Appalti G8, la Procura accelera

Sono pronte le richieste di rinvio a giudizio a carico di Verdini e Fusi

L'AQUILA. A un anno di distanza dalle intercettazioni che svelarono «Quelli che ridevano» dopo la catastrofe in Abruzzo, sono pronte le due richieste di processo nell'ambito dell'inchiesta sugli appalti per il G8 dell'Aquila e per la ricostruzione post terremoto.

Con «quelli che ridevano» si allude agli imprenditori Piscicelli e Gagliardi, i quali, insensibili alla tragedia, si rallegravano (in una telefonata intercettata) per il terremoto del 6 aprile 2009 che avrebbe potuto procurare loro affari d'oro. I due sono coinvolti nell'indagine sullo scandalo degli appalti per il G8 alla Maddalena.

La imminente richiesta di rinvio a giudizio da parte della procura aquilana, invece, riguarda gli appalti all'Aquila e riguarderanno il coordinatore del Pdl Denis Verdini e l'imprenditore Riccardo Fusi, presidente dimissionario della Btp, per i quali si ipotizza il reato di tentato abuso d'ufficio. Nel contempo, sempre la prossima settimana, la Procura presenterà al giudice per le indagini preliminari l'istanza di archiviazione per il costruttore aquilano Ettore Barattelli, presidente del Consorzio Federico II, costituito dopo il terremoto sulle cui attività si erano concentrate le attenzioni dei Pm.

Le indagini, coordinate dal procuratore distrettuale, Alfredo Rossini e dal sostituto procuratore Olga Capasso, distaccata nel capoluogo abruzzese dalla Direzione nazionale antimafia (Dia) per rafforzare la lotta alle infiltrazioni mafiose nella ricostruzione, hanno cercato di dimostrare che Verdini attraverso le sue influenti amicizie politiche, e abusando della sua veste di parlamentare, avesse favorito il Consorzio nell'aggiudicazione di appalti. Ma i riscontri hanno dimostrato che il Consorzio non ha mai preso affidamenti diretti dalla Protezione Civile Nazionale, che ha gestito il G8 dell'Aquila e la fase dell'emergenza terremoto.

Tra i tre indagati, Barattelli è stato l'unico ad aver reso una deposizione spontanea e ad avere accettato l'interrogatorio dei Pm ai quali ha fornito un'ampia documentazione, assistito dall'avvocato di fiducia Attilio Cecchini. Verdini e Fusi, al contrario, non si sono mai presentati all'Aquila: a pesare sulla richiesta di rinvio a giudizio dei Pm sarebbe stata, sempre secondo quanto si è appreso, il vecchio rapporto di affari e amicizia tra Fusi e Verdini ai tempi in cui quest'ultimo era presidente del Credito Cooperativo fiorentino. L'inchiesta aquilana ha preso impulso dalle intercettazioni telefoniche acquisite nell'ambito delle indagini della Procura di Firenze sugli appalti per i Grandi eventi e, appunto, per il G8 della Maddalena. Verdini ha sempre sostenuto di non voler venire all'Aquila a deporre. E la procura non poteva obbligarlo essendo parlamentare. Nemmeno Fusi si è presentato all'Aquila, nonostante inizialmente si fosse detto disposto. Ma i Pm, che avrebbero potuto obbligarlo a rendere interrogatorio, fatta salva la possibilità di avvalersi della facoltà di non rispondere, vi hanno rinunciato.

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