Abruzzo, i due giovani afghani fermati sospettati di legami con l'Isis

La coppia di stranieri ha soggiornato all'Aquila dopo una permanenza in Belgio e Francia. La Digos ha trovato nei loro telefonini foto di azioni belliche e simboli legati alla guerra santa.
L’AQUILA. L’ombra del terrorismo islamico si affaccia sull’Aquila: foto e video di azioni di guerra e simboli legati all’estremismo islamico erano sui telefoni cellulari di due profughi afgani, entrambi 30enni, passati per L’Aquila, ora nel Centro di identificazione ed espulsione (Cie) di Restinco alla periferia di Brindisi, sui quali si concentra l’attenzione degli investigatori.
I due sono ufficialmente sospettati di aver avuto contatti con ambienti dell’estremismo in un’inchiesta della Digos dell’Aquila, città dove devono avere soggiornato e dove hanno presentato richiesta di asilo politico in Questura.
Poi, dai controlli effettuati dalla Digos, coordinati dalla Procura antimafia, sarebbe emerso che i due stranieri avevano reso dichiarazioni false e contraddittorie alle autorità italiane. Inoltre, dall’esame dei tabulati è emersa una conoscenza tra i due, conoscenza che peraltro entrambi avevano negato.
A rendere più delicata la loro posizione, c’è poi un recente passaggio dal Belgio e Francia, che ha indotto la polizia a voler approfondire i loro ultimi movimenti, per capire come si siano mossi in Europa e quando siano arrivati in Italia.
Il legale che li segue ha già presentato ricorso in Cassazione contro il decreto di trattenimento del questore dell’Aquila Alfonso Terribile. Contemporaneamente, ma si tratta di una procedura di natura amministrativa, è stata avviata la pratica per la richiesta di asilo politico, che sarà esaminata dalla competente Commissione territoriale di Lecce.
Compito della polizia, almeno per quanto riguarda il capoluogo di regione, è scoprire il motivo reale per i quali i due sono passati per l’Abruzzo e, soprattutto, se hanno potuto contare su altre persone che in città possano aver fornito ospitalità e basi logistiche. E, ancora di più, se addirittura ci possa essere una rete organizzativa su cui fare affidamento in vista di ipotetiche azioni in Italia o altrove.
Di certo i telefonini sequestrati ai due stranieri potranno essere una miniera di notizie per gli investigatori aquilani e probabilmente anche per quelli della Puglia visto che questa regione è nel mirino per il considerevole viavai di stranieri.
I magistrati aquilani, già da tempo, davano per scontato di doversi interessare di terrorismo anche per via della vicinanza a obiettivi sensibili come Roma e il Vaticano.
La Procura distrettuale, infatti, mesi fa ha siglato un protocollo di intesa con la Procura nazionale antimafia, per coordinare gli interventi.
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