E il broker De Deo disse: all’Aquila niente è pulito

Nuovi particolari dalle intercettazioni col più giovane degli imprenditori Polisini Poi la lite per la fattura non pagata: «Dico tutti gli imbrogli e lo mando in galera»

L’AQUILA. «All’Aquila non c’è niente di pulito». Così il brokerFrancesco Maria De Deo – ingegnere e rampollo di una famiglia bene di Chieti – traccia un quadro poco edificante della città dove ha studiato, nella prestigiosa facoltà che ha sede a Monteluco di Roio, e dove nel post-terremoto non ha fatto fatica a riannodare vecchi fili. Si tratta, insomma, di un’antica conoscenza della piazza aquilana, dove frequenta anche alcuni noti professionisti. È proprio lui, per l’accusa, a preparare lo sbarco in città per le imprese che fanno capo a Maurizio e Andrea Polisini, originari di Montorio al Vomano e particolarmente attivi attraverso le aziende Edilcostruzioni group e Tecno appalti srl.

«NIENTE DI PULITO». Il consulente rischia il processo per millantato credito e reati tributari, avendo emesso fatture per operazioni inesistenti. Formalmente “servizi di ingegneria”, dei quali gli investigatori (i carabinieri del Nucleo operativo ecologico) non hanno trovato alcuna traccia. Il nome di De Deo figura in più punti dell’ordinanza di custodia cautelare del giudice Giuseppe Romano Gargarella che il 24 luglio 2015 ha disposto gli arresti domiciliari a carico di Pierluigi Tancredi, Mauro Pellegrini, Giancarlo Di Persio, Andrea e Maurizio Polisini. Un’indagine, coordinata dal sostituto procuratore della Repubblica Antonietta Picardi, che vede indagate complessivamente, a vario titolo, 19 persone. De Deo, parlando con il più giovane dei Polisini, afferma che «all’Aquila di pulito non c’è niente». Il suo interlocutore, in un altro passaggio dell’ordinanza, gli risponde così: «Basta con L’Aquila, io mi sono rotto il cazzo perché non voglio andare in galera, quindi basta con L’Aquila».

«PUTTANE COMMERCIALI». In un’altra conversazione tra mediatore e imprenditore di riferimento, De Deo afferma: «E tu su questo devo dire che...così come ti sei zappettato L’Aquila nei momenti buoni e hai creato un nome alla tua azienda che adesso va da sé, cioè non hai più bisogno paradossalmente di quegli schiavi...di quelle puttane commerciali che girano...sì, vabbè, c’hai la segnalazione però...cioè non dipendi totalmente da loro, capito? Come due anni fa, come tre anni fa, perché mo’, tutto sommato, la gente ti conosce». I due fanno lunghe chiacchierate su come si siano sviluppati i contatti degli imprenditori teramani all’Aquila «e», si legge nell’ordinanza, «sulle modalità in cui sono stati creati tramite denaro». Ecco un altro passaggio di una telefonata intercettata. A parlare è sempre De Deo: «E quindi probabilmente sei stato bravo tu, che hai saputo cacciare da quei pezzi di merda aquilani quello che dovevi saper cacciare. Sei stato lì cinque giorni a settimana con tanto di pelo sullo stomaco, con tanta umiltà, con tanti investimenti, con tanta pazienza hai sentito cazzate, hai...pagato consulenze, progettisti, hai pagato, hai fatto, hai sentito, hai coltivato, hai scremato, però hai raccolto quello che volevi raccogliere».

«LI MANDO IN GALERA». Infine, di fronte a una fattura da 15mila euro non pagata dall’imprenditore, De Deo sbotta: «Ora lo mando in galera, vado a testimoniare tutti gli imbrogli che ha fatto all’Aquila».

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