Crolli per il sisma, ridotta la pena al padre-progettista

Diego De Angelis aveva diretto la ristrutturazione dei lavori del palazzo in via Rossi. Tra le 17 vittime anche la figlia. In appello la condanna passa da tre anni di reclusione a un anno e 11 mesi

L'AQUILA. Un anno e 11 mesi di reclusione per omicidio colposo, disastro colposo e lesioni personali colpose gravi per l'ingegnere aquilano Diego De Angelis nel processo d'appello, all' Aquila, per il crollo in via generale Francesco Rossi - durante il sisma del 2009 - in cui morirono 17 persone, tra cui la figlia Jenny, studentessa.

La sentenza d'appello è in parziale riforma di quella di primo grado, del 2012, di condanna a tre anni di reclusione, oltre cinque di interdizione dai pubblici uffici.

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De Angelis era imputato come direttore dei lavori di un intervento di ristrutturazione dell'edificio fatto nel 2000. Contestata la mancata verifica strutturale del palazzo.

L'ingegnere abitava nel palazzo crollato ma la notte del 6 aprile 2009 si salvò.

All'epoca la sua condanna fu la prima in assoluto tra oltre 200 filoni di indagine aperti nella maxi inchiesta scattata subito dopo il terremoto del 2009 da parte della procura della Repubblica dell' Aquila.

La pena principale per Diego De Angelis oggi è stata ridotta e sospesa, non ci sono pene accessorie, quindi l'interdizione dai pubblici uffici.

Sempre in primo grado altri due imputati, Davide De Angelis e Angelo Esposito, erano stati assolti con formula piena, assoluzioni sulle quali non c’era stato appello.

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