morte certa dopo piu' di un'ora di massaggio cardiaco grazie a due medici, Gianluca Facchetti del "San salvatore" e del Cnsas e Nadia Garbuglia, del 118. Poi la corsa all'ospedale dove Celli è stato attaccato ad uno speciale macchinario chiamato Ecmo (utilizzato per l'ossigenazione extracorporea) che permette la tecnica di supporto cardiopolmonare che si è dimostrata efficace nel ridurre la mortalità nei pazienti con insufficienza cardiaca e/o respiratoria acuta grave. L'ipotermia aveva raggiunto 26 gradi ma lentamente il cuore aveva ripreso a battere e la temperatura tornata normale. Nella notte del ricovero, poi, le su condizioni si sono seriamente aggravate.

Ad occuparsi del caso è il pm David Mancini che per ora ha aperto un fascicolo contro ignoti. Bisognerà accertare cosa possa aver provocato la slavina. Il passaggio degli snowboardisti o un distacco spontaneo. A Campo Imperatore c'erano diversi cartelli che informavano del divieto di fuoripista e del pericolo valanghe ma nessuna rete di recinzione per evitare il passaggio di "audaci" sciatori.

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