E il sindacato torna ad attaccare il Ministero

Di Cesare (Gilda): «La gran parte dei nominati della Provincia dell’Aquila è finita al nord»

La fase B si è conclusa, l’ora "X" delle assegnazioni dei 1.925 abruzzesi che fanno parte delle graduatorie a esaurimento è scattata ormai da due giorni. E ora c’è chi esulta (pochi) e soprattutto chi si lecca le ferite di questa roulette russa che ha mietuto qualche vittima. Dal punto di vista dei docenti, la “vittima” è chi si è visto assegnare un posto a tempo indeterminato lontanissimo da casa, dal luogo in cui ha insegnato per anni e, magari, ha anche “messo su famiglia”.

La fase B è quella che, per coprire 16mila posti rimasti vacanti dalle prime due fasi del piano straordinario di assunzioni della Buona scuola, colloca i precari che hanno fatto domanda – quasi 72mila in Italia – in una qualsiasi provincia del Paese. Insomma, dove c’è un posto da coprire. Se si hanno supplenze (assegnate dal Provveditorato nei mesi scorsi) c’è tempo fino a luglio 2016 per decidere, ma gli altri hanno tempo fino all’11 settembre per accettare. In caso contrario, si viene automaticamente esclusi dalle graduatorie. «Tutti quelli della provincia dell’Aquila nominati dal ministero che io conosco, una cinquantina in tutto, sono stati presi al nord per il sostegno nella primaria, nelle medie e nelle superiori», spiega il segretario della Gilda L’Aquila, Claudio Di Cesare, «tutti con sedi lontane, da Asti a Pistoia, Vicenza, Milano. Poi c’è il caso singolare di un’insegnante di musica (tromba) finita a Trapani». Di Cesare contesta anche i dati forniti dal ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, quando parla di 38mila assunti e 7mila precari. «Numeri impossibili», dice, «perché il ministero ha sommato quelli entrati nella fase locale (28mila) con quelli della fase nazionale (B), per cui emerge una percentuale relativa di chi ha accettato una cattedra fuori provincia». «In realtà», prosegue Di Cesare, «la fase nazionale appena conclusa ha visto il 95% dei docenti essere chiamati fuori provincia in quanto sono state date cattedre soltanto in regioni del centro nord, dove le graduatorie erano vuote e dunque le cattedre sono state riempite da docenti residenti nel centro sud». In Abruzzo, in pratica, tutti coloro che sono stati nominati della fase B dovranno andare fuori regione, al centro nord, dove c’è più scarsezza di candidati (si tratta dei candidati nella fascia alta della graduatoria). Di Cesare attacca il sistema adottato dal ministero: «È stato realizzato senza alcuna trasparenza, visto che sono state assegnate queste cattedre ma senza rivelare le graduatorie in base alle quali si è proceduto con le assegnazioni» spiega il sindacalista «per cui se una persona che non è stata “pescata” e voleva essere presa volesse fare ricorso, non potrebbe farlo, per fare un esempio. Non conosciamo, inoltre, nemmeno qual è il meccanismo alla base dell’algoritmo adottato dal grande cervellone ministeriale: un meccanismo che avremmo dovuto conoscere prima dell’avvio della fase B».

Marianna Gianforte

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