«Don Paolo? Mai visto: triste situazione»

L’arcivescovo Petrocchi sul sacerdote indagato per omicidio: «Manca da sei anni, serve un severo accertamento dei fatti»

L’AQUILA. Nessun provvedimento canonico verrà adottato nei confronti di don Paolo Piccoli prima che si arrivi a una sentenza. Questo il succo di un messaggio che l’arcivescovo Giuseppe Petrocchi ha diffuso in relazione alle vicende che vedono indagato – per omicidio volontario aggravato, movente una lettera di richiamo mandata a Piccoli dalla direzione del seminario di Trieste circa la scomparsa di arredi sacri – il sacerdote del clero aquilano. La vittima è monsignor Giuseppe Rocco, 92 anni, trovato morto strangolato il 25 aprile 2014 nella casa del clero di Trieste.

«PROFONDO DOLORE». «Con profondo dolore», scrive Petrocchi, «ho appreso la notizia che don Paolo Piccoli – incardinato nel Presbiterio di questa Arcidiocesi ma da 6 anni dimorante fuori dal territorio aquilano – è indagato con l’accusa di omicidio, a danno di un anziano sacerdote di Trieste. Non ho mai avuto modo di incontrare personalmente don Piccoli, che – con il permesso del mio Predecessore, monsignor Molinari – dal novembre 2010 ha lasciato questa Comunità ecclesiale, per riavvicinarsi al suo ambiente di provenienza (è di origini venete). Da quanto mi è stato riferito, tale decisione fu presa perché le drammatiche difficoltà post-sisma interferivano negativamente sulle sue già precarie condizioni di salute. Si pensò, di conseguenza, che don Paolo avrebbe potuto curarsi meglio vivendo in un ambiente più tranquillo e prossimo alla sua famiglia. Infatti già da tempo, proprio a causa di seri problemi di salute, era stato posto in stato di “Previdenza integrativa” (quiescenza), nel quadro dei Regolamenti Cei».

«È SOLO INDAGATO». «Insieme ai miei Collaboratori», prosegue il presule, «seguo con attenzione gli sviluppi della situazione e attendo con serenità le decisioni che gli Inquirenti riterranno opportuno prendere. Anche in questa triste situazione, ribadisco la mia salda e motivata fiducia nella Magistratura e nelle Forze dell’Ordine, auspicando che la verità emerga rapidamente e nella sua interezza. Inoltre, con tutto il cuore spero che don Paolo possa dimostrare la sua estraneità ai fatti delittuosi che gli vengono contestati. Da quanto mi risulta, al momento don Paolo Piccoli è solo indagato, perciò – come per ogni altro cittadino – se non viene emanata una sentenza di colpevolezza, è d’obbligo che gli venga mantenuta la “presunzione di innocenza”. Non si tratta di una concessione, ma di un obbligo etico, giuridicamente fondato. Anche il Codice di Diritto Canonico prevede la custodia della “buona fama” (cfr. can. 220). Pertanto, è sulla base delle decisioni che verranno prese dalla Magistratura che si decideranno eventuali misure in ambito ecclesiastico, nella salvaguardia della dignità della persona e nella rigorosa applicazione delle normative canoniche. Chiedo al Signore la grazia di un discernimento esigente e saggio, guidato dalla retta ragione e animato dalla carità. Dichiaro, con l’intera Chiesa Aquilana, la ferma volontà di dare ogni apporto perché venga fatta giustizia e sia tutelata fino in fondo la legalità. Tuttavia, proprio perché non manchi il rispetto dei fondamentali diritti di ogni uomo e di tutto l’uomo, mi prodigherò perché la Comunità, ecclesiale e civile, partecipi al severo accertamento dei fatti con coraggio e imparzialità, ma anche con obiettività e prudenza. Agli Inquirenti e ai Giudici, dunque, vanno accordate la leale collaborazione e la convinta stima per il prezioso servizio che rendono alla società. Occorre poi attendere con onestà e pazienza il risultato del loro lavoro, senza precederlo o sostituirlo con indebiti pronunciamenti e umilianti ostracismi, messi in atto da altre Soggettività. Anche in queste complesse circostanze, desidero che prevalga il principio dell’“unicuique suum”, cioè, l’autentica valutazione e la scelta proporzionata, per cui a ciascuno va dato ciò che gli spetta: a chi ha sbagliato l’equa punizione; a chi ha agito in modo virtuoso la ricompensa che ha meritato. Ringrazio di cuore Coloro che, attraverso la loro attività giornalistica, contribuiscono a offrire un’informazione puntuale e corretta, perché la Comunità Aquilana possa conoscere le cose come stanno e, sapendo la verità, sia capace di promuovere efficacemente il bene comune, che è bene di tutti e di ciascuno. A ogni fedele, specie in occasione della “Perdonanza”, che si svolge durante il Giubileo della Misericordia, assicuro e chiedo una costante preghiera».

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