Asl e mediazioni, Tancredi nei guai all'Aquila per il doppio lavoro

La Corte dei conti ordina il sequestro di 430mila euro: "Ha svolto attività privata senza essere autorizzato"

L’AQUILA. L’ex assessore comunale Pierluigi Tancredi finisce nelle maglie dei controlli della Guardia di Finanza nell’ambito dell’inchiesta sul doppio lavoro (funzionario Asl e procacciatore d’affari) svolto, secondo l’accusa, senza autorizzazione dell’Azienda sanitaria. Questa contestazione, energicamente rigettata dall’indagato e dal suo avvocato, ha avuto come conseguenza un provvedimento della Corte dei conti che ha ordinato il sequestro di 430mila euro, soldi che si presumono incassati da Tancredi per la seconda attività.

L’ACCUSA. L’ex assessore nella giunta di centrodestra, secondo la polizia tributaria coordinata dal colonnello Sergio Aloia «ha svolto, in modo continuativo e non occasionale, una lucrosa attività libero-professionale all’insaputa dell’amministrazione d’appartenenza. Le investigazioni hanno permesso di appurare che il dipendente, dal 2010 al 2013, sebbene titolare di un incarico a tempo pieno, ha esercitato una fiorente attività di consulenza d’impresa a favore di numerosi privati. Gli accertamenti hanno dimostrato chiaramente come l’attività extraprofessionale esercitata dal dipendente pubblico venisse svolta con regolarità, sistematicità e ripetitività. Anche gli adempimenti fiscali erano sintomatici della consapevolezza di esercitare con abitualità e professionalità un’attività economica». Il sospettato, esercitando in modo continuativo e non occasionale una rilevante attività professionale privata, avrebbe violato la norma che prevede anche l’obbligo di versamento del compenso indebitamente ricevuto su un conto corrente dedicato dell’amministrazione d’appartenenza, per essere destinato a incrementare il fondo di produttività dell’ente. Contestata anche la violazione del regolamento Asl d’appartenenza che ammette l’esercizio di attività libero-professionali da parte dei propri dipendenti: ma a condizione che queste integrino il requisito della saltuarietà e occasionalità, stabilendo, a priori, un limite massimo di incarichi extralavorativi, riferito all’anno solare, pari a 30 giorni, o, in alternativa, a 240 ore e per un compenso complessivo non superiore a 5mila euro lordi. Le investigazioni avrebbero fatto emergere un danno erariale patito dalle pubbliche finanze, a causa dei mancati versamenti di questi compensi da parte del dipendente pubblico, per un importo complessivo di 430.000 euro

L’ATTIVITA NEL MIRINO. Dal primo settembre 2009 Tancredi costituì una vera e propria ditta individuale con partita Iva. Dall’acquisizione e dal successivo esame della documentazione amministrativo-contabile in possesso del pubblico dipendente e dalle commesse extra-istituzionali, sembrerebbe che gli incarichi di consulenza amministrativa svolti dal dipendente pubblico «consistevano in una lucrosa e redditizia attività di mediazione volta a procacciare, per conto di imprese edili e studi di architettura, incarichi e commesse relativi a lavori di ricostruzione degli edifici danneggiati dal sisma del 2009». Gran parte della documentazione esaminata dai finanzieri ha riguardato fatture emesse dal dipendente pubblico riportanti causali quali, attività di management, marketing, ricerca clienti, procacciatore d’affari, consulenza, assistenza e analisi di mercato. La prevalenza dell’attività libero-professionale esercitata dal dipendente in questione rispetto a quella istituzionale emergerebbe dalla quantificazione dei compensi complessivamente percepiti.

GLI INTROITI. Rapportando le due diverse tipologie di introiti, infatti, sarebbe risultato chiaramente che l’attività extra-istituzionale, secondo la Finanza «non fosse solo adeguatamente lucrativa ma, in alcuni anni, addirittura prevalente rispetto a quella svolta alle dipendenze dell’ente pubblico. Emblematico l’ammontare dei compensi ricevuti da Tancredi nel 2012, anno in cui guadagnò, grazie all’esercizio della libera professione, 230mila euro circa, importo, questo, 10 volte superiore allo stipendio annuo percepito dall’ente di appartenenza».

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