Appalati delle chiese, cinque arresti all'Aquila: spunta la firma falsificata del prete in fin di vita

18 Giugno 2014

Santa Maria Paganica, spunta il raggiro ai danni dello scomparso Narduzzi. L’imprenditore Vinci intercettato: «Il lavoro da 19 milioni diventa di 40»

L’AQUILA. C’è anche un raggiro vero e proprio ai danni di una persona che tuttavia non può più difendersi, in quanto deceduta, nelle 55 pagine dell’ordinanza custodiale che fissa le accuse per i principali protagonisti dell’ennesima storia di tangenti legate alla ricostruzione.

Il raggirato è lo storico parroco della chiesa capoquarto di Santa Maria Paganica, in pieno centro storico, monsignor Renzo Narduzzi, che si è spento il 19 dicembre 2013 ad Avezzano, dopo una malattia. Il nome del popolare «don Renzo di Santa Maria Paganica» spunta fuori dalle carte dell’inchiesta che ha messo sotto i riflettori i lavori di restauro nella chiesa aquilana. Gli imprenditori Vinci, Cricchi e Ciucci sono accusati, in concorso tra loro, di falso in atto pubblico. Per l’accusa hanno «falsificato la firma di don Renzo e retrodatato l’atto della scrittura privata sottoscritta dal sacerdote per il conferimento dei lavori a Santa Maria Paganica che inizialmente era sottoscritta solo con Cai di Incontro Cristiano, di fatto gestita da Vinci che comprendeva l’esecuzione dei lavori di riparazione con miglioramento sismico del complesso edilizio danneggiato», inteso, appunto, come chiesa e abitazione.

AMICI. Secondo l’accusa, l’imprenditore Vinci si avvicina ai lavori per Santa Maria Paganica grazie all’amicizia con don Stefano Rizzo, viceparroco e assistente personale di Narduzzi fino agli ultimi istanti della sua vita. Il gip annota che «Vinci ha sfruttato la malattia del parroco della chiesa di Santa Maria Paganica e l’amicizia col viceparroco. Dalle indagini è emerso che, con contratto del 27 luglio 2011, Narduzzi, come legale rappresentante della parrocchia, ha affidato all’impresa edile Cai di Incontro Cristiano l’esecuzione di lavori di riparazione con miglioramento sismico del complesso edilizio della chiesa di Santa Maria Paganica. Vinci aveva interesse ad aggiudicarsi i lavori e per tale fine ha operato per costituire un’associazione temporanea d’impresa che potesse prendere in carico i lavori. In tale contesto emergono la figura di Luciano Marchetti e Alessandra Mancinelli. Vinci, già in possesso di una scrittura privata siglata col parroco, opererà tutti i suoi interventi per ottenere scritture private retrodatate al fine di aggiudicarsi i lavori della canonica e della chiesa». Partire dalla canonica (affidamento diretto senza gara) e finire alla chiesa è il sogno cullato da Vinci, che lo esplicita in un’intercettazione telefonica: «L’ingegner Marchetti sta rallentando la possibilità di fare la gara, anzi l’ha bloccata, la gara, di quei 20 milioni, perché appena mi cantierizza (parla in vece di Marchetti) praticamente io parto...con la gara a cinque per l’affidamento dei 20 milioni...sono 19 precisamente in tre anni...che li utilizziamo invece per il restauro degli apparati decorativi e tutte le altre cazzatine che ci stanno...oltre alla filiera normale...quindi il lavoro...da 19 può diventare 40...se ci riusciamo lo portiamo a 40».

«DISSOCIATO». «Siccome è dissociato...lo abbiamo quasi accompagnato con la mano a firmare...quindi la Curia sa che ha questo problema...mentre un mese e mezzo fa non ce l’aveva». Così Vinci parla di don Renzo. Che il giorno del suo ricovero non riuscì neppure a firmare il consenso informato alle cure, cosa che fece Rizzo. Il gip chiosa: «Il paziente era inabile ad apporre la propria firma».

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