l'inchiesta aquila nera

Dall'Aquila blitz contro i neofascisti di Ordine Nuovo: 14 arresti, otto sono abruzzesi

I carabinieri dei Ros stanno eseguendo gli ordini di cattura firmati dalla magistratura aquilana in tutta Italia per ipotesi di reato legate al terrorismo. Trentuno gli indagati: "Progettavano attentati contro obiettivi istituzionali"

L'AQUILA. Blitz antiterrorismo dei carabinieri del Ros: 14 gli arresti in corso di esecuzione in varie regioni italiane su disposizione della magistratura dell'Aquila nei confronti di un gruppo clandestino che, richiamandosi agli ideali del disciolto movimento neofascista «Ordine Nuovo», progettava «azioni violente contro obiettivi istituzionali». Dei 14 arrestati, otto sono abruzzesi. Due arresti sono stati compiuti nel capoluogo regionale: si tratta di Pietro Mastrantonio di 40 anni, e Monica Malandra (ai domiciliari) di 42, entrambi residenti alle case Map di Collebrincioni. Altri due arresti sono stati eseguiti a Montesilvano, quello di Stefano Manni, 48 anni, ex carabiniere, considerato il leader del gruppo e la moglie Marina Pellati. In carcere sono finiti anche Luca Infantino, nato e residente a Legnano, Emanuele Pandolfina del Vasto, palermitano residente a Pescara, Franco Montanaro, residente a Roccamorice (Pe), Franco La Valle, ex fruttivendolo nato e residente a Chieti, Maria Grazia Callegari, residente a Pino Torinese,  Franco Grespi e Ornella Garoli, entrambi residenti a Gorizia e Katia De Ritis, residente a Lanciano. Ai domiciliari anche Marco Pavan, residente nel Padovano, e  Luigi Di Menno Di Bucchianico, residente a Villamagna nel Chietino.

Tra gli indagati anche il novantatreenne Rutilio Sermonti che aveva un ruolo di indirizzo ideologico, in particolare di «estensore di una nuova costituzione repubblicana basata su un ordine costituzionale di ispirazione marcatamente fascista», residente nella provincia di Ascoli Piceno, ex aderente a Ordine Nuovo.

