Casa Santa, nuova gestione Si teme per il futuro

Il Comune non paga i canoni di affitto (70mila euro annui) da tre mesi E D’Alfonso punta su un unico ente assistenziale regionale

SULMONA. Passaggio di consegne sabato fra l’organismo straordinario uscente e quello entrante di gestione della Casa Santa dell’Annunziata. L’ente di beneficenza sulmonese, il più antico d’Italia (fondato nel 1320 e con la prima delle tremila pergamene risalente al 1253), rischia ora di perdere definitivamente la propria autonomia, venendo gestito da persone di fuori città.

Il timore è che vada perso l’incalcolabile patrimonio della Casa Santa, che comprende il complesso monumentale dell’Annunziata, decine di immobili e terreni anche fuori dalla provincia. La riforma delle Ipab (gli enti assistenziali) è stata avviata nel 2011 dalla Regione. L’anno successivo il pressing della politica locale è riuscito a mantenere la sede cittadina autonoma rispetto a quella dell'Aquila, ma ora la nuova giunta regionale ha rimesso mano ai nuovi consigli di amministrazione, escludendo i rappresentanti sulmonesi che ricoprivano l’incarico gratuitamente fino a sabato. In bilancio il patrimonio è valutato per difetto sui 13 milioni di euro, comprendendo anche la casa di riposo Santa Chiara, coi suoi 25 dipendenti (per 580mila euro di stipendi annui) e i suoi 40 ospiti (per 470mila euro di rette).

Uscite maggiori delle entrate, quindi, che hanno imposto tagli, fra cui la luce del campanile spenta da questa estate e l’orologio fermo alle due. Il simbolo da 700 anni dell’attività di assistenza e beneficenza cittadina potrebbe ora finire nel calderone dell’unico ente assistenziale regionale a cui starebbe lavorando la giunta D’Alfonso, come denunciato giorni fa da Paolo Di Mascio, uno dei membri sulmonesi uscenti. Un passaggio che imporrà anche una diversa gestione del patrimonio, attualmente occupato abusivamente dal Comune di Sulmona. Da più di tre mesi, precisamente dal 6 luglio, Palazzo San Francesco non paga più un euro dei 70mila annui per l’affitto dei musei cittadini, dell’auditorium, dei locali dell’ufficio turistico e della cappella di Cristo, che spesso viene subaffittata per mostre e esposizioni. La vicenda di imbarazzo istituzionale era stata denunciata da Luigi Di Massa, già presidente dell’ente, che si era limitato a scrivere una lettera di cortesia agli uffici comunali. Ora, invece, si potrebbe passare dalle semplici comunicazioni alle carte bollate del tribunale per recuperare gli affitti arretrati e i locali ancora in uso al Comune. il sindaco Peppino Ranalli, però, ha già detto che in bilancio non ci sono i 70mila euro necessari per rinnovare il contratto ventennale scaduto questa estate. Nel frattempo il campanile resta spento da luglio e l’orologio fermo, simbolo di una città non al passo col tempo.

Federica Pantano

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