Abusi in un asilo, suora indagata: «Maltrattava i bambini di 3 anni» 

Il tribunale affida la consulenza a una neuro psicologa infantile per valutare i racconti degli alunni Caso esploso dopo la protesta delle mamme: punizioni corporali. La 62enne già trasferita a Roma

AVEZZANO. Punizioni corporali, bambini messi in castigo con la testa sul banco, pugni sul capo, tirate di capelli. Sono alcune delle accuse nei confronti di una insegnate di una struttura religiosa della Marsica. Il Centro si era già occupato della vicenda (omettiamo il nome del paese per tutelare i minori coinvolti, ndc). Adesso la suora è indagata dalla Procura con l’accusa di maltrattamenti e percosse verso gli alunni. Ieri si è tenuta davanti al gip del tribunale la prima fase dell’incidente probatorio per formalizzare le consulenze incaricate dal tribunale di accertare l’attendibilità dei bambini – hanno dai 3 ai 5 anni di età – e dei loro racconti.
IL CASO. Tutto ha avuto inizio nel mese di novembre quando gli allievi dell’istituto hanno cominciato a manifestare disagi, non volendo più andare a scuola. Quando una mamma si è rivolta agli altri genitori sono emersi identici malumori. Così si sono presentati davanti alla scuola per protestare, sono arrivati i carabinieri e il caso è esploso.
L’INSEGNANTE. Sotto accusa una suora proveniente dal Madagascar, R.E., 62 anni, insegnante nella scuola marsicana già da qualche tempo. Dopo le accuse sollevate dai genitori e la conseguente denuncia, la donna è stata subito trasferita. Attualmente si trova in un istituto religioso di Roma e non è assegnata all’insegnamento.
LE ACCUSE. Secondo quanto emerso dalle prime indagini, la suora utilizzava metodi educativi alquanto duri e discutibili, che creavano disagio e paura tra i bambini. In particolare, sempre stando alle accuse, ancora tutte da dimostrare, si parla di punizioni corporali. Secondo quanto riportato nella denuncia dei genitori, i bambini venivano messi in punizione, costretti per esempio a stare a lungo con la testa sul banco, senza potersi muovere.
LE INDAGINI. A far partire le indagini dei carabinieri, coordinate dal sostituto procuratore Ugo Timpano, è stata l’iniziativa di una mamma che ha esposto agli altri genitori uno scenario preoccupante. Così altri bambini hanno iniziato a parlare dei presunti maltrattamenti. Per tale motivo è stato presentato, lo scorso novembre, un esposto ai carabinieri da parte delle famiglie di 11 bambini.
L’INCONTRO. Prima di rivolgersi ai militari dell’Arma, però, le mamme avevano anche chiesto e ottenuto un incontro con l’insegnante per esporre le loro perplessità e capire se ci fossero problemi particolari. I genitori, preoccupati, avevano creato anche un gruppo whatsapp per confrontarsi e cercare di capire se i comportamenti adottati dall’insegnante potessero far ravvisare delle violazioni.
L’UDIENZA. Ieri mattina al tribunale di Avezzano si è tenuta un’udienza davanti al giudice per le indagini preliminari Daria Lombardi. Si è svolto un incidente probatorio al fine di valutare l’attendibilità delle dichiarazioni dei bimbi: è stato nominato un collegio di due periti, una neuro psicologa infantile e una psicologa. Nei prossimi mesi dovranno occuparsi di ascoltare i bambini (in modalità protetta) e fare una valutazione al riguardo. Tutto ciò dovrà necessariamente avvenire prima della prossima udienza che è stata fissata per l’8 giugno. All’udienza erano presenti i legali delle parti interessate, in particolare l’avvocato Cinzia Mancini, che difende l’indagata, e l’avvocato Paolo Palma che assiste le undici famiglie, parte offesa nella vicenda.
INDAGINE SU FOTO E VIDEO. Sul caso c’è anche un altro filone d’indagine che riguarda accertamenti informatici. Dopo l’incontro a scuola tra le madri e l’insegnante, una di loro, con un pretesto, era riuscita a sottrarre un cellulare dalle mani dell’insegnante, trovando all’intero materiale video-fotografico che ha suscitato gravi perplessità e su cui sono in corso ulteriori accertamenti. Gli inquirenti hanno acquisito un telefono e un tablet della religiosa. La Procura sta eseguendo accertamenti attraverso un consulente tecnico di Ancona. L’esperto dovrà verificare la provenienza e la possibile diffusione dei filmati sullo smartphone e sul tablet. E vedere, quindi, se oltre ai maltrattamenti sono ravvisabili reati di altra natura.
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