Aperture festive degli ipersi attende la decisione del Tar

Il ricorso dei centri commerciali contro la delibera del Comune

L'AQUILA. Si conoscerà in giornata la decisione del Tar sulle aperture festive dei centri commerciali. Il Tribunale amministrativo regionale, che ha già concesso una sospensiva, dovrà esprimersi sul ricorso presentato dagli ipermercati L'Aquilone e Globo, contro la delibera del Comune dell'Aquila che ha ridotto il numero di aperture domenicali. Non più di 44 nell'arco di un anno, con obbligo di recupero infrasettimanale. Gli operatori della grande distribuzione confidano in un pronunciamento dei giudici amministrativi «che tenga conto della difficile situazione sociale ed economica che vive la città dal 6 aprile 2009». Un altro «round», dunque, nella guerra tra ipermercati e Comune.

Motivo del contendere la delibera approvata il 22 dicembre scorso, che sulla scorta della legge regionale sul commercio, impone una serie di paletti alla grande distribuzione, in particolare ai centri commerciali con superficie superiore a 1.500 metri quadrati.

Non sarà più possibile restare aperti a ciclo continuo: secondo le disposizioni dell'amministrazione comunale le aperture festive non potranno superare il numero di 44 e andranno obbligatoriamente recuperate con un giorno di chiusura infrasettimanale.

Decisione che ha suscitato una ridda di polemiche, fino al ricorso al Tar presentato dai due iper. Nella prima udienza, il Tribunale ha concesso una sospensiva alla delibera, che scade oggi.

«Ci auguriamo», commentano i rappresentanti della grande distribuzione, «che il Tar conceda una nuova sospensiva o che accolga il ricorso. L'Aquila necessita di una deroga rispetto alla legge regionale: siamo ancora in una situazione estremamente precaria, con una evidente carenza di punti di aggregazione e di lavoro».

Gli iper hanno posto anche il problema occupazionale: parte del personale è stata assunta, come si evince dalla programmazione annuale delle attività commerciali, per coprire i turni festivi e domenicali.

«44 giornate di chiusura obbligatoria», fanno notare, «equivalgono ad un mese e mezzo di lavoro perso. I centri commerciali non sono in grado, al momento, di sopportare un simile taglio, che si ripercuote inevitabilmente sul giro di affari, quindi sull'occupazione. Saremo costretti, se le nostre richieste non verranno accolte, a licenziare i lavoratori in esubero».

L'Aquilone, Globo e Carrefour lamentano, inoltre, una disparità di trattamento: le altre gallerie commerciali, tutte più piccole, potranno restare sempre aperte.

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