«Case B e C da rinforzare»
Manfredi (Reluis): non basta riparare i danni.
L’AQUILA. Case B e C da rinforzare per evitare i danni del passato e controlli incrociati alla ricerca di eventuali «pratiche fantasma». In tutto saranno esaminati 9mila perizie entro un mese. È l’obiettivo della Rete dei laboratori universitari di ingegneria sismica (Reluis) presieduta dal professor Gaetano Manfredi, ingegnere esperto nel settore dell’ingegneria sismica: «Ma non chiamateci poliziotti».
I controlli confrontano i dati dei rilievi delle agibilità con quelli delle pratiche presentate per capire se e quanti proprietari di case B e C mancano all’appello.
Quali sono le priorità?
«Nel caso del terremoto dell’Aquila si sta lavorando in maniera innovativa. Nella ricostruzione leggera per la prima volta si consente di effettuare interventi di rafforzamento sismico, quindi oltre che riparare i danni, si migliora la sicurezza degli edifici. Per questo è necessario che i tecnici presentino progetti strutturali. Il compito di Reluis è valutare, verificare che i progetti siano corretti e seguano la nuova normativa sismica in vigore dal 1º luglio dopo il sisma».
Come analizzate i progetti?
«Verificare che i progetti siano corretti è importante perché lo stesso terremoto ha dimostrato che interventi di riparazione non opportuni hanno determinato una grande vulnerabilità degli edifici che sono crollati o hanno subìto danni gravi. Noi cerchiamo di evitare che ciò avvenga in futuro».
Cosa risponde alle sollecitazioni del sindaco Massimo Cialente circa la necessità di accelerare i tempi del disbrigo pratiche?
«Noi abbiamo una struttura all’Aquila costituita da 30 ingegneri esperti di ingegneria sismica che arrivano da tutta Italia come contributo delle università. Quindi la Reluis è dotata delle migliori competenze per svolgere questa attività. Mediamente esaminiamo una pratica in 15 giorni dalla presentazione. A oggi abbiamo completato la valutazione di tutte quelle presentate prima del picco legato alla scadenza del 19 dicembre, quando in una settimane sono stati presentati 3mila progetti. Su sollecitazione del sindaco stiamo rinforzando ancora di più la nostra struttura affinché anche questi 3mila progetti vengano esaminati in tempi rapidi. Abbiamo aumentato a 35 il numero di persone».
Che rapporto avete con gli ordini professionali e gli studi tecnici del posto?
«La nostra funzione è quella di dare un supporto ai tecnici in collaborazione con ordini e collegi professionali. Nel nostro sito ci sono linee guida, esempi, software di calcolo liberi a tutti oltre ai quesiti dei tecnici per aiutarli a svolgere al meglio il loro lavoro e fino a oggi c’è stata una grande collaborazione. Le pratiche? Nostro obiettivo è completare la valutazione delle pratiche entro la prima settimana di febbraio. Insieme alla nostra valutazione tecnica c’è poi la valutazione economica del Cineas che valuta la congruità dei costi. Con i due pareri positivi il Comune delibera il contributo definitivo. Delle pratiche esaminate sono stati concessi finora circa 2mila contributi definitivi. In tempi rapidi si stanno perfezionando tutti i contributi definitivi che consentono il finanziamento della banca».
Con quali forze si può soddisfare la grande richiesta di progettazione?
«È chiaro che per la comunità tecnica aquilana è un impegno straordinario dare una risposta a questa massa di progettazione. È indubbio che inizialmente ci sono state difficoltà perché c’era necessità di una maggiore organizzazione e questo ha determinato tempi più lunghi. Dobbiamo considerare che per fare un progetto e farlo bene ci vuole del tempo. I cittadini devono capirlo».
Come spiega l’affollamento di progetti in una settimana?
«Le 3mila pratiche in una settimana rappresentano una consuetudine tipicamente italiana. Si attende sempre l’ultimo momento per presentare le pratiche. Lo dimostrano i picchi alle scadenze poi prorogate».
