A Pratola Peligna lo “sdijuno” delle nonne, nuovo sopralluogo dello staff di Arrostiland

20 Ottobre 2025

Mobilitazione generale con l’obiettivo di convincere gli organizzatori del festival. Alle 10.30 inizia la colazione robusta con sugo e polpette, fagioli e patate, figlia della tradizione abruzzese

PRATOLA PELIGNA. Come si misura il grado di coinvolgimento di una comunità a un evento? Vedere anche mamme, zie e nonne scendere in piazza è un buon suggerimento. A Pratola Peligna loro sono tra i protagonisti del sopralluogo degli organizzatori di Arrostiland. La loro arma di persuasione? Polpette con il sugo (a colazione), sagne e fagioli, arrosticini: le ricette fondamentali per far conoscere «la tipica accoglienza pratolana», spiegano. Il paese è uno dei quattro finalisti che si giocano la possibilità di ospitare la Woodstock dell’arrosticino, il festival che ogni Lunedì dell’Angelo raccoglie migliaia di persone per celebrare insieme la giornata che, per antonomasia, è dedicata alle grigliate tra amici. Il sopralluogo è l’ultimo passaggio prima dell’annuncio del paese del vincitore (che arriverà l’8 dicembre). Gli organizzatori del festival dicono di cercare lo «stato dell’anima», cioè «la voglia di stare insieme, di condividere». In altre parole, «il senso stesso di Arrostiland». Per dimostrare di averlo dentro, Pratola Peligna ha messo mano a tutte le sue risorse. Dalle associazioni alle mamme, passando per gli sforzi del sindaco Antonella Di Nino (che durante il pranzo si fa anche cameriera) un intero paese si è messo in gioco per dare un piccolo assaggio della sua idea di Arrostiland.

Come per gli altri sopralluoghi (questo è il terzo dopo quelli a Fallo e San Benedetto dei Marsi) la giornata inizia presto. L’appuntamento è in municipio per le 10. Quale sarà l’andamento della giornata lo si intuisce dalla platea davanti al palazzo del Comune. Cibo e musica fanno già da padroni. Ci sono i ragazzi che offrono le ferratelle, la banda musicale pronta ad accompagnare il viaggio di giornata a Pratola Peligna, e c’è anche Di Nino che, per un giorno, delle vesti istituzionali mantiene solo il nastro tricolore. Sotto, infatti, indossa una maglia nera dominata da un grande logo: “Arrostiland 2026 – Pratola Peligna”, è scritto sopra. Ai piedi, scarpe di tela. «I miei cittadini mi vedono sempre come una “precisina”, un po’ bacchettona», spiega lei divertita, «non credevano nemmeno che avrei candidato il paese ad ospitare Arrostiland. Oggi mi hanno detto di non indossare tailleur o simili e quindi eccomi qui».

Com’è nata l’idea di candidarsi ad Arrostiland? «Lo ha proposto una consigliera e abbiamo pensato subito fosse una bella opportunità». Tantissimo, poi, hanno fatto due associazioni del territorio», risponde la prima cittadina. Una si chiama “Futura”, è gestita da giovani pratolani, tra cui molti minorenni, che si sono fatti in quattro per sostenere l’intero progetto. L’altra è “Vivi Pratola”, un’associazione nuova, spiega il presidente Carmine Di Cato, nata per «far vedere ai nostri figli che anche qui ci si può divertire. Per noi era importante, soprattutto dopo un periodo in cui questo elemento mancava in paese. Con eventi come questo ricordiamo l’importanza delle radici. E vedere una comunità che scende in piazza e vive una giornata così è una soddisfazione enorme». Al punto che, anche se non dovesse arrivare la vittoria finale, «Pratola Peligna comunque ha già vinto, perché siamo tornati a vivere». Insomma, tornare a condividere il tempo insieme era la priorità. Lo conferma lo striscione appeso lungo la strada principale che recita: “Pratolani forti e gentili, con lo stato dell’anima nel cuore”. Tradotto: divertirsi insieme è la parola d’ordine.

Il pezzo forte della giornata sono le mamme, le zie, le nonne che hanno cominciato a cucinare all’alba per far vedere agli organizzatori di Arrostiland cosa significa l’ospitalità pratolana. Non sono nemmeno le 11 quando una signora chiama l’attenzione della comitiva battendo il suo mestolo contro un grande pentolone. Dentro c’è il classico sugo con polpette e salsicce. Da mangiare rigorosamente senza posate, solo con il pane. «Venite a fare colazione, su, che vi ricreate», chiama all’appello la signora. In pochi minuti si crea un lunga fila. «È come tornare a mangiare le merende di quando eravamo piccoli», dice Maura Amoroso, tra gli ispettori che è venuta a verificare che il paese abbia lo spirito giusto per il festival.

Dall’espressione, sembra soddisfatta. Ma è solo l’inizio, perché basta camminare un centinaio di metri e un altro stand costringe a fermarsi. Questa volta sul banco ci sono patate con peperoni e fagioli con cicoria: «È il nostro tipico “sdijuno”», spiega con orgoglio la sindaca. Ma cosa significa? È la tipica colazione robusta che nasce dalla tradizione rurale abruzzese. Per poter affrontare un’intera giornata di lavoro nei campi, infatti, gli agricoltori avevano bisogno di avere le giuste energie. E questo pasto ipercalorico era la giusta soluzione. Questo antico rito è rimasto impresso nella memoria collettiva abruzzese e si perpetua ancora oggi durante le festività. «Come quella che stiamo vivendo oggi», chiosa Di Nino.

Il pranzo è ancora lontano, ma ormai è un concetto sfumato dal cibo che continua ad arrivare. In uno stand vicino tre signore presentano il frutto dei loro sforzi mattutini. Gnocchi e tagliatelle fatti con le loro mani. Spiegano agli organizzatori la ricetta, si scattano foto con loro: sono le vere star della giornata. E accanto c’è l’associazione degli alpini, che offre vin brule ai più coraggiosi (il sole batte forte su Pratola) e canta le tipiche canzoni del reparto. Circondati dalle montagne della Val Peligna, sembra la colonna perfetta per arrivare, finalmente, al momento tanto atteso: quello degli arrosticini.

La colonna di fumo si vede da lontano. Una lunga canaletta è pronta a entrare a pieno regime. Accanto, una serie di stand che sponsorizzano prodotti tipici, dal miele alla pasta. È il sopralluogo che sta per entrare nel vivo. È il momento più atteso, quello degli arrosticini. In sostanza, per dimostrare di poter ospitare Arrostiland si organizza una festa vera e propria. Insomma, è la fase clou. Pratola lo sa e si mette all’opera. I ragazzi dell’associazione “Futura” organizzano gli stand, spostano i tavoli, apparecchiano e sparecchiano. Gli adulti si dividono tra chi si mette dietro i banconi, chi serve e chi supervisiona per assicurarsi che sia tutto a posto. E anche la sindaca gioca la sua parte, servendo al tavolo degli organizzatori. Sotto un sole che sembra primaverile, in Val Peligna si respira l’aria di festa di chi, a prescindere dal paese che alla fine, ospiterà Arrostiland, ha già vinto.

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