Dal castello al Mef, la carriera di Rivera 

Alessandro, rampollo della famiglia nobile aquilana, nominato direttore generale. È il posto che Draghi ricoprì negli anni 90

L’AQUILA. Il suo avo più antico di cui si trovano tracce nella storia della città è Pietro, signore di Collimento e discendente da Oderisio, detto Riviera, capitano di Federico II di Svevia. La sua, è una famiglia nobile che stabilì all’Aquila fin dalla sua fondazione, occupandone le cariche più importanti. Ora un altro Rivera, dopo Giuseppe fondatore della Società abruzzese di Storia Patria (1888), lo storico Cesare, e Vincenzo, botanico, intellettuale tra i firmatari del manifesto antifascista nel 1925, membro dell’Assemblea Costituente, deputato della prima (1948-1953) e della terza (1958-1963) legislatura, co-fondatore e primo rettore dell’Università dell’Aquila, assurge a un ruolo di primissimo piano.
AI VERTICI DEL MEF. Si tratta di Alessandro, appena nominato direttore generale del ministero dell’Economia. Rivera, fino a ieri responsabile del dipartimento banche del Tesoro, ha battuto la concorrenza di Angelo Guglielmi, dirigente di Mediobanca gradito al M5S, e di Marcello Minenna, dirigente Consob ed ex assessore al Comune di Roma nella giunta di Virginia Raggi.
CHI È. Nato a L’Aquila 48 anni fa, Alessandro Rivera è il nuovo direttore generale del Ministero dell’Economia, un ruolo chiave per la politica economica dei governi e poltrona di primissimo piano per i Grand commis (alti funzionari) dello Stato. Un incarico, quello al quale è stato chiamato Alessandro Rivera, ricoperto dal 1991 al 2001 dall’attuale presidente della Bce ed ex Governatore di Bankitalia, Mario Draghi. Su quella stessa sedia si sarebbero poi succeduti Domenico Siniscalchi e Vittorio Grilli, saliti poi entrambi nel gradino più alto di ministro dell’Economia. Prende il posto di Vincenzo La Via, che dopo sei anni in questo ruolo chiave, ha lasciato a maggio l’incarico, si ipotizza, per tornare alla Banca Mondiale.
IL RETROSCENA. Dopo settimane di trattative e tensioni tra le due anime della maggioranza leghista-pentastellata, è arrivata la madre di tutte le nomine. Al termine di un nuovo vertice fra il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il vice premier Luigi Di Maio e il sottosegretario alla Presidenza Giancarlo Giorgetti, è stato raggiunto l’accordo sul nome di Fabrizio Palermo come amministratore delegato della Cassa depositi e prestiti. Una designazione, quella di Palermo, assai gradita al M5S e in particolare a Davide Casaleggio. Il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, invece, avrebbe preferito Dario Scannapieco, attuale vice presidente della Bei che, secondo le indiscrezioni, aveva raccolto anche il gradimento del presidente della Bce Mario Draghi e del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Una nomina che Di Maio ha giudicato troppo istituzionale e poco adatta al ruolo di primo piano che il governo giallo-verde intende far svolgere alla Cdp, come banca di investimenti a servizio del Paese. Nello schema di Tria il nome di Fabrizio Palermo (che attualmente alla Cdp ricopre la carica di direttore finanziario) era destinato alla funzione di direttore generale istituita per l’occasione. Su questo schema, però, non è stato facile trovare l’intesa. I pentastellati insistevano su Palermo e alla fine l’hanno spuntata. In cambio Tria ha ottenuto mano libera sulla nomina del direttore generale del ministero dell’Economia. E la scelta è caduta su Alessandro Rivera.
LA CARRIERA. Rivera è entrato nel ministero di via XX Settembre poco meno di vent’anni fa. Fino a giovedì è stato il responsabile della Direzione IV, quella che si occupa di sistema bancario e finanziario e degli affari legali. Una carriera costruita sull’impegno, lontano dai riflettori, lontano da eventi mondani e con il passo lungo di chi, dice chi lo conosce, ama le maratone.
I PARENTI. È fratello di Vincenzo, già consigliere comunale del Partito democratico ed ex capo di gabinetto di Ottaviano Del Turco, ex presidente della Regione Abruzzo. Attualmente Vincenzo Rivera ricopre il ruolo di direttore generale della Regione a guida D’Alfonso. IL CURRICULUM. La stampa internazionale si è occupata di Alessandro Rivera in diverse occasioni, sottolineandone il ruolo positivo nel bel mezzo della crisi economico-finanziaria peggiore, a partire dal dopoguerra. È stato sempre lui a guidare il team che si è occupato della stesura dei cosiddetti «Tremonti bond», le obbligazioni emesse dalle banche sane e sottoscritte dal ministero. Si è occupato anche del progetto europeo di freno allo short selling, la vendita allo scoperto di titoli non direttamente posseduti dal venditore, ma prestati da un fornitore. Rivera è stato anche nominato dal Mef presidente della Società per la gestione dell’attivo (Sga), la società, controllata al 100% dal ministero nata dal crac del vecchio Banco di Napoli, che ora ha tra i compiti la gestione dei crediti deteriorati delle banche venete (Vicenza e Veneto Banca) messe in liquidazione ed è nel board di Cassa depositi e prestiti, in rappresentanza, appunto, dell’azionista di controllo della società.
LA DIMORA DI FAMIGLIA. Ogni aquilano conosce il “Castello” Rivera, a San Sisto, e la sua inconfondibile torre smerlata. L’edificio fu costruito alla fine del XVI secolo ed è stato gravemente danneggiato dal terremoto del 2009. Ora, il parco circostante, dopo i lavori di recupero, è tornato a ospitare eventi culturali.
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