Cialente: Chiodi si muova per le macerie

Il sindaco dopo l'ordinanza che boccia l'ex Teges lancia un appello a Chiodi: "Agiamo in fretta o addio ricostruzione, un anno senza sapere dove mettere le macerie significa bloccare tutto"

L'AQUILA. «Chiodi», dice Cialente, «adesso deve fare presto. Un anno senza sapere dove mettere le macerie significa bloccare tutto, stop, chiuso per ferie». L'ordinanza del Tar che ha accolto il ricorso contro la scelta del sito ex Teges per lo smaltimento ha l'effetto di una deflagrazione.

LA PREOCCUPAZIONE. Dalle parole del sindaco Massimo Cialente emerge tutta la preoccupazione per una decisione che è destinata ad avere effetti inimmaginabili con ripercussioni inevitabili sul processo di rimozione e quindi direttamente sulla ricostruzione pesante. Il primo effetto è il rinvio di una conferenza dei servizi inizialmente prevista per la giornata di oggi proprio alla Regione sul progetto dell'ex Teges. Politici e tecnici sono balzati dalla sedia quando hanno letto l'ordinanza. «Dovremo convocare immediatamente una riunione», dice ancora Cialente, «leggere bene una sentenza che non ci aspettavamo e capire. L'idea di stare un anno con le macerie non raccolte mi fa pensare che potremmo anche mettere un grande cartello "chiuso per ferie". Senza raccogliere le macerie e senza un sito dove lavorarle e collocarle non parte la ricostruzione, questo dev'essere chiaro a tutti. Proprio adesso che stavamo facendo un grande sforzo con la rimozione nelle frazioni, tra cui Paganica, arriva questa decisione che fa diventare tutto insostenibile. Una soluzione si dovrà trovare al più presto. Si tratta di un atto del commissario che fu ponderato con molta attenzione. Insomma, bisogna capire bene come agire a fronte di questa novità che non ha nulla di positivo. Noi, per la raccolta dei materiali derivanti da crolli e demolizioni, avevamo preparato diverse linee di lavorazione. E proprio adesso, nel momento in cui il meccanismo si era sbloccato, tutto rischia di nuovo di fermarsi».

I POSSIBILI EFFETTI. In attesa di ottobre (udienza di merito) l'ordinanza del Tar ha una sua immediata esecutività. La sospensiva vale dal momento in cui viene adottata ma soltanto a pensare i possibili effetti che potrebbe dispiegare il no del Tar all'occupazione dell'ex Teges vengono i brividi. Teoricamente potrebbe essere richiesto il ripristino della situazione di quell'area com'era prima, quindi senza le macerie. Il che significherebbe spostare di nuovo le migliaia di tonnellate di materiali già depositati. In secondo luogo l'impianto di trattamento mobile, il cosiddetto trituratore, dovrebbe essere trasferito altrove. Con la doppia conseguenza legata non soltanto al blocco dell'attività ma anche agli enormi costi da sostenere per ripristinare il sito com'era.

PERCHE' È SUCCESSO. Il pronunciamento del Tar suona come una bocciatura al sistema delle procedure d'urgenza e, per estensione, al meccanismo agganciato alle ordinanze e alle successive proroghe di provvedimenti presi ai tempi dell'emergenza e poi inevitabilmente destinati a sforare le scadenze.

© RIPRODUZIONE RISERVATA