Affitti senza freni, 1.500 euro in periferia

La speculazione immobiliare: impennata dei canoni da Pizzoli fino ad Avezzano.

L’AQUILA. Mille e cinquecento euro, uno sull’altro, per una casa che dall’Aquila dista 25 chilometri; 500 per un buco da trenta metri quadri lontano 35 chilometri; 250 per una stanza a 45 chilometri. La speculazione sugli affitti non è una leggenda metropolitana.
Se il patto non scritto tra le agenzie immobiliari dell’Aquila impone di dire no a chi pretende prezzi esorbitanti, nel dopo terremoto, chi vuole fare affari senza scrupoli arriva da fuori per dettare la sua legge.

LE CASE INTROVABILI. Il primo dato di fatto nella città distrutta dal terremoto è l’assenza di appartamenti, case e ville: tutto esaurito. La prima agenzia immobiliare contattata dal Centro spiega: «Di case disponibili oggi non ce ne sono. Si deve aspettare. Quanto? Non lo so, mi dispiace». Ma l’agente seduta dietro la scrivania detta le norme da seguire in caso di trattativa privata: «Stare con gli occhi aperti», dice, «chiedere sempre il contratto, dire no a chi vuole stipulare il contratto con metà della cifra e pretende il resto in nero, denunciare le speculazioni alla guardia di finanza». L’agente, tanto per dare un’idea, dice che in media un appartamento di settanta metri quadri non può valere più di cinquecento euro al mese.

IL VIAGGIO IN PERIFERIA. Il mercato degli affitti è fermo all’Aquila: le case non ci sono. Il mercato coinvolge i centri limitrofi presi d’assalto in cerca di una sistemazione. Ma i prezzi sono in ascesa. Un monolocale a Cansatessa arriva a 600 euro: «Ma è ampissimo», dice l’agente immobiliare contattata al telefono. Un’altra agenzia, rimasta senza sede, risponde al telefono e dice che le case sono finite: «Richiami martedì». C’è attesa per le case da ristrutturare: le abitazioni contrassegnate dalla lettera B pronte a essere marchiate con la A dopo i lavori.

30 MQ NEL BORGO. «Una casa all’Aquila? Non ce l’ho», dice un altro agente immobiliare. L’unica proposta è una casa da trenta metri quadri, disposta su due livelli, nel borgo di Santo Stefano di Sessanio. Un borgo incantevole ma lontano dall’Aquila, a 1.300 metri d’altitutine. La casa è composta da soggiorno, angolo cottura, camera e bagno, recentemente ristrutturata: «È illesa dal sisma», assicura l’agente. Il prezzo è di 500 euro. Anche da Paola Immobiliare, via Strinella, di case disponibili non ce ne sono: «Prendo la prenotazione e la richiamo».

GLI AFFARI A ROMA. L’unica agenzia che mette sul mercato immobili, ma da ottobre, ha sede a Roma. «Ma si deve fare in fretta», mette in guardia l’agente. Il prezzo: 500 euro per un appartamento ad Arischia, 60 metri quadrati, soggiorno, cucina, camera e bagno. A Pizzoli è possibile prendere in affitto una villetta: 1.500 euro al mese la cifra richiesta. «Ma le finiture sono di pregio», assicura l’agente.

STUDENTI SFRATTATI. Se le case non ci sono per gli aquilani, non ci sono neanche per gli universitari, risorsa economica della città. L’ateneo punta a mantenere il numero degli iscritti mettendo in palio computer e chiavette Internet ma le case per gli studenti non ci sono. La dimostrazione si ottiene guardando le bachece desolatamente vuote: invece delle stanze da affittare, ci sono gli annunci «cercasi batterista», «vendo libri», «lezioni di matematica». Di case non c’è traccia.

LA BACHECA VIRTUALE. L’ateneo che vuole rilanciarsi, però, si mette in gioco. E inventa uno strumento per fare incrociare la domanda altissima di case con l’offerta bassissima. Lo fa con un clic. E cioè con una bacheca virtuale dove è riportato l’elenco di chi cerca e offre casa: «Uno scambio simbiotico», spiega Renato Di Bartolomeo, «che garantisce all’università di tenere gli iscritti e al territorio di rimettere in moto l’economia». Per questo, per stilare l’elenco il gruppo di lavoro operativo alla Reiss Romoli ha contattato in prima persona le amministrazioni di Antrodoco, Borgo Velino, Città Ducale e Rieti, Carsoli, Avezzano e Borgo Rose. Pacchetti speciali per Rocca di Mezzo, Montereale, Capitignano e Carapelle Calvisio: distribuiti sul territorio ci sono 288 posti letto con il rischio di speculazione ridotto allo zero. È il risultato del gruppo di lavoro coordinato da Pietro Di Benedetto e composto da Marco De Luca, Carla Luzi, Anna Maria Sponta, Maria Luisa Lo Re, Angela Civisca, Massimo Prosperococco, Roberto Santilli, Sandra D’Ascenzo, Ferdinando Feliciangeli, Caterina Di Massimo e Di Bartolomeo. Sul sito c’è la dimostrazione che le case non sono sufficienti: 538 richieste, solo 153 offerte. L’università punta sulle distanze brevi da percorrere in treno o in auto: Antrodoco, 44 minuti di treno, Rieti un’ora e 16, Avezzano 45 minuti d’autobus.

MESSINA-L’AQUILA. Dalla Sicilia in Abruzzo: la trasferta di due studenti di Ingegneria, giunti al secondo anno, è un viaggio della speranza. Mille chilometri per trovare una casa, soggiorno in tenda offerto dalla Protezione civile per tre giorni, occhi e orecchie aperte. «Ma le case non ci sono», sono costretti ad ammettere mentre aspettano l’autobus davanti alla sede di Biotecnologie, «il 19 ottobre cominciano le lezioni ma non ci sono le case. Avezzano? Sì, ma i prezzi sono cresciuti anche lì. Insomma, tutti sono pronti a mangiarci su questa storia delle case che non ci sono». I prezzi dell’anno scorso, 130 euro per una singola, sono un ricordo: «Quest’anno si paga di più, non si scende sotto i duecento euro», dice lo studente siciliano, «c’è anche chi chiede fino a quattrocento euro. Così non si può andare avanti, conviene cambiare sede».

IL CANTIERE. Davanti a loro, la sede dell’Adsu lesionata e il cantiere della residenza studentesca dell’impresa Domus di Claudio Marrone. Il progetto di Leonardo Nardis è creare un polo studentesco. Sul tabellone, la data di fine lavori è certa: «Primo febbraio 2010». Ma il palazzo, oggi, è soltanto uno scheletro di cemento.