Benedetto: amateci con tutte le nostre debolezze

SULMONA. «Con tutte le nostre debolezze». A cercarla nel discorso ufficiale, quello distribuito dalla sala stampa vaticana «con embargo», cioè col divieto di diffonderlo fino a quando il Papa non lo pronuncia ufficialmente, questa frase non si trova. Eppure il Papa l'aggiunge quando lancia quest'esortazione ai ragazzi: «Amate le vostre comunità cristiane, non abbiate paura di impegnarvi a vivere insieme l'esperienza di fede! Vogliate bene alla Chiesa: vi ha dato la fede, vi ha fatto conoscere Cristo! Vogliate bene al vostro vescovo, ai vostri sacerdoti (e qui l'aggiunta, preceduta e seguita da una breve pausa: «con tutte le nostre debolezze»): sono presenze preziose nella vita!». Il solo accenno, questo, alle «persecuzioni» della Chiesa. PADRE DI FAMIGLIA. «Sono molto contento di incontrarvi! Ringrazio Dio per questa possibilità di rimanere un po' con voi, come un padre di famiglia», esordisce il Papa di fronte ai giovani. «Avete dimostrato di avere dei punti fermi, delle convinzioni. E questo è molto importante. Siete ragazzi e ragazze che riflettono, che si interrogano, e che hanno anche il senso della verità e del bene. Sapete, cioè, usare la mente ed il cuore, e questo non è poco! Anzi, direi che è la cosa principale in questo mondo: imparare a usare bene l'intelligenza e la sapienza che Dio ci ha donato! La gente di questa vostra terra, in passato, non aveva molti mezzi per studiare, e nemmeno per affermarsi nella società, ma possedeva ciò che rende veramente ricco: la fede e i valori morali. È questo che costruisce le persone e la convivenza civile!». UNA MARCIA IN PIÙ. «Avete dimostrato di avere una memoria storica legata alla vostra terra: mi avete parlato di un personaggio nato 8 secoli fa, san Pietro Celestino V, e avete detto che lo considerate ancora molto attuale! Vedete, cari amici, in questo modo, voi avete, come si usa dire, una marcia in più. Sì, la memoria storica è veramente una marcia in più nella vita». (e.n.)
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