Detenuto si uccide nel supercarcere

Il giovane stava per finire la pena, due inchieste per fare chiarezza

SULMONA. Si è ucciso nel bagno di una cella del supercarcere di via Lamaccio, legando il lenzuolo alle sbarre. Una morte avvolta dal mistero se si pensa che a Tammaro Amato, 28 anni, mancava poco per saldare il suo conto con la giustizia.

Da qualche giorno il giovane era rientrato a Sulmona da Villa Literno (Caserta), dopo un permesso natalizio per andare a trovare la famiglia. In passato aveva avuto guai con la droga, era rimasto coinvolto in liti, non era stato puntuale nei ritorni in cella al termine dei permessi premio. Nei suoi confronti era stata adottata una misura di sicurezza che l’aveva portato nel reparto penale - sezione internati - del penitenziario di via Lamaccio. Qui, intorno alle 17.30 di ieri, è stato trovato senza vita. Tammaro Amato è stato soccorso dagli agenti che non l’hanno trovato in cella al momento dell’ispezione. Gli stessi agenti l’hanno portato nell’infermeria del carcere, in attesa dell’arrivo dell’ambulanza del 118. Inutili i tentativi di rianimare il detenuto.

Il giovane casertano ha legato un lenzuolo alla grata del bagno e si è lasciato cadere. Nella cella non c’erano altri detenuti. La morte è avvolta nel mistero per due ragioni: stando a quanto accertato dagli inquirenti, Amato avrebbe finito di scontare la misura di sicurezza a breve; inoltre, a Natale era tornato in famiglia, era sembrato sereno. Perché mettere in atto un simile gesto? Sono due le inchieste aperte per chiarire l’accaduto. La prima è stata aperta dalla procura della Repubblica di Sulmona ed è coordinata dal procuratore Federico De Siervo. Il magistrato ha disposto l’autopsia, che sarà eseguita oggi.

Sul posto, ieri pomeriggio, sono arrivati anche i poliziotti della Scientifica del commissariato. L’altra inchiesta è interna al carcere. Un istituto di pena più volte alla ribalta della cronaca per l’alto numero di suicidi (compresi quelli della direttrice Armida Miserere e del sindaco di Roccaraso Camillo Valentini) e troppo spesso al centro di polemiche e inchieste ministeriali. Polemiche che hanno riguardato anche l’alto numero di detenuti (oltre cinquecento, 120 dei quali con problemi psichici) e le carenze di organico della polizia penitenziaria.
(ha collaborato Claudio Lattanzio)