L’Aquila

Campotosto e l’aereo Usa caduto: un mistero irrisolto lungo 65 anni

11 Novembre 2025

Il giallo in Alto Aterno. Nel 1960 un Douglas C-47 precipitò in una zona montuosa al confine col territorio di Amatrice. Quattro militari statunitensi persero la vita, nessuna certezza sulle cause. I racconti dei testimoni. (Nella foto, il relitto dell’aereo con alcuni soccorritori civili)

CAMPOTOSTO. Dopo oltre 65 anni pare più una leggenda che un fatto realmente accaduto. Ma a Campotosto ne parlano ancora, nonostante che di quell’incidente aereo, avvenuto nel marzo del 1960, in piena Guerra fredda, ufficialmente si sa pochissimo. Partiamo dai fatti certi. Nei primi giorni di marzo del 1960 un Douglas C-47 precipita in un zona montuosa tra Campotosto e Amatrice. Tutti gli uomini a bordo, 4 militari statunitensi, muoiono. Il velivolo verrà individuato il 15 marzo 1960 pochi giorni dopo lo schianto. Tre corpi erano non lontani dall’aereo. Uno, quello del capitano pilota, fu rinvenuto molto distante, nei pressi di una frazione di Amatrice, Preta, a una decina di chilometri da Poggio Cancelli che è invece nel comune di Campotosto. Questo perché il pilota, probabilmente, fu “espulso” dall’aereo poco prima dell’impatto. L’area dove vennero rinvenuti i resti del velivolo era su monte Gorzano «sopra lo Stazzo di Fucile un chilometro dopo Cima della Laghetta, 2.372 sul livello del mare».

IL VOLO INTERROTTO. L’aereo americano andava dalla base di Aviano (in Friuli-Venezia Giulia, a circa 15 chilometri a Nord di Pordenone) a Gioia del Colle (Bari) dove, all’aeroporto, alla fine degli anni Cinquanta del secolo scorso (durante appunto la cosiddetta Guerra fredda), gli Stati Uniti crearono, autorizzati dal Governo italiano, una base missilistica con testate nucleari. Una squadra di soccorso composta da paracadutisti, sempre americani, arrivò sul luogo dell’incidente “per proteggere le informazioni classificate contenute all’interno del velivolo”. La “voce” relativa a un aereo caduto tra Campotosto e Amatrice si diffuse subito tra la popolazione locale composta all’epoca in gran parte da pastori e agricoltori, i quali furono persino “invitati” dai carabinieri della stazione di Campotosto a collaborare alle ricerche, vista la loro conoscenza del territorio. I motivi dello schianto contro la montagna non sono stati mai accertati. Ufficialmente si parlò di “circostanze poco chiare” anche se i “civili” che andarono a cercare l’aereo raccontarono di giorni in cui imperversava la bufera e c’era neve. L’aereo volava a una quota più bassa rispetto a quella prevista, quindi non si può escludere l’errore umano o un guasto al radioaltimetro.

LE QUATTRO VITTIME. Le 4 vittime furono recuperate, con non poca fatica, dai loro colleghi che si paracadutarono sul posto. Morirono il pilota, maggiore Jess Edward Montgomery, il copilota Albert Joseph Henrion, l’operatore radio Elmer Arthur Kludt e il capitano Frantz Egidy. Tutti molto giovani a parte il pilota Montgomery, che era stato decorato sia nella Seconda guerra mondiale sia in Corea e che fu membro dello “Strategic Air Command” che dal 1946 al 1992 fu la struttura operativa della “United States Air Force” incaricata della detenzione e dell’impiego dell’arsenale nucleare strategico Usa composto da bombardieri e missili balistici intercontinentali basati a terra. Il capitano pilota in quel periodo era in servizio nella base di Gioia del Colle.

La notizia dell’incidente non comparve sulla stampa dell’epoca (oggi nella sterminata rete internet si trova pochissimo) come se fosse un segreto da mantenere ben stretto. Gli abitanti di Campotosto, coinvolti nelle ricerche, tornarono successivamente sui luoghi sia per curiosità sia perché speravano di trovare chissà quale tesoro. Tra le ipotesi che venivano fatte, frutto più che altro di fervida immaginazione, due erano le più gettonate: che l’aereo stesse trasportando codici di lancio di ordigni nucleari da Aviano a Gioia del Colle o che avesse a bordo una valigetta con gli stipendi dei militari di Gioia del Colle, circa 400 milioni di lire si favoleggiò. Naturalmente non fu trovato nulla di “prezioso” e ancora oggi diverse parti del velivolo sono disseminate lungo il Fosso del Malopasso, a partire da quota 1.490 fino ad arrivare a circa 2.000 metri sul livello del mare. Particolare curioso: il motore dell’aereo fu individuato più di dieci anni dopo da Sirio Antonacci, che andava a caccia nella zona con un amico. Era un “motore radiale, spesso chiamato anche motore stellare, a combustione interna nel quale i cilindri sono disposti secondo linee radiali, intorno all’albero motore”.

Nel 1982, quindi più di 20 anni dopo, sempre Antonacci andò di nuovo a cercare quel motore con un gruppo di compaesani. La giornata fu immortalata in una foto che Antonacci, che ha 82 anni, conserva ancora come una reliquia e di recente l’ha postata su Fb suscitando di nuovo interrogativi e curiosità su quel misterioso episodio di oltre 65 anni fa.