Appalti G8, tre presunti favoritismi

Il legale di Verdini minimizza: nelle intercettazioni non si parla di affari

L'AQUILA. Il giudice per le udienze preliminari, Giuseppe Romano Gargarella, aderendo alle richieste della procura, aveva chiesto di poter acquisire le intercettazioni nell'inchiesta sugli appalti per il G8 per tre motivi essenziali sui quali poggerebbero i presunti favoritismi del coordinatore del Pdl, Denis Verdini per il suo amico imprenditore Riccardo Fusi.

In particolare Gargarella fa riferimento a tre episodi: Verdini avrebbe accompagnato il suo amico a palazzo Chigi dal sottosegretario Gianni Letta per dargli la possibilità di lavorare; inoltre avrebbe provato (invano) a stimolare l'interessamento del presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi mettendo personalmente costui in contatto con Fusi; poi si sarebbe interessato a che il carteggio relativo al Consorzio di Fusi fosse trasmesso all'allora capo Protezione civile, Guido Bertolaso.

Quanto alle intercettazioni (di cui la Camera ha vietato l'uso ai giudici con votazione a maggioranza nonostante l'interessato fosse d'accordo a consentirlo) si riferiscono e tre contatti: si tratta di due telefonate ricevute da Fusi, il 26 maggio 2009 e una il 17 giugno, e una altra, partita dal telefono dell'imprenditore, sempre il 17 giugno.

L'avvocato Marco Rocchi difensore di Verdini, da noi sentito ieri, minimizza il significato delle telefonate.

«Si tratta», ha precisato Rocchi «di telefonate banali tra Fusi e Verdini, due persone che si conoscono. Telefonate che durano dal punto di vista temporale pochi minuti. E' ovvio che con pochi minuti o si dice moltissimo o in realtà non si dice proprio niente. Voglio ribadire che in quelle brevi conversazioni non si parla specificatamente di appalti, di terremoto e nemmeno di appalti al di fuori del terremoto».

«La mia idea», ha detto ancora l'avvocato toscano, «è che quelle intercettazioni di scarso peso sono state chieste dalla Procura solo per tenere ancora in piedi per qualche mese un fascicolo che sarebbe stato da archiviare subito». Va anche detto che forse nelle intenzioni degli investigatori l'uso delle intercettazioni fosse finalizzato proprio a provare il forte rapporto di amicizia tra i due ma è anche vero che lo stesso Fusi, in passato, non ha mai negato gli ottimi rapporti tra loro. Gli stessi avvocati di Fusi, in occasione dell'udienza preliminare dello scorso aprile nella quale si chiesero le intercettazioni, concordarono nel dire che l'indagine è formata da «27 faldoni pieni del nulla».

A sostegno delle tesi difensive anche il fatto che dalla iniziale accusa di corruzione (ipotizzata ma mai contestata), si è passati alla più modesta imputazione di tentato abuso di ufficio. Tutto è rimandato, dunque, all'udienza del 14 ottobre, nella quale le parti si ritroveranno. Va ricordato che le indagini sono state portate avanti dai magistrati Olga Capasso Direzione nazionale antimafia) in passato distaccata all'Aquila, dal Pm Alfredo Rossini (ieri irrintracciabile) e dal Pm Stefano Gallo.

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