ECCO L'ELENCO COMPLETO DI ARRESTATI E INDAGATI

Stefano Manni, nato ad Ascoli Piceno nel 1966, residente a Montesilvano (Pescara); Marina Pellati, nata a Varese nel 1965, residente a Montesilvano; Piero Mastrantonio, nato a L'Aquila nel 1973, residente al Progetto Case di Collebrincioni (L'Aquila); Monica Malandra, nata a L'Aquila nel 1972, residente al Progetto case di Collebrincioni (L'Aquila); Emanuele Lo Grande Pandolfina Del Vasto, nato a Palermo nel 1951, residente a Pescara; Franco Montanaro, nato a Roccamorice nel 1968 e lì residente; Franco La Valle, nato a Chieti nel 1963 e lì residente; Luca Infantino, nato a Legnano (Milano) nel 1981 e lì residente; Maria Grazia Callegari nata a Venezia nel 1957, residente a Pino Torinese; Franco Grespi, nato a Milano nel 1962 e residente a Gorizia; Ornella Carolina Regina, nata a Milano nel 1961 e residente a Gorizia; Marco Pavan, nato a Mirano nel 1984 e residente a Piombino Dese (Padova); Katia De Ritis, nata a Lanciano nel 1957 e lì residente; Luigi Di Menno Di Bucchianico, nato a Lanciano nel 1967 e residente a Villamagna; Rutilio Sermonti, nato a Roma nel 1921 e residente a Colli del Tronto; Mario Mercuri, nato a Petritoli (Ascoli Piceno) nel 1939 e residente a Colli del Tronto (Ascoli Piceno); Valerio Ronchi, nato a Mariano Comense (Como) nel 1966 e residente ad Arosio; Giuseppa Caltagirone, nata a Casteldaccia (Padova) nel 1961 e residente ad Arosio (Como); Cristian Masullo, nato a Palmanova (Udine) nel 1973 e residente a Udine; Fabrizio D'Aloisio, nato a Roma nel 1964 e residente a Fara in Sabina (Rieti); Anna Maria Scarpetti, nata a Roma nel 1953 e lì residente; Annamaria Santoro, nata a Torino nel 1967 e residente a Moncalieri; Serena Vecchiatini, nata a Codigoro (Venezia) nel 1979 e residente in Germania; Barbara Bottinelli, nata a La Spezia nel 1964 e lì residente; Gianni Lisetto, nato a Pasiano di Pordenone (Udine) nel 1964 e residente a La Spezia; Nicola Trisciuoglio, nato a Napoli nel 1961 e lì residente; Daniela Bugatti, nata a Milano nel 1960 e lì residente; Loredana Bianconi, nata a Roma nel 1964 e lì residente; Francesco Gallerani, nato a Castelmassa (Padova) nel 1954 e lì residente; Marcello De Dominicis, nato a Penne nel 1976 e residente a Pianella; Monica Copes, nata a Varese nel 1978 e lì residente; Luigi Nanni, nato a Caracas nel 1966 e residente a Canosa Sannita (Chieti); Giovanni Mario Pilo, nato a Olbia (Sassari) nel 1958 e residente a Oschiri; Antonio Esposito, nato a Castellamare di Stabia (Napoli) nel 1963 e lì residente; Marco Cirronis, nato a Cagliari nel 1978 e residente a Oristano; Alberto Bernasconi, nato a Como nel 1990 e residente a Solbiate (Como); Tiziana Agnese Mori, nata a Pavia nel 1968 e residente a Giussago (Pavia); Giovanni Trigona, nato a Palermo nel 1965 e residente a Lodi; Marianna Muzzarelli, nata a Modena nel 1971 e residente a Maranello; Maria Grazia Rapagnetta, nata a Civitavecchia nel 1965 e lì residente con il nome di Maria Grazia Santi Zuccari; Miroslawa Legerska, nata a Cadca (Slovacchia) nel 1986; Giovanni Amorelli, nato a Gorizia nel 1976 e residente a Venezia; Maurizio Gentile, nato a Roma nel 1961 e residente a Gorizia.

L'INDAGINE

La conferenza stampa è stata aperta dal Procuratore Capo dell'Aquila, Fausto Cardella, che ha voluto ringraziare il grande lavoro  fatto da alcuni membri della Polizia Giudiziaria che è stato possibile inserire tra gli indagati grazie a una normativa del 2006, applicata per la prima volta: "Spero che il nome di questi uomini non venga mai conosciuto, hanno fatto un'indagine straordinaria". Il Procuratore ha poi elogiato le grandi competenze tecnologiche dei Ros dei carabinieri, che hanno consentito di ascoltare conversazioni e messaggi digitali che gli indagati ritenevano "sicure", peraltro mantenendo i costi delle intercettazioni stesse entro importi molto contenuti, nonostante che l'attività sia durata per quasi due anni.

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La maxi-inchiesta nasce da un'attività investigativa avviata dai Ros dei carabinieri e nel 2013 e seguita personalmente dal procuratore Fausto Cardella e dal pubblico ministero Antonietta Picardi. Nel mirino c'era un'associazione clandestina denomninata 'Avanguardia ordinovista' che, "richiamandosi agli ideali del siciolto movimento neofascista "Ordine Nuovo", progettava azioni di terrorismo contro Prefetture, Questure e uffici di Equitalia, per poi ipotizzare un salto di qualità legale con la partecipazione di una propria lista alle elezioni. Nel mirino c'erano anche attentati a uomini politici non doitati di scorta, ritenuti quindi obiettivi facili da colpire. Il gruppo si era attivato nella ricerca di armi su più canali: c'erano contatti per acquistarne in Slovenia, mentre una rapina ai danni di un collezionista è stata sventata   tempestivamente da un intervento dei carabinieri. Un'altra dotazione di armi veniva da un deposito sotterrato dalla prima guerra mondiale. I nomi emersi finora sono quelli di Stefano Manni, uno dei leader nonchè ex carabiniere, e Rutilio Sermonti, ex di Ordine Nuovo, nonché noto scrittore e pittore, uno degli intellettuali più in vista dell'estrema destra.

