Ateneo, sì al numero chiuso fra le proteste degli studenti

9 Maggio 2014

L’AQUILA. Dopo il sì del Senato accademico, è ufficiale. Dal 2014/15 saranno introdotti i numeri programmati per quattro lauree triennali: Biotecnologie, Scienze biologiche, Scienze psicologiche...

L’AQUILA. Dopo il sì del Senato accademico, è ufficiale. Dal 2014/15 saranno introdotti i numeri programmati per quattro lauree triennali: Biotecnologie, Scienze biologiche, Scienze psicologiche applicate e Scienze motorie e sportive. Resta a numero aperto, invece, la magistrale di Psicologia applicata clinica e della salute. Proprio una delegazione di studenti dell'Udu (Unione degli universitari) che frequentano il corso, infatti, ieri mattina ha organizzato un "blitz" nel Senato per chiedere, con tanto di striscioni e manifesti, di ritirare la proposta presentata dalla rettrice, Paola Inverardi. Una manifestazione non senza momenti di tensione. I ragazzi, infatti, hanno stigmatizzato la decisione come un "colpo di mano" da parte della stessa Inverardi, che a loro avviso «non ha dato agli organismi preposti la possibilità di discutere, né di esprimere il parere sui numeri chiusi, pur obbligatorio ai sensi dello Statuto. Il Senato si è rifiutato, inoltre, di far entrare ed ascoltare una delegazione di studenti, così come di sospendere per qualche minuto per un confronto con gli stessi. Una chiusura al confronto mai avvenuta negli organismi universitari dell’ateneo aquilano». Certo è che per il prossimo anno alla triennale di Psicologia potranno accedere solo 400 studenti, 280 a Biologia, 150 a Biotecnologie e 230 a Scienze Motorie. «Rimaniamo contrari all’introduzione del numero programmato locale» concludono gli studenti «incassiamo però la vittoria sulla magistrale di Psicologia, salva solo grazie al nostro blitz. Tuttavia, mentre a parole sono anni che le autorità accademiche parlano di apertura con il territorio, sinergie, rinascita della città intorno all’università e di sintonia con il documento Ocse che prevede 30.000 studenti per salvare la città, al contrario nei fatti si sta tornando verso l’Ateneo da 18.000 studenti. Introdurre il numero programmato locale nell’anno del ritorno delle tasse universitarie, oltre a rappresentare l’ennesimo attacco al diritto allo studio della nostra generazione».

Michela Corridore