Si dibatte sul tema della ricostruzione edile leggera e pesante. Come va affrontata?
«La ricostruzione dell’Aquila è un problema nazionale e per poter dare una risposta concreta ci vogliono le energie di tutta Italia sia in termini di competenza tecnica, sia di capacità di impresa partendo dagli aquilani. Immaginare di poter ricostruire una città solo con l’energia degli aquilani non è nell’interesse degli stessi aquilani».
In queste perizie che avete ricevuto avete riscontrato anomalie?
«Valutiamo anche che vi sia congruenza tra i danni evidenziati dalle perizie fotografiche e gli interventi previsti. In alcuni casi se le richieste sono eccessive rispetto al danno reale chiediamo un’integrazione ai tecnici. Lo facciamo per evitare che ci siano degli abusi ma soprattutto per tutelare i cittadini e i tecnici seri che in questo modo sono garantiti dall’avere un iter molto rapido».
Qualcuno vi rimprovera il fatto di non essere tecnici del posto e quindi di non conoscere il territorio in maniera adeguata.
«Noi operiamo con persone che sono fisse all’Aquila e conoscono bene la realtà da subito dopo il terremoto. Capiscono le problematiche e hanno una conoscenza molto dettagliata della situazione».
E sulle accuse di ritardi nel vostro lavoro?
«Noi abbiamo lavorato prima nella valutazione delle agibilità e poi affiancato il provveditorato e gli enti locali nella messa in sicurezza delle scuole. Ci stiamo dedicando alle pratiche per la ricostruzione dal 1º settembre. Da allora abbiamo messo a punto la documentazione tecnica, indicato le linee guida utilizzate dai tecnici oltre alle operazioni di istruttoria di circa 6mila pratiche. Credo che abbiamo fatto un buon lavoro, ma naturalmente tutto si può migliorare e siamo disposti ad accogliere eventuali suggerimenti. Lavoriamo anche il sabato e la domenica e facciamo i turni. Diamo appuntamenti ai tecnici e quindi con una funzione di front-office. Cerchiamo di trasferire la nostra competenza di ingegneri sismici ai tecnici locali. La nostra struttura non ha fini di lucro e non svolge attività professionale privata».


I controlli confrontano i dati dei rilievi delle agibilità con quelli delle pratiche presentate per capire se e quanti proprietari di case B e C mancano all’appello.
Quali sono le priorità?
«Nel caso del terremoto dell’Aquila si sta lavorando in maniera innovativa. Nella ricostruzione leggera per la prima volta si consente di effettuare interventi di rafforzamento sismico, quindi oltre che riparare i danni, si migliora la sicurezza degli edifici. Per questo è necessario che i tecnici presentino progetti strutturali. Il compito di Reluis è valutare, verificare che i progetti siano corretti e seguano la nuova normativa sismica in vigore dal 1º luglio dopo il sisma».
Come analizzate i progetti?
«Verificare che i progetti siano corretti è importante perché lo stesso terremoto ha dimostrato che interventi di riparazione non opportuni hanno determinato una grande vulnerabilità degli edifici che sono crollati o hanno subìto danni gravi. Noi cerchiamo di evitare che ciò avvenga in futuro».
Cosa risponde alle sollecitazioni del sindaco Massimo Cialente circa la necessità di accelerare i tempi del disbrigo pratiche?
«Noi abbiamo una struttura all’Aquila costituita da 30 ingegneri esperti di ingegneria sismica che arrivano da tutta Italia come contributo delle università. Quindi la Reluis è dotata delle migliori competenze per svolgere questa attività. Mediamente esaminiamo una pratica in 15 giorni dalla presentazione. A oggi abbiamo completato la valutazione di tutte quelle presentate prima del picco legato alla scadenza del 19 dicembre, quando in una settimane sono stati presentati 3mila progetti. Su sollecitazione del sindaco stiamo rinforzando ancora di più la nostra struttura affinché anche questi 3mila progetti vengano esaminati in tempi rapidi. Abbiamo aumentato a 35 il numero di persone».
