B e C, Cineas svela i trucchi

21 Gennaio 2010

Consorzio e perizie: così si tenta di avere più soldi.

L’AQUILA. «Abbiamo trattato 5500 pratiche, ne abbiamo vistate positivamente 4174, pari al 76 per cento». Cineas, il consorzio universitario per l’ingegneria nelle assicurazioni, che fa le pulci alle perizie di architetti e ingegneri aquilani, che vorrebbero un altro tipo di meccanismo che non la filiera Fintecna-Reluis-Cineas-Comune, si difende dalle accuse contrattaccando sui numeri delle pratiche.

«ECCO I NOSTRI NUMERI». Il consorzio che agisce con 200 operatori in tutta Italia, che trattano via Internet le pratiche della ricostruzione delle case aquilane danneggiate dal terremoto, è sotto attacco da diversi giorni. Gli ingegneri prima, e gli architetti poi, con un decalogo, ne chiedono in forma esplicita l’estromissione dal ruolo di controllori. Vogliono passare al regime dell’autocertificazione, seguita da una serie di controlli accurati. Loro, invece, quelli di Cineas, dopo aver incassato i colpi, ora non ci stanno più a subire e snocciolano prima i numeri e poi alcuni «trucchi» spuntati fuori qua e là nei meandri delle 10mila pratiche della ricostruzione aquilana.

«I periti Cineas», spiega l’ingegnere Marco Cincotti, vicepresidente del consorzio, «hanno esaminato, al 14 gennaio, 5518 pratiche, considerandone congrue 4174, pari al 76 per cento, e da approfondire 1344, pari al 24 per cento, sulla base dei parametri stabiliti dal Comune. Per quanto attiene ai presunti ritardi, è corretto rilevare che nel 31 per cento dei casi Cineas può iniziare la propria valutazione quando la pratica ha già accumulato oltre 30 giorni dalla data del protocollo, dal momento che il Consorzio è l’ultimo attore del processo che prevede l’intervento, nell’ordine, di Fintecna-Reluis-Cineas-Comune».

LA DATA SULLA PRATICA.
«Siamo in ritardo di un migliaio di pratiche rispetto a Reluis», ammette Cincotti. «Ci servono 10 giorni di lavoro per recuperare lo svantaggio. Noi, del resto, non siamo come Reluis che interviene solo su certi aspetti. Noi dobbiamo guardare tutte le pratiche dall’inizio alla fine. Le diecimila pratiche saranno tutte sistemate entro il prossimo mese. Del resto, dobbiamo assorbire le tremila che sono arrivate di colpo a metà dicembre: uno tsunami. In ogni caso, stiamo studiando una formula organizzativa ancora più efficace. D’ora in avanti, infatti, sulle schede che noi riceviamo sarà apposta la data in cui la pratica ci è stata affidata e anche la data in cui noi la restituiamo al Comune dopo le verifiche. In questo modo si potrà vedere finalmente a chi sono attribuibili i ritardi».

I TEMPI DELLA PRATICA. Secondo alcuni calcoli dei tecnici, Fintecna impiega 4 giorni a smistare la pratica, in quanto effettua solo verifiche sulla correttezza formale. Reluis, invece, ha bisogno di 20 giorni e Cineas di 22. Il termine previsto dalla legge è 60 giorni (30 più 30). Ma spesso si finisce anche oltre. Anzi, ingegneri e architetti dicono che le richieste di integrazioni arrivano anche oltre i termini del silenzio-assenso. «Il professionista», dice il vicepresidente Cineas, «ha 30 giorni per rispondere. Se ce ne mette 60, ecco che si accumulano i ritardi. Il documento finale è il nostro, quindi tutti i ritardi vengono imputati a noi. Smentisco che vi siano richieste di integrazioni oltre i termini per il silenzio-assenso. Certo, se ci arriva una pratica che ha già superato il trentesimo giorno e noi ce ne mettiamo altri 20 il Comune è già in ritardo quando riceve la scheda. In linea generale, se avessimo tutte pratiche complete e ineccepibili ci si darebbe una bella mano».

I «TRUCCHI». Già. Molte pratiche sono «perfette, inattaccabili, niente da dire», commentano i periti Cineas. «E infatti le vistiamo subito». Ma qua e là spunta fuori anche qualche anomalia che «in certi casi è un errore in buona fede mentre in altri, forse, è un tentativo di strappare qualcosa di più», dice Cincotti. «Ad esempio ci sono alcune voci per le quali il professionista non presenta una documentazione sufficiente. Alcune pratiche sono state fatte senza sopralluogo. In altri casi non c’è traccia di foto che documentino il danno oppure sono fatte male. Inoltre, a volte non c’è una planimetria quotata. Ma noi diciamo che il professionista può anche sbagliare in buona fede. Chissà se è questo il caso. C’è un contributo di 20 euro a metro quadrato che può essere chiesto per spostare il mobilio.

C’è un caso in cui per ritinteggiare anche una sola parete si arriva a spostare il mobilio di tutta una casa. È un po’ troppo. Allora dobbiamo intervenire per forza per chiedere la correzione. Poi, c’è anche qualcuno che, quando si vede chiedere un approfondimento, pensa bene di presentare un progetto completamente diverso da quello precedente. Architetti e ingegneri al posto nostro? I professionisti non possono fare i controllori di se stessi. Se Fintecna registrava e il Comune pagava sarebbe successo come negli altri terremoti. La nostra presenza, invece, evita la dispersione di denaro pubblico e assicura un controllo massimo su tutti gli errori e gli abusi eventualmente commessi dai professionisti in buona o in cattiva fede».

LA SOLUZIONE. La soluzione è nelle mani del sindaco Cialente che deve dire entro il 25 gennaio se è contento oppure no della filiera con Cineas. «Il sindaco vorrebbe vistate tutte le pratiche al 100 per cento», chiude Cincotti. «Ma noi siamo tecnici e non dobbiamo conquistare niente. Certamente, possiamo oliare ancora meglio la macchina. Ma un’alternativa a noi, esperti del danno, in Italia non c’è. Faremo tesoro degli errori commessi che solo al 50% sono nostri. La perizia giurata? Non vale niente. Sennò si tornerebbe ai vecchi sistemi».

CENTRI STORICI. «Mentre i cittadini preparano i consorzi, le norme non consentono di far partire i lavori nei centri storici». La denuncia arriva da Vincenzo Colorizio e Francesca Gizzi residenti in centro. «Si stanno formando i consorzi ma una nota del vicecommissario De Bernardinis, del 14 gennaio, dice che “la normativa non riguarda le zone qualificate come centro storico, per cui si rimanda a successivi provvedimenti”. Da questo deduciamo l’impossibilità di poter iniziare, dopo oltre 9 mesi, la ricostruzione».