Agevolazioni fiscali le imprese danno battaglia

Vertice di associazioni di categoria convocato dal vicepresidente della Regione La restituzione senza sconti limitata a 110 aziende ma la trattativa va avanti

L’AQUILA. Non sono più 20mila, ma soltanto un centinaio, le aziende chiamate dal governo a restituire le tasse non versate dopo il sisma, grazie alla norma che sanciva uno sconto del 60% sui tributi.

La notizia è stata diffusa dal vicepresidente della giunta regionale d’Abruzzo, con delega alle Politiche della ricostruzione, Giovanni Lolli, che ieri ha incontrato imprenditori e associazioni di categoria all’Auditorium di Palazzo Silone. «Una scelta comunque inaccettabile», secondo il vicepresidente, che stamattina ha un appuntamento, insieme alla senatrice Stefania Pezzopane, con il sottosegretario alle Politiche comunitarie Sandro Gozi. Obiettivo è chiedere «un confronto con l’Europa per ottenere l’azzeramento della restituzione per tutte le aziende aquilane», come ha spiegato la stessa senatrice. Le imprese interessate alla restituzione delle tasse, secondo quanto scritto in una lettera indirizzata dal governo direttamente al presidente della Regione Luciano D’Alfonso, sarebbero solo quelle che hanno ottenuto benefìci superiori ai 200mila euro, la soglia prevista per il de minimis: quelle, insomma, con fatturati più alti, come le partecipate Asm, Ama, Afm e Sed, ma anche Gran Sasso acqua, Centro turistico Gran Sasso, Abruzzo Engineering, Arpa e molte private.

Il totale delle agevolazioni fiscali e contributive ricevute si aggira intorno a 180 milioni di euro, di cui quasi 55 milioni sarebbero derivanti dalle aziende nel mirino del governo. Il problema nasce dal fatto che la Commissione europea sta indagando sugli aiuti di Stato concessi dall’Italia dopo il sisma: la normativa comunitaria, infatti, prevede la possibilità di sostegno solo con la dimostrazione certificata di un danno diretto alle attività produttive dovuto alla calamità naturale. Il rischio è che si apra una procedura d’infrazione. È per questo che il governo sembra cauto. Un «gioco» a cui Lolli non vuole stare. «Faremo presente a Gozi che stiamo parlando della vita o della morte di 110 imprese e di diverse migliaia di posti di lavoro. Tutta questa vicenda è stata gestita in un modo assurdo perché alti funzionari dello Stato italiano hanno dimenticato di notificare all’Europa la legge Letta. Bisogna far capire che nel post-sisma le aziende hanno lavorato in condizioni di disagio totale. Con questa misura è stato solo parzialmente risarcito il danno subìto. Il buonsenso deve essere superiore alle norme». Pronto al muro contro muro Ezio Rainaldi, responsabile di Confindustria: «Le imprese non pagheranno. Dopo cinque anni rimettere in gioco la legge Letta da parte del governo è inaccettabile». Michela Corridore

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