Nell'ordinanza di custodia cautelare si contestano i reati di associazione con finalità di terrorismo o di eversione dell'ordine democratico ed associazione finalizzata all'incitamento, alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi. Contestualmente agli arresti sono in corso delle perquisizioni a carico di altri 31 indagati. Al centro delle indagini del Ros, riferiscono gli investigatori, un gruppo che sulle orme di «Ordine Nuovo» aveva messo in cantiere azioni violente nei confronti di «obiettivi istituzionali», utilizzando i social network come «strumenti di propaganda eversiva». I carabinieri hanno anche documentato i ripetuti tentativi degli indagati di reperire armi, tramite una rapina già pianificata o mediante approvvigionamenti all'estero.

L'ORGANIZZAZIONE

Capo dell'organizzazione è ritenuto Stefano Manni, nato ad Ascoli il 19 luglio 1966 e residente a Montesilvano (Pescara). Manni vanta un legame di parentela con Gianni Nardi, terrorista neofascista che negli anni Settanta, insieme a Stefano Delle Chiaie, Giancarlo Esposti e Salvatore Vivirito, era uno dei maggiori esponenti di Ordine Nuovo. Il pm Cardella durante la conferenza stampa ha sottolineato: "Li abbiamo fermati in tempo. Stavano per usare le armi ma i carabinieri di Pescara sono riusciti a sequestrare in tempo un vero e proprio arsenale". Gli arrestati e gli indagati sono delle province di Chieti, Pescara, L'Aquila, Teramo, Padova, Milano, Como, Varese, Lodi, Pavia, Roma, Rieti, Ferrara, La Spezia, Gorizia, Ascoli Piceno, Napoli, Sassari, Modena, Udine e Torino. Secondo l'accusa erano pronti a organizzare attentati contro prefetture, questure, uffici Equitalia e in un secondo momento partecipare alle elezioni politiche con un proprio partito. Pianificavano anche azioni cruente in luoghi di ritrovo di cittadini extracomunitari.

LE ARMI E L'OMICIDIO PROGRAMMATO

Secondo il pm Picardi, gli indagati volevano entrare in politica partendo dai piccoli centri, intercettando soprattutto il malcontento popolare. E le armi: "Cercavano le armi recuperandone alcune sotterrate dopo l'ultima guerra mondiale, altre acquistandone in Slovenia tramite contatti locali o approvvigionandosi con una rapina, già pianificata, ai danni di un collezionista di armi". Inoltre l'indagine ha anche accertato che era in progetto l'assassinio del noto ordinovista Marco Affatigato, ritenuto  "infame" poichè asseritamente legato ai servizi segreti.

IL COLLEZIONISTA NEL MIRINO

Sono intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali a smascherare la presunta banda che, tra le altre cose, ha bisogno di soldi per autofinanziarsi. Per questo, secondo quanto ermerge proprio dalle intercettazioni,  progettano una grossa rapina a ridosso del Natale da mettere a segno tra Pescara e Montesilvano. Ma hanno bisogno di armi e per procurarsele individuano un grosso collezionista pescarese da andare a derubare. Si tratta di in noto architetto pescarese che nel suo appartamento in centro, a Pescara, custodisce 21 fucili da caccia e una pistola. Tutte armi nuovissime e tenute con la massima cura. Il colpo, che quasi certamente sarebbe sfociato in rapina considerando che in casa c'è sempre l'anziana madre del professionista, sarebbe dovuto avvenire nella prima settimana di dicembre, ma il 3 dicembre le armi se le vanno  prendere i carabinieri del comando provinciale di Pescara coordinati dal colonnello Paolo Piccinelli. Il pretesto è un controllo a campione su tutto il territorio provinciale sui detentori di armi, per verificarne licenze e modalità di custodia. Tra i primi ad essere controllato è ovviamente l'architetto pescarese che ha tutto in regola, ma non ha l'armadietto blindato dove riporre le armi. Ed è per questo che le armi gli vengono sequestrate e di fatto sottratte alla banda. La notizia si diffonde presto tra il gruppo che progettava il furto e che, come emerge dalle intercettazioni, viene a sapere del sequestro dei carabinieri e, pur mostrando una certa delusione, si ripromette di andare a rubare quelle stesse armi quando l'architetto si doterà dell'armadietto e riavrà tutto il suo arsenale.

