L'avvocato Gianni Paris

Avezzano: truffa ai cinesi, nei guai l’avvocato Paris 

Compravendita di una sala scommesse e 70mila euro spariti, coinvolti anche un imprenditore e la nipote

AVEZZANO. La compravendita di una sala scommesse e la sparizione di una somma di 70mila euro sono al centro di un’indagine che vede coinvolti l’avvocato Gianni Paris, attuale presidente dell’Avezzano calcio (società totalmente estranea alla vicenda), l’imprenditore Domenico Barbonetti e una nipote di quest’ultimo, Elisa Tallerico. I tre sono indagati per truffa in concorso e sono stati raggiunti da un avviso di conclusione delle indagini preliminari. Paris è indagato anche con le accuse di infedele patrocinio e calunnia.
Accuse tutte da dimostrare che nascono da una denuncia presentata nel lontano febbraio 2014 da una famiglia cinese residente ad Avezzano. L’inchiesta è coordinata dal sostituto procuratore della Repubblica di Avezzano, Maurizio Maria Cerrato.
Secondo l’accusa, Barbonetti e Tallerico, rispettivamente amministratore di fatto e legale rappresentante di una società che gestiva una sala scommesse nella Marsica, si sono impossessati della somma di 70mila euro, prima rata dell’intero prezzo pattuito (450mila euro), per la cessione dell’attività a una famiglia cinese, madre, padre e figlio. L’avvocato Paris, sempre stando all’accusa, era stato incaricato dalla famiglia cinese di curare gli aspetti legali della trattativa, ma secondo la ricostruzione del pm Cerrato ha agito in collusione con Barbonetti e la Tallerico per portare a termine la truffa. Raggiri consistiti, sempre stando all’accusa, nel simulare la volontà di concludere l’affare. L’avvocato Paris, così come ricostruito dalla Procura, si sarebbe fatto consegnare il denaro in virtù del rapporto fiduciario instauratosi con i tre cinesi, arrecando un danno economico alle parti offese. Da qui anche l’accusa di infedele patrocinio. L’ipotesi di reato della calunnia, invece, per il pm Cerrato si è concretizzata nel momento in cui l’avvocato Gianni Paris, pur sapendolo innocente, ha denunciato il capofamiglia cinese, incolpandolo del delitto di calunnia e affermando, con una controdenuncia presentata al commissariato di polizia nell’aprile 2014, che la querela fatta dall’uomo fosse falsa nei contenuti. Con l’aggravante, sostiene il sostituto procuratore, di avere agito al fine di conseguire l’impunità dei delitti contestati.
Gli indagati raggiunti dall’avviso di conclusione indagini sono assistiti dagli avvocati Roberto Verdecchia e Antonio Pascale. (r.rs.)
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