A danza nelle ore di lavoro, 51enne di Sulmona rinviata a giudizio

21 Novembre 2025

La donna, lo scorso maggio, era stata licenziata dall'azienda sanitaria al termine del procedimento disciplinare che era stato avviato dall'apposito ufficio

SULMONA. È accusata di truffa e falso ai danni dello Stato per esserci recata a danza durante le ore di lavoro. Per una 51enne di Sulmona, il sostituto procuratore della Repubblica di Sulmona, Stefano Iafolla ha chiesto il rinvio a giudizio. L'udienza preliminare è stata fissata dal gup del tribunale di Sulmona, Marta Sarnelli, per il prossimo 4 dicembre. I fatti risalgono al 2023 quando la 51enne, che presta servizio negli uffici amministrativi dell’azienda sanitaria, lavorava in una delle palazzine di viale Mazzini. Secondo l’accusa, la donna durante le ore di lavoro timbrava regolarmente il cartellino per poi assentarsi e recarsi in una scuola di danza e in palestra. Nei periodi di assenza, recita il capo d’imputazione, “pari complessivamente a 94 ore su 114 da svolgere, l’indagata induceva in errore l’ente pubblico di appartenenza in ordine alla sua continuativa presenza sul posto di lavoro, procurandosi un ingiusto profitto costituito dall’indebita percezione della retribuzione conseguita pari 1.362 euro”.

Il tutto, per almeno tre mesi di fila, da agosto a ottobre 2023, stando almeno a quanto accertato dalla compagnia della guardia di finanza di Sulmona che, agli ordini del capitano, Cecilia Tangredi, aveva effettuato mirati accertamenti. L’inchiesta era scaturita da un esposto anonimo. Tramite appostamenti, analisi del gps installato nell’auto della 51enne e riprese video, le fiamme gialle sono riuscite a ricostruire i movimenti della donna, denunciandola alla procura della repubblica di Sulmona. Da qui le accuse di truffa che hanno portato la Procura a chiedere il giudizio. Intanto, lo scorso maggio, la 51enne era stata licenziata dall'azienda sanitaria al termine del procedimento disciplinare che era stato avviato dall'apposito ufficio. La Asl aveva ritenuto che l'unico provvedimento disciplinare possibile, in relazione alle contestazioni, fosse proprio l'interruzione del rapporto di lavoro.

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