PROPAGANDA FACEBOOK

Al vertice del gruppo «Avanguardia ordinovista» che si rifaceva a Ordine Nuovo gli inquirenti collocano Stefano Manni, 48 anni, residente a Montesilvano (Pescara) che è accusato di aver «utilizzato il web, ed in particolare Facebook, «come strumento di propaganda eversiva, incitamento all'odio razziale e proselitismo». Manni aveva anche progettato la costituzione della «Scuola Politica Triskele», legata alla creazione del «Centro Studi Progetto Olimpo», per organizzare incontri politico-culturali in varie località italiane, nonchè i cosiddetti «campi hobbit», come accadeva a cavallo tra gli anni '70 e '80. Avanguardia ordinovista intratteneva contatti con altri gruppi di estrema destra con cui, secondo i militari del Ros, intendeva« unirsi nel processo di destabilizzazione e lotta politica» quali i «Nazionalisti Friulani», il «Movimento Uomo Nuovo» e la «Confederatio ».

LA STRAGE DI BOLOGNA: "UN'OPERA D'ARTE"

C'è da rabbrividire nell'ascoltare le intercettazioni dei dialoghi tra i membru dell'organizzazione eversiva 'nera' sgominata dai carabinieri del Ros e dalla Procura dell'Aquila. L'idea era quella di colpire obiettivi come banche, Questure, Prefetture e uffici di Equitalia "con la gente dentro" e non a mesi di distanza, ma "contemporaneamente a Pescara e a Milano", in modo che l'effetto sull'opinione pubblica fosse più devastante. Ancora più sconcertante il riferimento alla strage di Bologna, che in quest'ottica non è un esempio da imitare, ma che viene comunque definita "un'opera d'arte, anche se non attribuibile a noi".

L'ORDINANZA

 

Abruzzo_Misura I Parte

 

 

 

Abruzzo_Misura II Parte

 

ALESSANDRINI: GUARDIA ALTA CONTRO OGNI FORMA DI TERRORISMO

«La prima cosa che mi ha colpito nel leggere degli ordini di cattura firmati dalla magistratura aquilana, il fatto che ritorni un'eco degli anni '70 che pareva lontana e sepolta da tempo». Lo afferma in una nota Marco Alessandrini, sindaco di Pescara e figlio del giudice Emilio, ucciso da un gruppo di fuoco di Prima Linea a Milano, nel 1979, in merito all'operazione dei Ros che ha stroncato un'organizzazione terroristica ed eversiva neofascista. «Il richiamo al movimento neofascista Ordine Nuovo, che progettava azioni di terrorismo per colpire obiettivi istituzionali - dice Alessandrini - evoca la notte della Repubblica per dirla con Sergio Zavoli, ossia l'era più buia dell'Italia Repubblicana. Il nostro paese ha già conosciuto una scia di sangue legata al terribile concetto della destabilizzazione dell'ordine costituzionale e ieri come oggi le istituzioni devono fare fronte comune, compatto e coeso, per arginare ogni forma di violenza che non può costituire mai una risposta ai problemi della società». «Esprimo grato apprezzamento - conclude Alessandrini - nei confronti della magistratura e nelle forze dell'ordine per la meritoria iniziativa intrapresa e per la guardia alta che va tenuta nei confronti di ogni possibile forma di terrorismo».