Eleonora viva dopo 42 ore: «Sono nata due volte»

La studentessa riminese estratta dalla casa di via Poggio Santa Maria (19 vittime) racconta la sua storia in tv: incastrata al buio tra le macerie pensavo di non farcela

L’AQUILA. «Quel giorno è come se fossi nata una seconda volta».

Così Eleonora Calesini, oggi 28enne, ha raccontato la sua storia di sopravvissuta al terremoto nel corso della trasmissione di Raiuno “Storie vere”. Intervistata da Eleonora Daniele, la ragazza riminese – che all’epoca del terremoto aveva 21 anni e che oggi ha completato il percorso universitario – ha ripercorso, a sette anni dal terremoto, il suo calvario sotto le macerie di una casa di via Poggio Santa Maria, terminato con una rinascita che sa di miracolo. «Mi hanno estratto dopo due giorni dalla forte scossa», ha detto la giovane. «Tuttavia ero ancora in pericolo di vita in quanto avevo una grave sindrome di schiacciamento perché sono rimasta completamente bloccata, incastrata tra i blocchi di cemento. Quando ero lì sotto», ha proseguito la ragazza, «aspettavo qualcuno che potesse salvarmi, però il tempo passava e non potevo né sentire né vedere nulla. C’era buio e avevo tantissima paura. Il tempo passava, sì, ma quando sei lì sotto il tempo non passa mai: due ore o sei ore? Tu non lo sai, non ti rendi conto. Scatta l’istinto di sopravvivenza. Soffrivo, aspettavo, ma non ne potevo più: ho pregato tanto, sono credente e non ho smesso mai di pensare alla famiglia e agli amici. Quando ho sentito muoversi qualcosa, ho urlato con tutte le mie forze. Ma non era ancora finita. I soccorritori avevano paura che mi crollassero addosso altre macerie. Io sentivo delle vibrazioni, ma ero bloccata. Poi mi sono accorta che c’era qualcuno che stava scavando vicino a me. Quando ho visto la luce è stato bellissimo: mai provata una sensazione così. Ero felicissima, nonostante fossi stata male. Per me è stata come una seconda nascita, la mia vita, dopo quest’esperienza, è cambiata completamente. A quell’età ti senti forte, invincibile, adesso apprezzo ogni cosa della vita».

Eleonora, che ha intenzione di scrivere un libro, ha concluso l’intervista dicendo che quello che le è accaduto «è una ferita che non si rimarginerà mai». Il padre Luigi ha raccontato l’attesa davanti a quel cumulo di macerie. «Avevamo poche speranze, dopo che hanno estratto, da quel palazzo, 19 persone senza vita. Siamo credenti: abbiamo sperato sempre. Quando l’hanno salvata ho pensato che era stato un miracolo. Poi non è finita lì, in quanto mia figlia è stata parecchio tempo in rianimazione e in pericolo di vita. Ora, per fortuna, tutto è passato». La ragazza fu ricoverata all’ospedale di Teramo. Il medico Emilio Rosa che l’ha avuta in cura partecipò, nel 2009, a una cerimonia a Mondaino, dove risiede la ragazza. Un encomio fu conferito agli agenti di polizia provinciale Antonio Del Boccio, Germano Di Cesare e Valerio Girolami, artefici del salvataggio insieme ai vigili del fuoco, tra i quali il triestino Claudio Antoniutti.(e.n.)

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