L'orso marsicano Juan Carrito

L'ORSO MORTO

Carrito, spirito libero: "Aveva recuperato la sua normalità e non era finito in una gabbia"

Il Parco nazionale d'Abruzzo Lazio e Molise interviene con una lunga nota sulla dinamica dell'incidente, la sicurezza, le responsabilità sulla gestione e individua la lezione da trarre: "Dobbiamo riflettere sulla nostra incapacità di riconoscere che non siamo i padroni della terra"

PESCASSEROLI. "Carrito è morto da orso libero, quello per cui ci siamo battuti strenuamente fin da quando aveva iniziato a manifestare i suoi comportamenti sopra le righe nella Valle del Giovenco poco dopo essersi separato dal suo nucleo familiare con mamma Amarena e i suoi tre fratelli. Quello che invece non dobbiamo perdere è la lezione che ci deve venire da questa storia. Carrito è il testimone della nostra incapacità di riconoscere che non siamo i padroni della terra e che per coesistere con le altre specie bisogna conoscere, perché dalla conoscenza viene la consapevolezza delle scelte e la responsabilità delle stesse, piccole e grandi. Ma tutto questo bisogna prima di tutto volerlo, rinunciando, se serve, al nostro egoismo. Bisogna avere il coraggio di fare scelte, spesso impopolari, ma che alla lunga premiano". E' il Parco nazionale d'Abruzzo Lazio e Molise a intervenire tre giorni dopo la morte dell'orso-simbolo d'Abruzzo - travolto da un'auto sulla Statale 17 vicino a Castel di Sangro - e dopo soprattutto le tante parole e i commenti che sono stati spesi e che sono confluiti anche in un esposto.

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Il Parco in una lunga nota chiarisce la dinamica dell'incidente, spiega ciò che in questi anni è stato fatto per migliorare le condizioni di sicurezza sulle strade e si prende la responsabilità di aver fatto scelte anche apparentemente impopolari grazie anche alle quali, sostiene, "Carrito aveva recuperato una “normalità” invece di finire rinchiuso in una gabbia".

L'INCIDENTE. Carrito è morto sulla Statale 17, tra Castel di Sangro e Roccaraso, dove prima di lui  erano rimasti uccisi altri due orsi e altri due erano stati feriti senza conseguenze. "Nessuno di quegli orsi aveva il comportamento confidente di Carrito", sottolina il Pnalm, "a dimostrazione che Carrito non è morto perché era Carrito, ma perché, come tutti gli altri orsi era libero di muoversi".

Sulla Statale 17 il Parco ha avviato un progetto per migliorare le condizioni di sicurezza e educare i guidatori a moderare la velocità, "nonostante la strada sia fuori dai confini del Parco". Si chiama Progetto Life Safe Crossing, portato avanti in collaborazione con Salviamo l’Orso e il Wwf: è stato realizzato il primo lotto per la messa in sicurezza, con una recinzione metallica di 1100 metri per invitare la fauna ad utilizzare i sovrappassi e i sottopassi esistenti. "Purtroppo, su quella strada ci sono molti tratti da mettere in sicurezza e anche complessi perché ci sono strade e abitazioni", riprende la nota che si sofferma sulla dinamica dell'incidente: "Carrito è saltato in mezzo alla carreggiata sebbene il sottopasso fosse a soli 10 metri".

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LE RESPONSABILITA' . "Noi", sottolinea il Parco, "nel sistema che si è fatto carico di gestire Carrito in questi anni, la nostra responsabilità di scelte apparentemente impopolari, la dissuasione, la continua richiesta di non alimentare Carrito con cibo facile e gestire meglio i rifiuti, gli appelli a non farlo diventare un trofeo da social, ce la siamo presa, insieme ai rischi di possibili incidenti con le persone e gli indennizzi alle attività economiche. È anche grazie a queste scelte se Carrito aveva recuperato una “normalità” che gli ha permesso di girare libero invece di finire rinchiuso in una gabbia, dove di sicuro non avrebbe rischiato l’investimento, ma non sarebbe mai più stato Carrito, simbolo di libertà e di coesistenza possibile".

IL PRESIDENTE. "Ci rammarichiamo di tutte le polemiche sterili di questi giorni", aggiunge il presidente del Pnalm Giovanni Cannata intervenendo anche a nome del personale che in questi anni ha lavorato per Carrito: "Il Parco ha garantito ogni sforzo possibile, soprattutto fuori dai suoi confini, per monitorare gli orsi, per garantire ai cittadini indennizzi e misure di prevenzione e supportare tutte le Istituzioni e associazioni affinché si lavorasse insieme per la conservazione di una specie unica al mondo. Ringrazio tutti coloro che si sono adoperati per la tutela di Carrito e i cittadini che in maniera silenziosa e proattiva hanno creduto nella nostra battaglia".

"Juan Carrito è stato un amico di tutti i cittadini - afferma il presidente della Comunità del Parco, Antonio Di Santo, "ed ognuno di noi ha sperato che potesse farcela a restare libero, con addosso quella libertà che lui tanto amava e che la rete di cittadini ed Istituzioni ha provato a proteggere. Spero che Carrito possa insegnare a tutti quanto sia importante considerare gli animali selvatici con rispetto e non come fenomeni da baraccone. Carrito merita questo, per quello che è stato e per quello che rappresenterà da oggi in poi: un ambasciatore di quel mondo selvaggio che è costretto a vivere con noi umani e a cui ognuno di noi dovrà imparare a rapportarsi con il dovuto rispetto e la dovuta responsabilità".