Che rapporto avete con gli ordini professionali e gli studi tecnici del posto?
«La nostra funzione è quella di dare un supporto ai tecnici in collaborazione con ordini e collegi professionali. Nel nostro sito ci sono linee guida, esempi, software di calcolo liberi a tutti oltre ai quesiti dei tecnici per aiutarli a svolgere al meglio il loro lavoro e fino a oggi c’è stata una grande collaborazione. Le pratiche? Nostro obiettivo è completare la valutazione delle pratiche entro la prima settimana di febbraio. Insieme alla nostra valutazione tecnica c’è poi la valutazione economica del Cineas che valuta la congruità dei costi. Con i due pareri positivi il Comune delibera il contributo definitivo. Delle pratiche esaminate sono stati concessi finora circa 2mila contributi definitivi. In tempi rapidi si stanno perfezionando tutti i contributi definitivi che consentono il finanziamento della banca».
Con quali forze si può soddisfare la grande richiesta di progettazione?
«È chiaro che per la comunità tecnica aquilana è un impegno straordinario dare una risposta a questa massa di progettazione. È indubbio che inizialmente ci sono state difficoltà perché c’era necessità di una maggiore organizzazione e questo ha determinato tempi più lunghi. Dobbiamo considerare che per fare un progetto e farlo bene ci vuole del tempo. I cittadini devono capirlo».
Come spiega l’affollamento di progetti in una settimana?
«Le 3mila pratiche in una settimana rappresentano una consuetudine tipicamente italiana. Si attende sempre l’ultimo momento per presentare le pratiche. Lo dimostrano i picchi alle scadenze poi prorogate».
Si dibatte sul tema della ricostruzione edile leggera e pesante. Come va affrontata?
«La ricostruzione dell’Aquila è un problema nazionale e per poter dare una risposta concreta ci vogliono le energie di tutta Italia sia in termini di competenza tecnica, sia di capacità di impresa partendo dagli aquilani. Immaginare di poter ricostruire una città solo con l’energia degli aquilani non è nell’interesse degli stessi aquilani».
In queste perizie che avete ricevuto avete riscontrato anomalie?
«Valutiamo anche che vi sia congruenza tra i danni evidenziati dalle perizie fotografiche e gli interventi previsti. In alcuni casi se le richieste sono eccessive rispetto al danno reale chiediamo un’integrazione ai tecnici. Lo facciamo per evitare che ci siano degli abusi ma soprattutto per tutelare i cittadini e i tecnici seri che in questo modo sono garantiti dall’avere un iter molto rapido».
Qualcuno vi rimprovera il fatto di non essere tecnici del posto e quindi di non conoscere il territorio in maniera adeguata.
«Noi operiamo con persone che sono fisse all’Aquila e conoscono bene la realtà da subito dopo il terremoto. Capiscono le problematiche e hanno una conoscenza molto dettagliata della situazione».
E sulle accuse di ritardi nel vostro lavoro?
«Noi abbiamo lavorato prima nella valutazione delle agibilità e poi affiancato il provveditorato e gli enti locali nella messa in sicurezza delle scuole. Ci stiamo dedicando alle pratiche per la ricostruzione dal 1º settembre. Da allora abbiamo messo a punto la documentazione tecnica, indicato le linee guida utilizzate dai tecnici oltre alle operazioni di istruttoria di circa 6mila pratiche. Credo che abbiamo fatto un buon lavoro, ma naturalmente tutto si può migliorare e siamo disposti ad accogliere eventuali suggerimenti. Lavoriamo anche il sabato e la domenica e facciamo i turni. Diamo appuntamenti ai tecnici e quindi con una funzione di front-office. Cerchiamo di trasferire la nostra competenza di ingegneri sismici ai tecnici locali. La nostra struttura non ha fini di lucro e non svolge attività professionale privata».