Ezio Stati: "Hanno volutocolpire una famiglia innocente"

L'ex politico Dc dice la sua, in un memoriale che farà discutere, sull'inchiesta sulla presunta corruzione nella ricostruzione post sisma in cui è coinvolta

AVEZZANO. Racconta la sua esperienza con la prima puntata di un memoriale, destinato a far discutere, che rivela aspetti inediti della vicenda giudiziaria che ha travolto la sua famiglia. Ezio Stati, ex tesoriere della Dc e padre dell'ex assessore Daniela, indagato per corruzione, in cella per 15 giorni e per altrettanti ai domiciliari, rompe il silenzio.

IL MEMORIALE. «Non avendo più l'età di aspettare il rito dei processi, visto che ora gli stessi sono diventati mediatici», esordisce Stati, «vorrei raccontarvi una piccola parte della vicenda giudiziaria che mi vede coinvolto, senza entrare nei tecnicismi che lascio agli avvocati (Antonio Milo e Alfredo Iacone ndr). Mi è sembrato di essere sul un set televisivo misto fra il «Grande Fratello» e «Scherzi a Parte». Mi ero alzato presto quel lunedì 2 agosto e mia moglie non voleva perdere quel pullman organizzato da tempo per Assisi che aspettava e desiderava da settimane. Quindi partenza alle ore 5 del mattino e, per non sbagliare, ognuno mette la propria sveglia; se non funziona l'una, funziona l'altra! Conclusione: alle 4 tutti e due in piedi. Lei alle 5 parte e io non torno a letto. Verso le 6 avverto dalla strada una sequenza cadenzata di portiere d'auto che si chiudeva in prossimità della mia abitazione. Suona il campanello. Polizia! Apro, e tre o 4 poliziotti in borghese, quasi rigettandomi dentro casa, si qualificano: "Questura di Pescara, Squadra mobile criminalità organizzata, dobbiamo effettuare una perquisizione, chiami il suo avvocato". La mia risposta fu, non avendo niente da preoccuparmi: "Non c'è bisogno di chiamare l'avvocato, posso farne a meno".

IL TELEVISORE GROSSO GROSSO. «Dopo qualche istante si materializza anche il dottor Zupo e non ricordo se lui o altro mi chiesero dove fosse collegato il televisore... Grosso, Grosso. Gli feci notare quelli che avevo, ma nessuno di questi rispondeva alle caratteristiche di quello che cercavano. Frastornato, cercavo di capire qualcosa. Intanto gli uomini della polizia aumentavano e dentro di me dicevo: "Ma tutta questa gente per un televisore Grosso Grosso, che se ci fosse lo vedrebbe anche un cieco". Da lì iniziarono una perquisizione meticolosa, non solo nella mia abitazione ma in tutte le pertinenze compreso il grottino, magazzino, garage, la mia auto e quella di mia moglie; ed infine negli uffici di Daniela Stati in piazza della Repubblica in Avezzano portando via computer e qualsiasi altro elemento cartaceo che per loro potesse avere un senso. Ma non erano venuti per un televisore Grosso Grosso!».

L'INCUBO. «Intanto», continua Stati, «erano arrivati gli avvocati Milo e Iacone. Firmai i verbali di perquisizione e mi comunicarono che ero agli arresti, fra lo stupore, l'angoscia, il non volerne prendere atto ma tant'è, così recitava il mandato di cattura firmato dal gip. Quindi partenza verso L'Aquila, solita routine - impronte e foto - e con l'ordine di custodia cautelare tra le mani, carcere "Le Costarelle" L'Aquila, cella numero 1. In quei momenti la mente ti si affolla di pensieri, di tanti perché. La famiglia, gli amici, la gente, mia figlia e mio genero (perché subito dopo appresi dagli avvocati che la stessa cosa stava avvenendo a casa di Daniela) e dentro mi me pensavo: "E tutto per un televisore Grosso Grosso". Però hanno fissato l'interrogatorio di garanzia per il giorno seguente: un errore, un fraintendimento, domani chiarirò e tutto mi sembrerà uno scherzo. Passate le prime ore di panico, iniziai a leggere l'ordinanza di custodia cautelare e a rendermi conto di cosa si trattasse. I reati a me contestati erano tutti incentrati su intercettazioni telefoniche, e da quelle poche frasi cercavo di ricordare quello che potevo, ma da quello che ricordavo era tutto incentrato su un colloquio con Angeloni (Enzo, arrestato per lo stesso reato ndr) nello studio di Daniela Stati, ma di fatto a disposizione di tutto il gruppo degli amici quale riferimento per attività politiche. Con Angeloni, con il quale mi lega una conoscenza ventennale, non ho mai avuto nessun legame d'affari, né tantomeno con Sabatino Stornelli e il rapporto con i due riguardava esclusivamente qulla nascente compagine sportiva, sganciata da qualsiasi iniziativa riguardante il ruolo e le funzioni di Daniela Stati. Quei colloqui riportati dettagliatamente su tutti i giornali me li ricordavo benissimo, si parlava di partecipazioni, compensi, realizzazioni di impianti sportivi ecc.. e regalie proposte da Enzo Angeloni e tutte riguardanti prospettive, iniziative, della Valle del Giovenco. A tal proposito è opportuno ricordare la telefonata tra Vincenzo Angeloni e Ezio Stati».

L'INTERCETTAZIONE. Ecco il colloquio sull'ormai famoso televisore.
Enoz: Siccome mi sto' a comprà un televisore ne volevo comprare due, te lo faccio montare a casa?
Ezio: Eh, per me è sempre un piacere
Enzo: È grosso. uno grosso!
Ezio: e io sto sempre quà ad aspettare come un pappagallo!!!
Enzo: A casa.., io lo do al papà dell'assessore.
Ezio: Sì sì, tu non mi rompere sempre le scatole con quella.

«È chiaro», sottolinea Ezio Stati, «che non doveva disturbare mia figlia per quel tipo di argomentazioni».

LA «SOLA».
Ecco cosa cercavano quella mattina, dissi fra me e me. Rispondendo alla contestazione mi fu facile chiarire che, se pur da me non richiesto, non mi era mai arrivato ovvero Angeloni mi aveva rifilato una "sola" (imbroglio ndr). Una "sola" Grossa Grossa e lì mi sorse un altro dubbio: ero stato arrestato per evitare l'inquinamento delle prove? Perché io e Angeloni in carcere, il compagno di Daniela (Marco Buzzelli ndr) ai domiciliari e Sabatino Stornelli solo con la limitazione di non lasciare il comune di Roma? Comune dove risiedono tutte le società coinvolte in questa inchiesta? Mistero. Poi mi sono dato una ragione filosofica: forse perché era caldo.. meglio stare al fresco! Le indagini non sono ancora concluse e non posso per il momento dare tutte le spiegazione pubblicate dalla stampa. Quello che ho raccontato con leggerezza è solo lo spezzone di una vicenda drammatica con ruoli e protagonisti che si accavallano su scene diverse».

«Hanno voluto colpire un'intera famiglia», conclude Ezio Stati, «una famiglia rimasta sola, senza la solidarietà, neanche quella pelosa di quel partito garantista nel quale milita. Solidarietà mancata dal partito ma non da tanti amici ed elettori. Resta la certezza che nella distinzione dei ruoli nessuno di noi ha commesso alcun reato. Seguiranno altre puntate».

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