La denuncia

Alimenti ipoproteici per nefropatici Salta la distribuzione

SULMONA. Salta da tre mesi la distribuzione di alimenti ipoproteici ai pazienti nefropatici (che soffrono di insufficienza renale). Questa l’ultima denuncia del Tribunale per i diritti del malato,...

SULMONA. Salta da tre mesi la distribuzione di alimenti ipoproteici ai pazienti nefropatici (che soffrono di insufficienza renale). Questa l’ultima denuncia del Tribunale per i diritti del malato, che tramite la vicepresidente Franca Del Monaco, rilancia la delicata situazione dei malati dell’Annunziata. Dopo anni di dura battaglia il Tdm era riuscito ad ottenere una stanza all’interno dell’ospedale sulmonese per la distribuzione degli alimenti. «A quanto ci dicono i pazienti», riferisce Del Monaco, «i cibi ipoproteici non stati più somministrati per circa tre mesi, un tempo molto lungo in presenza di tali patologie».

A quel punto sono scattate le verifiche e i sopralluoghi dei volontari dell’associazione che difende i diritti dei malati. «Abbiamo scoperto che nella stanza adibita al servizio stavano eseguendo dei lavori», racconta Del Monaco, «e ci siamo subito rivolti al distretto sanitario per capire come risolvere il problema». Rassicurazioni sono arrivate dalla Asl sul ripristino a stretto giro dell’importante servizio per chi soffre di insufficienza renale. «Sono stati i medici a tranquillizzarci», aggiunge Del Monaco,«annunciando che l’erogazione degli alimenti ipoproteici riprenderà nel fine settimana. Speriamo sia così, se non altro per i pazienti». Per ricevere gli alimenti ipoproteici basta presentarsi alla stanza numero due del distretto sanitario con il certificato del medico. Gli italiani che soffrono di insufficienza renale cronica sono oltre 5 milioni. Di questi circa 50 mila sono già in dialisi. Tradotto in termini di qualità della vita significa che sono costretti a un pendolarismo quasi quotidiano – tre volte a settimana, per 4 ore e in orari prestabiliti – verso l’ospedale. Ciò comporta costi enormi di tempo e denaro, perché solo 240 centri distribuiti sul territorio – ovvero 2 su 3 – offrono la dialisi peritoneale, cioè la possibilità per il paziente di effettuare il trattamento a casa. (f.p.)

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